Usa e Cina riprendono i colloqui sul commercio: intesa sempre più vicina

Si riparte: Cina e Stati Uniti hanno ripreso il 7 gennaio, a Pechino, i colloqui sul negoziato commerciale all’indomani del G20 di Buenos Aires dopo la pausa, decisa congiuntamente, il 1° dicembre scorso. Una delegazione americana, guidata dal vice rappresentante sul Commercio Jeffrey D. Gerrish e comprendente funzionari dei ministeri dell’Agricoltura, Energia e Tesoro, è atterrata da qualche ora in Cina dove rimarrà fino a domani. A vedersi per ora non saranno Donald Trump e Xi Jinping, ma funzionari di un gradino appena più in basso nella scala gerarchica politica. Tuttavia – secondo alcuni analisti – questo sarebbe il segnale di un’intesa.

Il riequilibrio dell’interscambio commerciale, le tensioni sul trasferimento forzato delle tecnologie e l’accesso ai mercati saranno presumibilmente i temi che saranno trattati assieme al gas, i prodotti agricoli, gli eserciti e la finanza. Al di là di questo però l’obiettivo reale del presidente americano rimane sempre il solito: difendere il primato tecnologico statunitense dall’attacco di Pechino. Il leader cinese è disposto in questo senso a delle aperture, a patto di poterle presentare ai cittadini come decisioni autonome e di non compromettere la sua strategia di sviluppo di lungo periodo.

Intanto in Cina i dazi sulle auto americane sono stati riportati ai livelli pre-escalation e sono ripresi gli acquisti di soia made in Usa. Inoltre è stata presentata una nuova versione della legge sugli investimenti esteri che vieterebbe l’obbligo per le imprese straniere di trasferire la propria tecnologia a Pechino.

Alla vigilia dei colloqui, sia Trump sia Xi hanno lanciato segnali positivi apprezzati anche dai mercati azionari: il tycoon ha parlato di «grandi progressi» finora e della volontà di Pechino di raggiungere un accordo, mentre Xi ha menzionato la «collaborazione» tra i due Paesi come l’unica opzione possibile.

 

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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