Brexit, Corbyn: «Il popolo decida il futuro del paese»

Secondo il leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn, l’unica opzione possibile per superare la crisi Brexit è «lasciare che il popolo decida il futuro del Paese, o con elezioni oppure attraverso un voto pubblico su qualsiasi accordo concordato dal Parlamento».

Corbyn si era già espresso con termini simili all’indomani delle elezioni Europee, che nel Regno Unito hanno visto trionfare il Brexit Party di Nigel Farage (33%) con i Labour al 14%, sostenendo che un secondo referendum sulla Brexit ora è fattibile; il voto popolare «deve essere rispettato, soprattutto quello degli elettori laburisti».

Il presidente del Labour Party, leader dell’opposizione a Westminster, oggi è a Dublino per incontrare alcuni leader politici. Secondo L’Indipendent, il capo dell’opposizione si impegnerà a «fare tutto il necessario per fermare un disastroso No Deal», l’uscita del Regno Unito dalla Unione Europea senza un accordo con Bruxelles. Come sostiene il quotidiano di Londra, il nuovo premier Tory, eventuale successore della dimissionaria Theresa May, potrebbe appoggiare una simile soluzione.

Nel frattempo Tom Watson, il vice di Corbyn, ha lanciato giorni fa un sondaggio sul suo profilo Twitter: «In che maniera pensi che il Partito Laburista debba accettare una nuova politica sulla Brexit?» ha chiesto. Oltre l’84% di circa 9mila “votanti” ha dichiarato di preferire che il partito tenga presente il voto degli elettori, il 13% è favorevole ad una conferenza speciale sul tema mentre solo il 3% sostiene una conferenza annuale da tenersi in autunno. «Come vice-capo farò in modo di accontentare questo 84%» ha twittato giorni dopo.

«Corbyn sta finalmente iniziando ad ascoltare quello che dicono i nostri elettori e membri di partito», ha detto infine la parlamentare laburista Bridget Phillipson, sostenitrice della campagna “People’s Vote“. «Non ci sono prospettive immediate di elezioni generali, per cui Labour deve fare esplicite campagne per un voto pubblico».

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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