Incertezza per il mondo politico canadese. Il 6 gennaio il primo ministro liberale Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni, in seguito alle pressioni del suo stesso partito. Il premier lascerà la guida del governo dopo un decennio, ma non prima che i liberali trovino il successore.
La fine di un’era
Trudeau ha richiesto la «sospensione» fino al prossimo 24 marzo, quando il futuro leader liberale dovrà affrontare il rivale conservatore Pierre Poilievre alle elezioni. La novità, inoltre, è avvenuta proprio nell’anno in cui il Canada assumerà la presidenza del G7. «Le battaglie interne al mio partito», ha detto Trudeau «indicano che io non possa essere la migliore opzione» per il voto del prossimo ottobre.
La decisione segna la definitiva crisi del suo governo di minoranza. Soprattutto considerando lo scenario in cui le dimissioni si inseriscono, ovvero l’uscita del partito socialdemocratico New Democratic Party, che sosteneva il governo esternamente, e le dimissioni della vice premier e ministra delle finanze Chrystia Freeland.
I possibili successori
Freeland, che faceva parte del governo Trudeau dal 2015, è proprio una delle possibili candidate per la successione. Nel 2019 aveva ricoperto l’incarico di ministra degli Esteri, guidando i negoziati per il nuovo Nafta voluto da Donald Trump per regolare il libero scambio tra Usa, Canada e Messico. Ma a dicembre, Freeland decise di uscire dal governo Trudeau, in dissenso sulla risposta alla minaccia di dazi di Trump. Tra i possibili nomi per il dopo Trudeau ci sono altre due donne: Melanie Joly, l’attuale ministra degli Esteri, e Anita Anand, ministra dei Trasporti. Infine, un possibile successore potrebbe essere Mark Carney, ex presidente della Banca centrale canadese, che ha svolto un ruolo di consigliere speciale del premier.
«Il 51esimo Stato degli Usa»
Le dimissioni coinvolgono anche gli Stati Uniti. Innanzitutto, il Paese ha riferito che «Trudeau è stato un amico e Biden gli è grato per la sua partnership». Ma le dimissioni sono state commentate anche dal presidente eletto, Donald Trump. Il rappresentante repubblicano, innanzitutto, ha sostenuto di voler firmare un ordine esecutivo per imporre una tariffa al 25% su tutti i prodotti canadesi importati negli Usa. E su Truth, ha aggiunto: «Molte persone in Canada amerebbero essere il 51esimo Stato».
Infatti, oltre all’intenzione di riprendersi il canale di Panama e di comprare la Groenlandia, Trump ha espresso la sua volontà di far diventare il Canada il 51esimo Stato degli Usa e di sfruttarlo come «forza economica». Il tutto pubblicando sui social una mappa in cui il Paese figurava incorporato nel territorio americano. Con la fusione, scrive Trump su Truth: «Non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente».
A cura di Michela De Marchi Giusto