Australian Open, gli ultimi verdetti. Di nuovo polemica sulle bandiere russe

Si torna a parlare di Russia agli Australian Open. È passata poco più di una settimana dalla decisione di Tennis Australia di vietare le bandiere russe e bielorusse dal torneo. La polemica si è riaccesa nella giornata di ieri, al termine della partita tra il serbo Novak Djokovic e il russo Andrey Rublev. Un uomo sugli spalti si è tolto la camicia per mostrare la maglietta che portava sotto: nera e con la lettera Z, simbolo dell’invasione russa. Stessa maglietta indossata da un altro uomo fuori dal campo centrale, la Rod Laver Arena, dove un piccolo gruppo ha esibito una bandiera con il volto di Putin intonando cori filorussi. Tennis Australia ha riferito che quattro persone sono state interrogate dalla polizia dopo aver minacciato delle guardie di sicurezza.

Altro episodio che ha scatenato polemiche coinvolge Srdjan Djokovic, il padre del campione serbo. Nella serata in cui il figlio ha battuto Rublev, ha scattato diverse foto insieme ad alcuni sostenitori di Putin. In un video, Srdjan è accanto a un uomo che tiene in mano una bandiera con l’immagine del presidente russo. Prima di allontanarsi, sembra pronunciare una frase in serbo che significa «lunga vita ai russi».

Tennis Australia ha commentato la vicenda ricordando a giocatori e staff «la politica dell’evento in merito a bandiere e simboli che possano potenzialmente creare disturbo», riferendosi al divieto di mostrare le bandiere russe e bielorusse.

Semifinali maschili alle porte

Mancano quattro giorni alla finalissima maschile, tre a quella femminile, ma di azzurro in Australia non è rimasto nulla. Le grandi speranze alla vigilia del torneo sono state quasi subito spente da una campagna fallimentare per Berrettini e Musetti. L’ultima possibilità di tenere alto il nome del tennis italiano è ricaduta nella racchetta di Jannik Sinner. Dopo i primi turni superati in scioltezza, e la vittoria più sudata per 3 set a 2 contro l’ungherese Marton Fucsevics, agli ottavi ha affrontato il numero quattro al mondo Stefanos Tsitsipas. Quattro ore di battaglia, un’eroica rimonta da 0-2 a 2-2, ma un crollo fisico nell’ultimo e decisivo set ha impedito al talento italiano di accedere ai quarti. La delusione è tanta, ma certo Jannik esce dal torneo consapevole di aver espresso un tennis di primo livello.

Intanto, tra la notte e la mattina italiana di domani 27 gennaio, la Rod Laver Arena ospiterà le semifinali maschili. Da una parte, si affrontano Tsitsipas e il russo Karen Khachanov, entrambi reduci da quarti di finale superati sul velluto. Dall’altra, alle 9.30 italiane lo statunitense Tommy Paul (35 nella classifica ATP) avrà di fronte a sé la mission impossible Novak Djokovic. Che il serbo sia il favorito non ci sono molti dubbi, poco contano le distrazioni extra-tennis e l’infortunio alla coscia sinistra che ha rischiato di privare – di nuovo – Melbourne del favoritissimo. Tra ottavi e quarti ha perso solamente 13 giochi contro avversari quotati (Alex de Minaur e il numero 6 al mondo Rublev). Insomma, a Paul servirebbe davvero un miracolo sportivo, e le ultime prestazioni di Nole lasciano poco spazio a questa prospettiva.

Nel frattempo, in mattinata si sono disputate sul centrale di Melbourne le semifinali del tabellone femminile. La kazaka Elena Rybakina, dopo aver sconfitto due scalpi pesanti come Ostapenko e la leader del ranking WTA Swiatek, ha trionfato 7-6 6-3 anche contro la bielorussa Victoria Azarenka. Nella seconda semifinale Magda Linette, sorpresa del torneo, non ha retto l’urto di Aryna Sabalenka. 7-6 6-2 il risultato, e ora la finale di sabato promette scintille: Rybakina, vincitrice di Wimbledon 2022, e Sabalenka, numero 5 al mondo eppure mai arrivata in finale di uno Slam.

 

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