La gara di andata dei playoff di Europa League si conclude con un pareggio per la Roma. I giallorossi ritornano dall’Estádio do Dragão con un 1-1. Neanche a fare apposta, ciò che accende i riflettori sulla trasferta portoghese è stata la direzione arbitrale. Ormai si parla di più degli arbitri che di quello che succede in campo. L’arbitro estrae cartellini a destra e a manca, e ora la Roma dovrà giocare il ritorno senza Saelemaekers, ammonito e diffidato, e Cristante, espulso nella gara contro i portoghesi. Da valutare anche le condizioni di Dybala. La Joya è uscito per infortunio dopo un duro colpo al ginocchio. Il match di ritorno sarà giovedì 20 febbario alle 18:45.
Uefa Referees League
Ciò che succede in campo è superfluo. Si discute solo dell’operato degli arbitri. Gli arbitri, che della partita dovrebbero essere solo delle comparse. Non dei protagonisti. Ogni direttore di gara utilizza un metro di giudizio tutto suo. Il regolamento viene completamente ignorato. Quello che accende gli animi sono soprattutto le scelte del VAR, che quando fu introdotto sembrava una manna dal cielo. Ora si discute pure di una sua possibile rimozione.

L’operato di Tobias Stieler ha suscitato non poche critiche, soprattutto per la severità con la quale il tedesco ha estratto i cartellini. In particolare lato Roma. Dopo solo 18’ minuti arriva il primo cartellino, sventolato verso il capitano giallorosso Lorenzo Pellegrini. Un chiaro segnale. A fine partita il taccuino dell’arbitro recita 11 cartellini, 10 gialli (8 alla Roma) più il cartellino rosso a Cristante. Inutile dire quanto i cartellini presi a inizio partita abbiano influenzato le scelte e le possibilità di intervento dei giallorossi.
La partita
La squadra guidata da Ranieri trova il vantaggio con Zeki Çelik, che segna in pieno recupero del primo tempo al 45’+2. Saelemaekers serve Dovbyk in area che viene anticipato, ma Çelik, come una punta vera, si avventa sul pallone e insacca la rete del vantaggio. Nei primi minuti del secondo tempo è una Roma arrembante.
Al 65’ su calcio d’angolo Pisilli ha la possibilità di firmare il raddoppio. Diogo Costa respinge un colpo di testa di Cristante, e il 20enne stecca la ribattuta. Lì uno dei momenti più discussi della partita. La palla finisce sul fondo. Ranieri ha preparato i cambi. L’arbitro lo ignora e il Porto approfitta del momento, con la Roma mal posizionata dopo il corner. Diogo Costa lancia in porta Pepê con un rinvio chirurgico di 70 metri. La palla arriva poi a Francisco Moura che calcia in porta e trova una deviazione che mette fuori causa Svilar.

Poco dopo, l’espulsione di Cristante complica ulteriormente le cose. Gli uomini di Ranieri resistono e nonostante l’inferiorità numerica riescono a strappare il pareggio in una trasferta che è da sempre complicata. All’Olimpico la Roma si giocherà l’accesso agli ottavi. In caso di passaggio del turno ci sarà o il derby della capitale o i baschi dell’Athletic Club.
Lo sfogo di Ranieri
Una furia Claudio Ranieri. Il tecnico non ci sta, e si rivolge direttamente a Roberto Rosetti, ex arbitro ora presidente della Commissione Arbitri della UEFA, quindi responsabile della designazione dei giudici di gara. «Noi avevamo chiesto il cambio, il guardalinee sapeva che c’era il cambio, per quello stavo protestando. Abbiamo fatto veramente bene, sono contento dei ragazzi. La cosa che non mi sta bene, e parlo con Rosetti, come è possibile, tutti sanno che lei è una persona onesta ed integerrima. Ma come fa a mandare a O Porto un arbitro che su 22 partite, la squadra fuori casa ha fatto solo 9 pareggi, e tutte le altre ha vinto la squadra che giocava in casa. Le sa queste cose? Io non so perché lei abbia fatto questa designazione».
Per far infuriare una persona sempre calma e posata come Ranieri ce ne vuole. Sempre pacato nei modi, l’allenatore romano ha analizzato la direzione di gara di Stieler: «Cartellini distribuiti a tutti, a chi li prometteva e a chi li dava. Per me stava aspettando che accadesse qualcosa dentro l’area di rigore per fargli vincere la partita. È chiaro. I ragazzi erano nervosi per questo».
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Quando, sempre ai microfoni di Sky, gli è stato chiesto se avesse percepito una predisposizione dell’arbitro a favorire il Porto, il tecnico ha sbottato: «Ho percepito una predisposizione?! Avevo detto ai ragazzi: non protestate mai! L’arbitro fa il suo lavoro, e lui è convinto di averlo fatto bene, ma una partita del genere, con 8 ammoniti da parte nostra più un rosso. Non si può irretire gli avversari in questa maniera». Infine Ranieri ha voluto specificare il perché i suoi giocatori non fossero andati a salutare l’arbitro dopo il triplice fischio come da consuetudine. «Ho mandato via i giocatori, non meritava di essere salutato. Su un campo internazionale fa una cosa del genere?!».
Sport di contatto?
Il calcio moderno sembra aver completamente perso la sua essenza. Il calcio è uno sport di contatto, ma questi contatti sono ormai cosa rara. I tackle sono scomparsi. Massimo due o tre a partita. Quanto sarebbero rimasti in campo oggi giocatori come Maldini, Ferdinand o Sergio Ramos? I difensori che hanno fatto della scivolata un’arte. Così come gli esperti di punizioni hanno lasciato la scena, anche gli interventi in scivolata, con questi metri di giudizio, sono destinati a svanire.

Lo sa bene Beppe Bergomi. La leggenda neroazzurra nel post partita ha voluto sottolineare la leggerezza con cui gli arbitri troppo spesso estraggono il cartellino, quando, invece, dovrebbero lasciar correre. «Dieci anni fa le squadre facevano almeno dieci tackle a partita, adesso massimo due. Tutte le volte che vai in scivolata vieni ammonito. I giocatori si rotolano per terra. Io da commentatore mi innervosisco tanto».
Troppa interpretazione, poca chiarezza
Nel programma che accompagna i post partita, anche Fabio Caressa è parso decisamente nervoso e critico nei confronti della piega che hanno preso gli arbitri in questo periodo. «L’arbitro dovrebbe essere invisibile, o almeno così doveva essere. Quando preparo le partite ora devo preparare anche le statistiche dell’arbitro. Ora si parla del suo stile, di come interpreta il VAR, del protocollo e infine un termine che non sopporto: la centralità dell’arbitro. Non ci deve essere! L’arbitro non deve essere centrale nel gioco del calcio, è solo uno strumento. Non bisogna avere un “proprio modo” di interpretare le partite».
Dopo gli sfoghi di Ranieri e Gasperini, Fabio Caressa ha criticato pesanemente la centralità degli arbitri: “Non devono essere protagonisti, devono fare un passo indietro”. E propone una regola contro le simulazioni
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— Persemprecalcio (@persemprecalcio) February 14, 2025
Caressa ha riflettuto sull’efficacia del Protocollo VAR: «Il protocollo non ha più ragione di essere. Togliamo il VAR o facciamo un protocollo adeguato. Tutto ciò che accade dalla trequarti va controllato con il VAR. Una rimessa, una punizione o un calcio d’angolo possono essere decisivi. Perché la realtà deve essere messa in discussione perché l’arbitro è centrale? Ma chissenefrega!».
Al termine del suo intervento ha poi lanciato una provocazione a tutti quei giocatori che troppo facilmente si lamentano di un fallo o di un contatto tuffandosi o rotolandosi in terra. «Se un giocatore va per terra, e siccome va per terra deve intervenire un medico, che stia fuori cinque minuti. Perché se hai preso un colpo al volto devo assicurami che tu stia bene. Quindi le possibilità sono due: se rientri subito hai finto, ma se hai preso davvero un colpo devo accertarmi che tu stia bene. Quindi cinque minuti fuori. Vedrete che i giocatori la smetteranno di buttarsi in terra, che è diventato insopportabile. È inammissibile anche per chi paga il biglietto». Pare proprio difficile riconoscere uno sport che sembra essersi allontanato da quello splendore che aveva raggiunto negli anni ’00 e ’10 del duemila.