Il TikTok di Matteo Salvini: una Melevisione per piccoli leghisti

Da quando Matteo Salvini è sbarcato su TikTok, il social dei minorenni Made in China, quattro video sono stati pubblicati. Due che puntano al tormentone stile “Io sono Giorgia”, altri due che trasmettono messaggi politici in pochi secondi, o almeno ci provano. Tra un’Albachiara cantata al karaoke e un video ironico che ritrae il leader della Lega accanto a un albero, c’è anche una stretta di mano con le forze dell’ordine e uno “spiegone” su chi ha il diritto o meno di entrare in Italia. “Con i documenti oppure niente”, recita. Non esiste cattiva pubblicità e questo Salvini lo sa, così come sa che il peggio che poteva accadergli su una piattaforma come TikTok era ricevere qualche commento cattivo. Insomma, sembra che i Boomers seguano gli adolescenti ovunque, in una corsa sfrenata al raggiungimento del motto “ho 16 anni in un corpo e in una vita da cinquantenne”. E visto dal social cinese che tanto fa tremare il gruppo Facebook, Salvini non sembra neanche lui, perché la comunicazione è diversa rispetto a quella semplice ma pur sempre seriosa del social blu di Zuckerberg. Ha già novemiladuecento followers, contrariamente a chi credeva che i teenagers avrebbero reso la sua vita in app difficile. Tuttavia, molti sono account senza volto, né nome, né bio.

La discesa in campo 2.0: cosa vuol dire Salvini su TikTok

Se non altro, Salvini ha un altro primato: aver portato la politica su TikTok, spianando la strada ad altri leader che forse in questo momento stanno fissando il cellulare, incapaci di fare quel passo in più che ormai saprebbe di imitazione. Se il social cinese è la nuova stella delle app nella sezione download, quanto tempo ci vorrà prima che i ragazzi scappino per creare un nuovo spazio adulti-free? Ce lo spiega Alberto Mingardi, docente di Comunicazione Politica all’Università IULM di Milano ed editorialista de La Stampa. «Facebook suscitava interesse perché consentiva di ritrovare i compagni di scuola, esperienza che per chi ha 16 anni non è rilevante come per chi ne ha 45. Così i ragazzi si sono spostati su Whatsapp e su Snapchat, incentivandone così la migrazione verso spazi che possano restare solo ‘loro’. Il social che meglio riassume il nostro periodo storico è Instagram: rappresenta in pieno la potenza dell’immagine, molto più forte delle parole».

Per il docente, non era neppure inaspettato l’approdo di Matteo Salvini su TikTok. «Lui è un leader politico che fa comunicazione di grande impatto con messaggi semplici, essenziali e scarnificati – dice – . Viene da chiedersi: è giusto che lo faccia anche su menti così giovani? Si può portare su un social del genere la propaganda politica?» . Un caso insomma che potrebbe fare scuola e che di certo non arriva dal niente. Secondo Mingardi, i giovani di oggi sono sensibili a messaggi populisti: “sia sull’ambiente che sull’immigrazione”.. Il motivo? Chi si affaccia alla sfera pubblica da ragazzo, cerca risposte più che domande. «Il messaggio di Salvini, molto semplificato, è “il mondo sarebbe migliore se ci somigliassimo tutti di più”. Su un adolescente arrabbiato può avere presa» .

TikTok può diventare una piattaforma di comunicazione politica da oggi in avanti? «Il ceto politico ha regole e aspettative diverse dal passato. Punta a una comunicazione brevilinea e istantanea: quindici secondi sono perfettamente funzionali alla trasmissione di un messaggio. Sono i podcast il format meno congeniale a personaggi come Salvini: si tratta di conversazioni lunghe con botta e risposta» .

Ricapitolando: messaggi brevi, possibilità di diventare virali sia fuori che dentro la piattaforma social e il brivido della novità. Ma qual è la vera caccia al tesoro del leader della Lega sulla nuova piattaforma cinese? Perché puntare a un pubblico che fino a pochi mesi fa usava i propri voti soltanto per Nuela, il cantante di “Carote” a X Factor? «E’ una semina – spiega il prof. Mingardi – . I ragazzi che non votano oggi, voteranno domani. Oppure hanno rapporti con amici più grandi che possono già votare ma non necessariamente hanno convinzioni radicate su che cosa si meglio. L’elettorato è oggi straordinariamente volatile, si sceglie all’ultima ora se mettere la x sul nome di tizio o sul nome di caio. Oppure si vota per simpatie più umane (sembra tanto un bravo ragazzo!) che politiche» .

La destra da meme: perché i messaggi in verde funzionano

Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono attualmente i due leader più capaci di diventare virali. E la comunicazione politica, si sa, si può fare senza idee ma non può funzionare senza un volto. «Lo stesso sistema comunicativo della Lega non sortirebbe gli stessi effetti con un personaggio come Nicola Zingaretti, per esempio. I social hanno permesso una nuova comunicazione politica per certi versi più semplice e più diretta, ma non per questo di più facile realizzazione. Abbattono molti costi e molti filtri: la discesa in campo di Berlusconi oggi costerebbe molto meno di quanto è costata con la Tv, soprattutto perché è più facile ingraziarsi un elettore deluso. Una volta c’era un senso di appartenenza per le idee ed il partito che si votava. Oggi conta far sapere alla gente che le sei vicino. Il messaggio vincente è “sono come te”» .

TikTok funziona così: l’utente posta brevi video molto accelerati in cui si cimenta in performace divertenti a ritmo di Trap, la indirizza su un hashtag o a una sfida e poi guarda le creazioni altrui. Un social, insomma, in cui si crea e si gioca, ma sul quale non si dice la propria. Il New York Times ha scritto che TikTok sta riscrivendo il mondo e potrebbe cambiare per sempre il modo in cui funzionano queste piattaforme, separandole dall’attualità e depurandole dall’idea ad ogni costo. Ora però a cambiare le regole del gioco in Italia è arrivato Salvini, che ha scelto l’app cinese come sua piccola Melevisione per leghisti in erba. Si mette al livello dei ragazzi e aspetta che inizino a pensare “sei simile a me: magari ti voto”. Può avere un’attrattiva l’idea di un premier che stacca dai suoi impegni e va a cantare Albachiara per postarlo sui social. Se non altro, il coraggio degli intenti può indurre un ragazzino a pensare “vali una chance”. O almeno, la vali fino alla prossima challenge.

 

A cura di Gabriella Mazzeo e Ilaria Quattrone

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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