Assembramenti sui Navigli. L’ira dei commercianti: «l’asporto organizzato così è un controsenso»

A qualche giorno dagli assembramenti dell’ultimo weekend di febbraio sui Navigli, crescono malcontento e polemiche. Con i 3.762 casi di martedì 2 marzo, la Lombardia si avvicina a un cambio di fascia ed evocare lo scenario dello scorso weekend aumenta la tensione e alimenta il dibattito nel capoluogo lombardo.

Sabato 27 febbraio Milano chiudeva la serata con una rissa e centinaia di persone che affollavano la Darsena. La domenica mattina successiva si svegliava con un piano di ingressi contingentati e la novità del senso unico di circolazione per i pedoni lungo i Navigli. Le 200 unità delle Forze dell’Ordine disposte dalla Questura e dal Comune non sono state sufficienti. Non è bastato neanche il buonsenso, della cui mancanza il sindaco Sala ha rimproverato i cittadini con un post su Facebook:

«Se non si rispettano le regole poi si paga pegno. Così probabilmente sarà e purtroppo le conseguenze ricadranno su tutta la comunità».

Parole quasi profetiche che si accompagnano, ora, alle previsioni del cambio di fascia: si pensa, per tutta la realtà lombarda, a partire da venerdì 5 marzo, ad una zona rossa comune, appena mitigata dall’eventualità di una zona arancione rafforzata.

 

le polemiche dei ristoratori

Sui Navigli tira un’aria pesante. Ormai tutta Italia associa la passeggiata milanese ad uno dei luoghi di assembramento più evidenti, alimentando le polemiche dei commercianti della zona. Sono in particolar modo i ristoratori a giudicare controverse queste aperture a metà.

«Vado contro il mio interesse, ma l’asporto organizzato in questo modo è un controsenso. Se stasera vengono cinquecento persone noi siamo felici di lavorare, ma non possiamo farle sedere e si creeranno inevitabilmente assembramenti qui fuori», dichiara il gestore di un locale sulla Darsena, che aggiunge: «Anche quello che è accaduto lo scorso sabato non è che una conseguenza di questo fenomeno».

la vendita di alcolici

La difficoltà dei gestori dei locali milanesi si aggiunge poi alla polemica sulle vendite di alcolici da parte di rivenditori e supermercati. Sono numerosi, infatti, gli esercizi commerciali che vendono bevande alcoliche nei dintorni del quartiere. «Se si lasciano aperti solo i rivenditori, inevitabilmente la calca è concentrata in pochi punti di interesse», sostengono i gestori di un altro locale sul Naviglio Grande, «se fosse consentita l’apertura dei locali sarebbe possibile una gestione attenta. Le opportunità di potersi sedere e bere qualcosa sarebbero maggiori e eviterebbero di generare assembramenti, o comunque li limiterebbero».

caccia al colpevole

Tra ristoratori, commercianti, cittadini e istituzioni parte la caccia al colpevole. Le Forze dell’Ordine erano numerose, i locali hanno chiuso l’asporto alle 18 e un “rave party” si è consumato sotto gli occhi increduli di tutta Italia. Manca una regia capace di conciliare interessi, diritti e restrizioni necessarie. Chi vive e lavora a Milano chiede coerenza nella gestione di aperture e chiusure, nella ricerca di una normalità compatibile con l’emergenza.

Viola Francini

Di sangue toscano, vivo a Milano da 4 anni e sogno il giornalismo da quando ne avevo 9. Innamorata dell’arte in tutte le sue forme, guardo il mondo con il filtro della poesia sugli occhi. Mi piace raccontare la cultura, quella che parla di società e realtà umane. Laureata in Linguaggi dei Media all'Università Cattolica, ho collaborato con la redazione NewsMediaset e scrivo per MasterX come giornalista praticante.

No Comments Yet

Leave a Reply