Università, troppi iscritti alle Facoltà Umanistiche: la Statale pensa al numero chiuso

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Il mercato del lavoro premia le specializzazioni scientifico – tecnologiche. Eppure, le facoltà umanistiche piacciono ancora. Al punto l’Università di Statale di Milano sta valutando l’ipotesi di introdurre il numero chiuso per ridurre il numero di matricole. Nell’ultimo anno – riporta il Corriere della Sera – Scienze umane dell’ambiente è cresciuta del 68 per cento (283 allievi), Storia e Filosofia di oltre il 40 (rispettivamente 651 studenti e 739), Scienze dei beni culturali del 33 per cento e Lingue del 21 per cento.

«Si sta ancora riflettendo – precisa il prorettore della didattica Giuseppe De Luca – a breve la facoltà di Studi umanistici dovrà valutare il numero di allievi sostenibile per ogni singolo corso e una eventuale procedura di ingresso. Potrebbe esserci un test obbligatorio di autovalutazione per orientare gli studenti».

Il Miur, con decreto ministeriale del 12 dicembre 2016, ha reso più stringenti i vincoli che regolano il numero di insegnanti da attribuire ai corsi. Prima, ad esempio, per Lettere ci volevano nove docenti per 230 allievi; ora, invece, nove sono considerati sufficienti per al massimo 200 ragazzi. Un numero elevato di studenti, quindi, comporterebbe costi difficilmente sostenibili.

Il Prorettore ha sottolineato la necessità di limitare gli sprechi, ricordando che molti studenti abbandonano gli studi dopo pochi mesi. Secondo De Luca «di 3.200 iscritti nel 2015/16, solo 2.700 hanno poi confermato l’iscrizione al secondo anno. Uno scarto del 16 per cento che porta a inefficienze, perché noi abbiamo dovuto impegnare un numero di insegnanti proporzionati ai 3.200 studenti, sottraendo così risorse per possibili nuove iniziative». In altre parole, o si diminuisce il numero di studenti – con una selezione all’ingresso – o si taglia il numero dei corsi di laurea.

Gli studenti, però, non ci stanno. In previsione del Comitato di Direzione in programma venerdì 28 aprile, i collettivi hanno chiesto  di partecipare alla discussione sull’introduzione dei test di ammissione. «Non ne facciamo una questione ideologica, ma di processo decisionale non condiviso – dicono – si parla di “numero programmato” e la presenza della componente studentesca deliberatamente non è prevista». (C.B.)

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