« Hai ascoltato l’intervista di Pirandello, in diretta ieri sera su Radio X? Bellissima. La settimana scorsa, invece, hanno ospitato Dario Fo: esilarante. Mercoledì prossimo ci sarà Grazia Deledda, non vedo l’ora ».
2024. Immaginate di essere al bar dove la mattina ordinate cappuccino e brioche prima di scappare a lavoro e di assistere ad una conversazione del genere. Probabilmente chiamereste la neuro; oppure, quantomeno, chiedereste un chiarimento. Perché, per quanto ci dispiaccia, i premi nobel per la letteratura appena citati – Luigi Pirandello, Dario Fo, Grazia Deledda – sono tutti morti.
Eppure, non è difficile immaginare che una conversazione simile, in qualche bar di Cracovia, sia avvenuta davvero.
Facciamo un passo indietro.
Il mese scorso, la radio polacca Off Radio Krakow ha mandato in onda un’intervista memorabile con una figura monumentale della cultura polacca: nientedimeno della poetessa Wislawa Szymborska, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1996.
Un’intervista che ha scatenato l’ira di Lukasz Zaleski, ex speaker della radio il quale, prima di essere licenziato, conduceva un programma di interviste a registi e autori teatrali. Il motivo della sua rabbia? Wislawa Szymborska è morta nel 2012. L’intervista è stata realizzata dalla radio utilizzando l’intelligenza artificiale, che ha generato al computer la voce della poetessa deceduta, ma anche quella degli speaker radiofonici conduttori. Insopprimibile nostalgia per l’intellettuale orgoglio nazionale? Non esattamente. La chiacchierata letteraria in diretta dall’oltretomba è stato un esperimento di Radio Krakow per salvare l’emittente pubblica, i cui ascoltatori erano ormai quasi azzerati, ha spiegato il suo direttore.
Com’è che si dice? L’importante è che se ne parli. O whatever works, basta che funzioni. E in effetti, l’indignazione pubblica è stata tale da aver non solo rafforzato, ma anche aumentato il pubblico della radio da una manciata di persone a 8000 ascoltatori che durante la notte si sono connessi per ascoltare con le loro orecchie i tre conduttori radiofonici generati dall’AI.
QUESTIONE ETICA. APOCALITTICI O INTEGRATI?
Ho letto di questa vicenda sul New York Times, mentre mi trovavo a New York. La mia prima reazione, confesso, è stata uno sghignazzamento sotto i baffi mentre sorseggiavo il mio pour over (un caffè filtrato che ben si presta alle attività intellettuali). Complici i miei studi universitari, ho immaginato Theodore W. Adorno (filosofo della Scuola di Francoforte, nel 1947 conia il termine industria culturale per indicare il processo di riduzione della cultura a mera merce di consumo) scuotere gravemente la testa, in segno di disapprovazione, e poi alzare le braccia al cielo urlando “maledetta industria culturale!” Per la cronaca: anche Adorno è morto, nel 1969.
Ironico tempismo. Pochi giorni prima di leggere di Off Radio Krakow avevo intervistato la curatrice della mostra in onore del bicentenario dalla morte di Lord Byron, alla New Public Library di Manhattan. Ora sorrido: per quanto la mia chiacchierata con lei sia stata oltremodo interessante e preziosa ai fini del mio lavoro giornalistico, non posso fare a meno di chiedermi quanto sarebbe stato esilarante intervistare direttamente Lord Byron.
Un fantasia più fine a se stessa che provocatoria, questa, ma che porta inevitabilmente ad addentrarsi nel caldo dibattito sulle implicazioni giornalistiche (e letterarie) dell’AI.
Non si tratta di esaltare l’intelligenza artificiale ed erigerla ad unica fonte di produzione di contenuti culturali – il che sarebbe al limite del parossistico e non lontano dalle realtà distopiche immaginate da Ray Bradbury. Lungi da noi. Ma restando focalizzati sul caso di Off Radio Krakow, l’ondata di demonizzazione e isteria collettiva scatenate dall’intervista alla poetessa deceduta sono forse un po’ eccessive. Posto che la sopracitata intervista ci ponga davanti ad un quesito prettamente etico, quello che bisognerebbe chiedersi e su cui si dovrebbe provare a ragionare a menta aperta è: la società moderna non ha già accettato – e continua ad accettare – “molto di peggio”?
Mi spiego. In un periodo storico in cui possiamo avere una realtà virtuale erotica, innamorarci di un chatbot, usare Chat GTP come psicoanalista, mangiare carne stampata in 3d, perché condannare e affannarsi a proibire conversazioni immaginarie con famosi intellettuali deceduti?
Nell’era del tutto è concesso, forse si sono perse di vista le linee di demarcazione tra avanguardia, provocazione intellettuale e mero intrattenimento. Tre binari indipendenti e che sì, oggi, sempre più spesso, si incrociano. E allora perché scandalizzarsi tanto?
Non lo ha fatto Michal Rusinek, il direttore della fondazione che gestisce gli studi letterari del defunto premio nobel. Al contrario, Rusinek ha subito consentito a Off Radio Krakow di usare la voce della Sig.ra Szymborska per l’esperimento con l’Ai: la poetessa, ha spiegato Rusinek, aveva senso dell’umorismo e l’avrebbe trovato divertente. Che poi l’intervista non sia stata di suo gradimento (<< ha messo in bocca parole che la poetessa non avrebbe mai detto facendola sembrare ingenua, insipida, di nessun interesse >>, ha dichiarato Rusinek), quello è un rischio che corrono i giornalisti in carne ed ossa, figuriamoci una macchina. Infatti << è stato incoraggiante – ha aggiunto Rusinek – perché dimostra che l’intelligenza artificiale ancora non funziona così bene come gli esseri umani. Se l’intervista fosse stata davvero buona – ha concluso – quello sì che sarebbe stato davvero terrificante >>.
QUESTIONE LAVORATIVA: AI E GIORNALISMO. PAURA DI PERDERE IL LAVORO
<< Alcuni temono che i posti di lavoro vengano annullati >>. Sono tante le persone che in Polonia hanno criticato il flirt di Off Radio Krakow con l’intelligenza artificiale. Secondo loro, infatti, l’utilizzo da parte dell’emittente di presentatori radiofonici generati dal computer avrebbe evidenziato un pericolo grave e imminente. Proprio Zaleski, il conduttore del programma culturale cancellato dall’emittente polacca, ha avviato una petizione online affiancato da un altro collega presentatore che pure ha perso il lavoro. Secondo Zaleski, il caso di Off Radio Krakow rappresenterebbe un pericoloso precedente che colpisce tutti.
<< L’uso di presentatori generati con l’intelligenza artificiale – è l’avvertimento della petizione – sta aprendo le porte a un mondo in cui dipendenti esperti e le persone impegnate nell’industria creativa saranno sostituite dalle macchine>>.
Una fake news, secondo il signor Pulit, caporedattore di Off Radio Krakow. Nessuna delle persone che avevano perso il lavoro, ha sottolineato, era infatti un dipendente full time dell’emittente polacca.
Effettivamente, lo stesso Zaleski avrebbe ammesso che è il suo lavoro di regista teatrale a costituire la sua principale fonte di reddito. Il suo sconcerto dopo l’intervista a Wislawa Szymborska rimane quindi legato ad una questione prettamente etica: nel suo show (che fruttava 62 $ a puntata) << erano state fatte delle conversazioni vere e profonde con delle persone vere >> , ora sostituite da altre fatte con qualcosa di totalmente freddo e artificiale.
Al contrario, c’è chi ritiene che la tecnologia AI aiuti i lavoratori dell’informazione, e non li sostituisca. Come Felix Simon, ricercatore all’Università di Oxford e autore di un rapporto pubblicato a febbraio sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul giornalismo. Simon ha affermato che l’esperimento polacco non ha modificato la sua opinione: l’AI può essere un (altro) valido strumento a disposizione dei giornalisti. E quanto al timore di perdere il lavoro, niente panico. Lo confermano i risultati non proprio soddisfacenti dell’intervista a Szymborska: per il momento, rassicura Simon, << l’AI non porterà a grandi risultati >>.