Goma, la più grande città orientale della Repubblica democratica del Congo, si è svegliata tra gli spari dopo che ribelli della milizia ruandese M23 ne hanno rivendicato il controllo. Il governo del Paese ha definito l’avanzata del gruppo «una dichiarazione di guerra da parte del Ruanda», mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede si metta fine all’offensiva.
L’occupazione di Goma
I miliziani nei giorni scorsi avevano presentato un ultimatum all’esercito della RdC chiedendo la resa e la consegna delle armi. Goma, il capoluogo della provincia congolese del Nord Kivu, è solo l’ultima conquista di un’avanzata che prosegue da giorni e che ha visto i ribelli prendere il controllo di territori chiave del Paese. Sullo sfondo da anni c’è lo spettro di un possibile allargamento del conflitto in una guerra tra Kigali e Kinshasa. Il governo congolese accusa infatti il Ruanda di finanziare i miliziani della M23 per sfruttare le ingenti risorse della miniere congolesi controllate dai ribelli. Il presidente ruandese Paul Kagame ha sempre negato il coinvolgimento del governo, ma la sua posizione appare sempre più ambigua.
L’occupazione di Goma non è cosa nuova. Nel 2012 l’M23 aveva già preso il controllo della città ma i ribelli erano poi stati sconfitti ed erano rimasti inattivi per quasi un decennio. A determinare il declino dell’M23 le pressioni internazionali su un Paese, il Ruanda, allora strettamente dipendente dagli aiuti e dai fondi esteri. Questa volta, invece, il controllo della milizia sulla città sembra più solido.
In una riunione di emergenza delle Nazioni Unite, tenutasi domenica 26 gennaio, gli stati membri hanno condannato le azioni della milizia, senza però, per adesso, prevedere sanzioni per il Ruanda. Bintou Keita, a capo della missione di pace dell’Onu in Congo, ha denunciato la morte di tre peacekeepers durante le operazioni di difesa di Goma. «Siamo in trappola», ha aggiunto la diplomatica che ha inoltre denunciato la chiusura da parte dei ribelli dello spazio aereo sopra la città. Il Presidente della RdC Felix Tshisekedi e il Presidente ruandese Paul Kagame dovrebbero incontrarsi in un vertice nei prossimi giorni.
Una crisi umanitaria
Tra i suoi due milioni di abitanti, Goma conta decine di migliaia di sfollati costretti a fuggire dalle loro case per evitare le violenze dei ribelli. Le Nazioni Unite riferiscono che l’attuale situazione avrebbe generato il «panico di massa» nella popolazione, con i campi alla periferia della città, occupati fino ai giorni scorsi da oltre 300.000 persone, ora completamente abbandonati.
Con l’avanzata dei miliziani la crisi umanitaria nella regione è peggiorata ulteriormente. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 400.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case dall’inizio dell’anno. In totale gli sfollati del conflitto nella regione sarebbero oltre 4,6 milioni di persone.
I miliziani infatti, una volta ottenuto il controllo dei territori, sfruttano i civili come veri e propri schiavi nelle miniere e nella costruzione delle infrastrutture necessarie per l’esportazione dei minerali, perpetrando anche esecuzioni sommarie, massacri e stupri per terrorizzare la popolazione.
Hundreds of thousands of people are fleeing intensifying hostilities in eastern Democratic Republic of the Congo.
The situation is rapidly deteriorating, with fighting disrupting critical humanitarian aid.@WFP is urgently calling for safe, unimpeded access to save lives.
— United Nations (@UN) January 27, 2025
La guerra felle risorse
Una guerra per le risorse, quindi, che va avanti da decenni soprattutto nel territorio del Nord e Sud Kivu, una delle regioni più ricche di miniere. Il Congo è infatti da anni al centro dell’interesse delle multinazionali di tutto il mondo in quanto ospita la più grande riserva mondiale di cobalto e la settima di rame. E quindi è, di conseguenza, conteso da diversi gruppi armati che mirano ad appropriarsi delle risorse.
Ad esempio, il 70% del coltan globale, ovvero una miscela dei minerali columbite e tantalite utilizzati per i chip di computer e smartphone, viene estratto dalle miniere della RdC. Proprio i dati dell’export delle risorse sarebbero la prova dell’effettivo contrabbando dei gruppi ruandesi. Il Congo nel 2021 ha infatti esportato all’incirca 1.918 tonnellate di coltan. Meno delle 2000 vendute dal vicino Ruanda, territorio però dotato di pochissime miniere.
In 25 anni di conflitti per il predominio del territorio – secondo un rapporto delle Nazioni Unite – si sono scontrati più di 100 gruppi armati. Tra i gruppi ribelli più violenti si annovera l’ADF (Allied Democratic Forces), classificata dall’Uganda come organizzazione terroristica. A seguire, il CODECO, un collettivo legato all’etnia Lendu attivo dal 2013. L”M23 è attualmente la milizia più operativa nella regione.