Donbass: bombe sulla periferia di Doneck. Nessun dialogo tra Kiev e Mosca

Donbass

L’esercito ucraino ha aperto il fuoco sulla periferia occidentale di Doneck, nel Donbass. A riferirlo è Alexei Kulemzin, sindaco della città della Repubblica Popolare di Doneck, attraverso l’agenzia russa Interfax. Kulemzin ha dichiarato che, intorno alle ore 12:05 del 12 aprile, veicoli da combattimento di fanteria, dotati di lanciagranate anticarro, hanno attaccato l’insediamento urbano di Oleksandrivka, nella regione industriale del bacino di Doneck, violando così il cessate il fuoco.

Nessun colloquio tra Putin e Zelens’kyj

Ad alimentare ulteriormente la tensione nella regione è un report dell’OCSE del 12 aprile, nel quale è stato denunciato il movimento di nuovi carichi di armamenti pesanti verso le città a ridosso del fronte da parte dei partner ucraini. Sarebbero stati avvistati un grande numero di pezzi d’artiglieria, in zone proibite dagli accordi.

Kiev, da parte sua, ha commentato le sue mosse definendole risposte dovute alle continue offensive dei separatisti, che avrebbero portato all’uccisione di un altro militare. Inoltre, la portavoce del Presidente Volodymyr Zelens’kyj ha dichiarato che il leader ucraino avrebbe cercato di contattare telefonicamente il Presidente russo Vladimir Putin, senza ricevere però alcuna risposta. La versione ucraina è stata smentita dalle fonti ufficiali del Cremlino, che negano di aver ricevuto dalle autorità di Kiev qualunque richiesta di colloquio.

Mosca dura contro Usa, l’UE sta con Blinken

«Ci vengono poste domande su cosa fa la Federazione Russa al confine con l’Ucraina. La risposta è molto semplice: viviamo lì, questo è il nostro paese. Ma cosa fanno gli Stati Uniti con le loro navi, organizzando in continuazione varie attività con la collaborazione della NATO in Ucraina, a migliaia di chilometri dal proprio territorio, questa domanda rimane senza risposta». A dichiararlo è stato Sergej Lavrov, Ministro degli Esteri russo. Una risposta dura alle dichiarazioni rilasciate nelle ore precedenti da Antony Blinken.
Il Segretario di Stato americano, in un’intervista a Nbc dell’11 aprile, esprimendo preoccupazione per la presenza delle truppe russe al confine con l’Ucraina, aveva detto: «Se la Russia agisce in maniera sconsiderata o aggressiva ci saranno dei costi, ci saranno delle conseguenze».

Una botta e risposta molto duro tra le parti, che ha coinvolto anche l’Unione Europea. L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha etichettato le azioni russe delle ultime ore come provocazioni atte ad accrescere la tensione nella regione. Una linea politica, quella dell’UE, concertata con la NATO, come ribadito dalle parole del segretario generale Jens Stoltenberg: «La NATO continua a fornire pieno sostegno politico e pratico all’Ucraina».

La situazione, per quanto drammatica, è in grado di descrivere in modo chiaro due schieramenti contrapposti, pronti a difendere le loro posizioni strategiche, identificando in modo esplicito come «nemici» i soggetti al di là della barricata. Gli interessi in campo sono molti e hanno una importanza geopolitica ed economica rilevante. L’Ucraina è una polveriera.

Francesco Lo Torto

Giornalista praticante fiorentino trapiantato a Milano. Leggo, ascolto, parlo e scrivo di politica e geopolitica. Da quando è arrivata l'adolescenza scrivo e compongo musica, da prima ancora mi emoziono con lo sport. Laureato in Editoria e Comunicazione all'Università degli Studi di Milano.

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