Via libera al Reaarm Plan, il piano di riarmo europeo. È successo il 6 marzo. I 27 Paesi hanno accetto il piano comune proposto dalla presidente della Commissione Europa Ursula von der Leyen. «L’Europa affronta un pericolo chiaro, dobbiamo essere in grado di proteggerci», ha detto la leader della Commissione. In ballo ci sono 800 miliardi di euro. Si prospettano investimenti per i prossimi quattro anni, compreso anche un allentamento su debito e deficit per i vari Paesi. L’obiettivo è quello di consentire agli Stati europei di spendere maggiormente sulla difesa. La situazione sembra chiara e, per la prima volta da mesi, l’Europa risponde unita alle minacce internazionali.
Reaarm Plan in cosa contiste?
A seguito del vertice la Commissione presenterà due proposte legislative. Il tempo è fondamentale. Se queste proposte verranno coordinate nei prossimi giorni sarà possibile parlarne già nel summit del 20 e 21 marzo. Si tratta di un passo in avanti importante, soprattutto se si considera che anche il leader ungherese Viktor Orban ha votato a favore del riarmo comune.
800 miliardi di investimenti. Questa la proposta. Ma è stata la Germania a tirare le fila. Infatti, l’ex cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto di valutare l’ipotesi di intervento sul Patto di Stabilità. Nel caso in cui questa clausola venisse accettata, non verrebbe attivata solo la salvaguardia nazionale che, comunque, sarebbe automatica. Con l’attivazione di entrambe le clausole i Paesi UE potrebbero spendere fino all’1,5% del PIL in riarmo.
Meloni e il Patto di Stabilità
Sulla proposta di Scholz è intervenuta la premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio si è detta favorevole all’intervento sul Patto di Stabilità, è invece più scettica su altre questioni. «Per un Paese come l’Italia ci sono dei rischi», ha detto Meloni. La premier fa riferimento al debito di ogni Pese europeo, aspetto sul quale l’Italia parte svantaggiata.
Per questo motivo, nonostante il voto positivo al piano di riarmo, Meloni ha comunque paventato una proposta. Ha chiesto alla UE di mettere una garanzia, in modo che le banche possano utilizzarla per investimenti nel settore della difesa. In questo modo il debito pubblico non verrebbe toccato. Sarà poi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a mettere la proposta nero su bianco e a farla valutare alla Commissione.
Un altro aspetto su cui Meloni ha parlato chiaro è il patto di stabilità che, secondo la premier, non deve assolutamente essere toccato. In sostanza, il Governo non vuole utilizzare i fondi di coesione per il riarmo che devono rimanere vincolati.
La questione Ucraina
Tutti d’accordo sul piano per il riarmo, mentre la questione Kiev ha visto il dissenso di Orban. Ecco perché si parla di 26 e non di 27, visto che l’Ungheria si è sfilata. Il leader ungherese ha deciso di rimanere fedele alle visioni di Putin e Trump. Ma questo non ha fermato tutti gli altri Paesi che hanno partecipato al Consiglio straordinario.
L’incontro tra Trump, Vance e Zelensky ha sicuramente influito. I 26 hanno escluso l’Ungheria e sono andati avanti compatti ribadendo il sostegno completo all’Ucraina. All’inizio del summit è intervenuto il presidente Zelensky, ringraziando l’Europa per il sostegno profuso. Inizialmente anche il premier slovacco Fico non era d’accordo rispetto ai discorsi sull’Ucraina ma, alla fine, si è allineato con la maggioranza.