Scherma, protesta in pedana contro un’atleta transgender

Si è inginocchiata e si è tolta la maschera in segno di protesta. Poi ha dichiarato con fermezza: «Sono una donna, questo è un uomo e questo è un torneo femminile. Non tirerò di scherma contro questa persona». Stephanie Turner, schermitrice della Fencing Academy di Philadelphia, è stata espulsa dopo essersi rifiutata di affrontare l’atleta transgender Redmond Sullivan durante il torneo Red Blossom, organizzato dall’Università del Maryland. L’episodio, diventato rapidamente virale, ha riacceso il dibattito negli Stati Uniti sull’inclusione delle persone transgender nello sport competitivo, in un’amministrazione Trump che si è dichiarata da tempo contraria.

Cos’è successo

Cartellino nero, espulsione immediata. Questa è stata la sanzione inflitta dall’arbitro del torneo subito dopo che Turner, a pochi secondi dall’inizio dell’incontro, si è inginocchiata in pedana. Un gesto che ha confuso l’avversaria: Sullivan si è infatti avvicinata a Turner per accertarsi che stesse bene e non si fosse sentita male. «Mi ha chiesto se stessi bene, non aveva capito cosa fosse successo. Gli ho risposto che mi dispiaceva, che lo rispettavo, ma non ritenevo giusto gareggiare», ha spiegato Turner. Sullivan, a quel punto, ha replicato che, da regolamento, aveva tutto il diritto di essere lì.

La Usa Fencing ha precisato che Turner è stata squalificata per il rifiuto di salire in pedana, non per le sue posizioni contro l’inclusione. Un rifiuto che era stato pensato e ponderato nei giorni precedenti l’incontro, quando Turner aveva consultato i tabelloni e appreso del possibile incrocio con Sullivan. Tuttavia, la schermitrice aveva completato il riscaldamento e aveva partecipato ai turni precedenti. «Sapevo cosa dovevo fare, la federazione non aveva ascoltato le obiezioni delle donne in merito alla sua politica di idoneità di genere», ha dichiarato l’atleta della Philadelphia Academy. Sullivan ha invece proseguito il torneo, classificandosi 24esima su 39 partecipanti.

Le reazioni

Le posizioni della Casa Bianca sulle questioni di genere sono ben note. Nel giorno del suo insediamento, Donald Trump ha firmato diversi ordini esecutivi per imporre al governo federale di riconoscere solo i generi maschile e femminile e di escludere gli uomini dalle competizioni tra donne. Inoltre, sempre in questa direzione, la sua amministrazione ha annunciato che revocherà i finanziamenti alle istituzioni che permettono agli atleti transgender di partecipare agli sport femminili.

Il dibattito sulle questioni di genere e la lotta per la tutela dei diritti delle persone transgender e non-binary infiamma da mesi gli Stati Uniti. Quest’ultimo episodio non ha fatto altro che riaccendere il confronto su questi temi, portando nuovamente sotto i riflettori le politiche sportive legate all’inclusività. Tra le prese di posizione più dure di queste ore c’è quella della tennista Martina Navratilova, icona omosessuale, ma da tempo contraria alla presenza di atlete transgender nello sport femminile. «Questo è ciò che accade quando le atlete protestano! C’è ancora qualcuno che pensa che questo sia giusto?», ha scritto l’ex giocatrice sui social, alimentando le polemiche.

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