Arbitro anonimo, polemiche per il secondo servizio de Le Iene

L’arbitro anonimo che a fine gennaio ha denunciato pubblicamente presunte «gravi anomalie» e «dinamiche politiche» dietro ad alcuni episodi arbitrali, è tornato a esporsi ai microfoni de Le Iene. Ma le reazioni sono contrastanti: molti dei tifosi sul web prendono le difese dei direttori di gara. L’ex arbitro Luca Marelli contesta la trasmissione e Graziano Cesari critica la “talpa”.

Al via la caccia all’uomo

Ma facciamo un passo indietro. Il primo servizio è andato in onda lo scorso 23 gennaio. Nei giorni successivi è stato presentato un esposto alla Procura di Napoli dall’associazione NOI Consumatori: «Occorre tutelare i tifosi che sono i principali consumatori e finanziatori del sistema calcio».

La Commissione Arbitri, invece, dopo le dichiarazioni di risposta di Gianluca Rocchi, si è difesa con una nota ufficiale rilasciata dall’AIA. Successivamente, il designatore ha convocato tutti agli arbitri e gli assistenti – circa 160 persone – per una riunione online. È proprio il contenuto di questa riunione a essere svelato dalla seconda apparizione televisiva dell’arbitro anonimo, il quale si sentirebbe sempre più minacciato. Sarebbe partita una vera e propria caccia all’uomo all’interno della Commissione.

Non tutti, però, impugnerebbero forche e forconi. Alcuni direttori di gara, infatti, avrebbero espresso «la loro solidarietà nei confronti dell’arbitro anonimo» e avrebbero «condiviso i contenuti espressi nel servizio». Rocchi – sempre secondo l’anonimo – sembrava «provato», ma davanti a tutti avrebbe definito quanto successo «una roba mediatica per attaccare la sua persona e gli arbitri».

Chi è la talpa?

La federazione non è l’unica che cerca di svelare l’identità del direttore di gara mascherato. Subito dopo le sue prime rivelazioni, si sono susseguite alcune indiscrezioni sulla sua possibile identità, con media e tifosi a sfidarsi a “Indovina Chi”. Quello che sappiamo per certo è che l’arbitro non milita stabilmente in Serie A, ma fa parte della commissione CAN A-B, che ha il compito di designare le prime due serie del calcio italiano. Inoltre, secondo l’ultima indiscrezione riportata a Sportitalia da Alessandro De Giuseppe, collaboratore al primo servizio della trasmissione, si tratterebbe di un arbitro romano.

Certamente il direttore di gara non ha alcuna intenzione di farsi avanti. Alle Iene ha ammesso che, altrimenti, verrebbe sicuramente radiato: «Tutti hanno ben chiaro che se ci avessi messo la faccia avrei già terminato il mio percorso in serie A».

AIA tra politica e favoritismi

Le Iene, nell’ultimo servizio, presentano anche interventi passati di alcuni giornalisti sportivi che testimonierebbero la presenza di lotte intestine all’AIA. Si tratterebbe di Fabio Caressa e Ivan Zazzaroni, che avrebbero, in diverse occasioni, già rivelato l’esistenza di un vero e proprio scontro tra fazioni all’interno della squadra arbitrale, come una sorta di governo con maggioranza e opposizione. La spaccatura interna all’associazione potrebbe essere quella tra chi segue Trentalange, sostituito da Baglioni dopo il caso D’Onofrio, e chi invece sarebbe dalla parte di Rocchi.

Sono, poi, state raccolte altre testimonianze di alcuni ex arbitri di prima fascia, i quali criticherebbero l’AIA soprattutto su trasparenza e contratti. Nello specifico, a Claudio Gavillucci sarebbe stata ritirata la tessera per aver fatto ricorso al TAR, mentre a Luca Marelli sarebbe stato negato l’accesso agli atti che descrivono la posizione di graduatoria della sua ultima stagione. Gavillucci ha messo in dubbio la democraticità dell’istituzione, sottolineando come non esisterebbe una divisione dei poteri: «Il potere esecutivo e il potere giudiziario fanno capo alla stessa persona». A questo Marelli ha aggiunto: «Il presidente nomina il designatore della Can, il designatore della Can C, i presidenti regionali sono tutti di nomina. È ovvio che un sistema del genere democraticamente lascia qualche dubbio».

Messa in dubbio anche la meritocrazia del sistema. Secondo Marelli, ci sarebbero diversi arbitri – una decina su ventuno – che avrebbero la sicurezza di non retrocedere per anni, a prescindere dalle prestazioni: «Questa è un’assurdità perché vuol dire che la competizione non può essere uguale per tutti».

Le polemiche contro la trasmissione

I due servizi de Le Iene hanno creato nuove polemiche. A sorpresa, molti tifosi hanno preso le difese della classe arbitrale. Alcuni mettono in dubbio che sia stato effettivamente un arbitro a parlare, pensando possa trattarsi di un montaggio ad hoc. A essere contestate sono anche le immagini presentate dal programma per provare che sarebbero stati mostrati frame sbagliati in alcune valutazioni del fuorigioco. Secondo i tifosi, infatti, ci sono evidenti errori di prospettiva nel tracciamento delle linee.

Non sono stati solo i tifosi a criticare il programma. Marelli si è dichiarato «profondamente sorpreso dal servizio mandato in onda dalla trasmissione». Le sue parole sarebbero, infatti, state completamente decontestualizzate e risalirebbero a una diretta su YouTube del 2020. In quel periodo la presidenza dell’AIA era differente, così come il designatore della CAN A e le strutture interne dell’associazione. L’ex arbitro conclude invitando Le Iene a precisare come le sue affermazioni non abbiano alcun nesso con le vicende attuali.

Nei giorni scorsi, anche l’ex arbitro Graziano Cesari è entrato a gamba tesa sulla vicenda. L’opinionista di Mediaset ha criticato la “talpa” per non aver presentato accuse supportate da dati e fonti certe, senza, peraltro, prendersi le responsabilità delle sue affermazioni: «Nel gergo delle curve questi si chiamano infami».

L’arbitro non è un libero professionista

Il tema – forse – più interessante sollevato dal servizio riguarda la questione dei contratti. Anche in questo caso a testimoniare è un ex arbitro, Fabrizio Pasqua, impegnato in Serie A dal 2017 al 2022. Il direttore di gara ha intentato una causa di lavoro alla Federazione Italiana Giuoco Calcio. Pasqua sostiene che la professione arbitrale è «un lavoro dipendente camuffato» con elementi che configurano un lavoro subordinato come i vari obblighi – che «sono più dei diritti» – come quello di allenarsi e viaggiare.

L’avvocato giuslavorista Mario Micelli spiega quale sarebbe la differenza per la categoria se arbitrare fosse riconosciuto come lavoro dipendente. Ci sarebbero diversi benefici come «Tfr, ferie pagate, malattia, un’aspettativa di pensione importante», ma soprattutto garanzie in caso di licenziamento, il quale al momento dipende strettamente da una valutazione molto discrezionale e «non troppo trasparente».

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