Il potere secondo Angelo Panebianco: cos’è e come cambia

Angelo Panebianco

Che cos’è il potere? E come è cambiato nel corso dei secoli? A spiegarlo sarà il professore emerito di Sistemi internazionali comparati dell’Università di Bologna ed editorialista del Corriere della Sera Angelo Panebianco durante una lezione aperta al pubblico, nell’ambito del corso di Storia della comunicazione politica del dott. Alberto Mingardi, che si terrà lunedì 10 febbraio, all’Università IULM di Milano. Il politologo ha risposto alle domande di MasterX sul concetto di potere e sulla sua logica.

Cosa si intende per logica del potere?

Parleremo di questo concetto durante la prima parte della lezione. Mi concentrerò sui suoi diversi significati, su che cos’è il potere e sulla lunga e antica controversia sul tema. Per alcuni è qualcosa che si possiede. Per altri è una relazione e cioè la capacità di qualcuno di far fare ad altri qualcosa che non sarebbe stato possibile senza l’intervento del potere. La seconda parte della lezione la dedicherò al problema della limitazione e cioè su quali sono stati i modi attraverso i quali storicamente si è tentato di arginare l’azione di coloro che esercitano il potere, impedendo loro di utilizzarlo in modo arbitrario.

Come è cambiato il concetto di potere negli ultimi secoli?

Nelle varie civiltà si sono cercati modi diversi di limitare il potere. Un tempo, quello del re veniva arginato dalla tradizione e dalle religioni. Il re non poteva fare tutto quello che voleva. In età moderna e contemporanea, si arriva alle costituzioni. Nascono i primi assetti politico giuridico mediante i quali si tenta di limitare il potere. Ci sono fondamentalmente due strade per farlo e spesso vengono usate in combinazione. La prima è quella del limite giuridico. Ci sono norme che vietano a chi ha l’autorità di compiere certi atti che sono e sarebbero lesivi delle libertà di altre persone. La seconda strada è la via della divisione del potere. Bisogna fare in modo che non sia concentrato tutto nelle stesse mani. Il potere economico deve essere separato da quello politico perché se sono nelle stesse mani siamo di fronte a una concentrazione così forte da schiacciare tutti. Ed è necessario dividerlo anche all’interno dell’assetto politico e cioè dividere tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario.

Relativamente ai sistemi politici, ne esiste uno migliore rispetto a un altro? Quali sono i limiti e le differenze?

Le democrazie sono molto diverse tra di loro o almeno per quelle che conosciamo. Alcune funzionano meglio, alcune peggio. È difficile dare un giudizio complessivo su un sistema politico. Possiamo dire che ci sono delle differenze molto forti, che dipendono da cose come il tipo di sistema elettorale o i rapporti governo-parlamento. Ci sono molti aspetti delle istituzioni che influenzano il funzionamento della democrazia. Questa però è contaminata anche da altri fattori che hanno a che fare con le caratteristiche della società. La Gran Bretagna, per esempio, è una democrazia che funziona in modo diverso rispetto a tante delle democrazie dell’Europa continentale. Queste differenze hanno a che fare con le istituzioni ma anche con caratteristiche sociali e culturali diverse.

Quali sono gli aspetti che influenzano la democrazia?

Le democrazie sono diverse tra di loro perché sono diverse le istituzioni. Per esempio in un caso abbiamo un Parlamento composto da una camera soltanto, in altri abbiamo due camere. Può darsi che un sistema con una camera tenda a dare più stabilità a un governo, perché non esiste una maggioranza diversa. L’instabilità è dovuta a molti altri fattori come il sistema elettorale o anche i cambiamenti e orientamenti nella società. In alcuni casi, il sistema di voto in certi Paesi non è cambiato ma l’instabilità è aumentata perché su di loro hanno influito fattori come la crisi economica del 2007.

Il cambiamento del potere, quindi le sue trasformazioni, cambiano anche la società civile e come?

Nella società avvengono cambiamenti continui quindi anche gli strumenti che sono stati inventati nel corso della storia per limitarli devono mutare. È chiaro che se per esempio cambia radicalmente il sistema di comunicazione a causa del peso crescente della rete, questo obbliga a pensare nuovi sistemi che consentano di informare meglio una parte dell’opinione pubblica. Fare in modo per esempio che non cada vittima di notizie false, che vengono messe ad arte in giro per il web e rispetto alle quali certe persone hanno poche difese. Si tratta di inventare nuovi strumenti che servono a dare stabilità alle democrazie e limitare i poteri in condizioni tecnologicamente diverse. Non c’è nulla di statico. Alcune istituzioni che hanno una storia che risale a due secoli fa continuano a funzionare. Altre no. Altre ancora continuano a funzionare decentemente, ma poi bisogna fare anche le innovazioni – se ci si riesce – che tengano conto dei cambiamenti societari tecnologici e così via.

 

Ilaria Quattrone

Mi chiamo Ilaria Quattrone e sono nata a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, il 6 agosto del 1992. Dopo la laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali all’Università di Messina, ho collaborato con il giornale online StrettoWeb dove mi sono occupata di cronaca e politica locale e grazie al quale ho ottenuto il tesserino come giornalista pubblicista. Mi sono laureata in Metodi e Linguaggi del Giornalismo dell'Università di Messina con il massimo dei voti e poi ho iniziato il master in giornalismo alla IULM. Da settembre a ottobre 2019 ho realizzato uno stage nella redazione dell'agenzia di stampa Adnkronos dove mi sono occupata di economia, politica e cronaca. Ho una passione per la cronaca giudiziaria e la politica, ma grazie al master ho iniziato a interessarmi al mondo del videogiornalismo e dei web reportage. Il mio sogno è di diventare giornalista d'inchiesta.

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