Nei sotterranei di Piazzale Biancamano oltre 30 computer lavorano senza sosta. C’è un rumore assordante. Il quadro elettrico è stato adattato per sostenere l’elevata produzione di energia, l’impianto di areazione raffredda il lungo corridoio impolverato. Nel pieno centro di Milano si producono bitcoin. «Nel 2018 è nata Criptomining, società di consulenza legale e finanziaria nell’ambito della blockchain», racconta l’avvocato Elio Viola: «Nel 2018 insieme al mio socio Matteo Moretti abbiamo aperto la prima farm di criptovalute».
Elio Viola, co-founder di Criptomining: «Tra i primi in Italia a estrarre bitcoin»
Niente scavi o estrazioni. Gli unici operai che si vedono sono quelli al lavoro lungo la strada. Solo una stanza buia al piano -1 di un palazzo elegante del quartiere Moscova. Le luci verdi delle macchine illuminano la stanza: «Siamo stati i primi a creare questo codice Ateco. In Camera di Commercio non sapevano come identificarci. Abbiamo lanciato il progetto nel centro di Milano perché è il fulcro della finanza italiana”.
Il sistema della blockchain ricompensa i «minatori» per la produzione: «Non reggiamo il confronto. In Cina, Norvegia e Svizzera ci sono farm che si estendono per chilometri». La crisi energetica ha messo in difficoltà anche il settore del mining delle criptovalute: «Da un giorno all’altro è stata dimezzata la potenza di calcolo – aggiunge Viola –. Molte delle nostre macchine hanno iniziato a rendere la metà».
Una piccola start up milanese è riuscita a farsi spazio in Italia. «Nel nostro Paese esistono poche aziende di mining. Siamo un punto di riferimento per aziende, banche e investitori». Risolvendo anche il problema dell’elevata emissione di CO2: «Abbiamo iniziato a collaborare con un’azienda che pianta alberi digitali nel mondo. Adesso ci stiamo attrezzando per l’installazione di pannelli fotovoltaici». Nel frattempo i computer continuano a far rumore, la produzione di bitcoin non si ferma. La «miniera» digitale di Milano è in piena attività.