La proposta di legge sul salario minimo mette per una volta d’accordo le opposizioni, con l’eccezione di Italia Viva. Lo conferma una nota congiunta di Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Matteo Richetti (Azione), Elly Schlein (Partito Democratico), Angelo Bonelli (Europa Verde) e Riccardo Magi (+Europa). «La necessità di un intervento a garanzia dell’adeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori – spiegano – è un elemento qualificante dei nostri programmi elettorali. Per questo abbiamo lavorato a una proposta unica che depositeremo alla Camera nei prossimi giorni».
I PUNTI DELLA PROPOSTA
Uno dei passaggi principali riguarda l’introduzione di una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora «per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali». Si chiede inoltre che «la giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della para-subordinazione e del lavoro autonomo». Prevista anche una commissione di controllo «composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative, che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario».
LA POSIZIONE DI ITALIA VIVA
Dal “campo largo” si sfila per il momento Matteo Renzi. «Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni – dichiara il leader di Italia Viva – non significa essere in una coalizione alternativa». Il salario minimo era nelle proposte elettorali del Terzo Polo ma con una differenza sostanziale: il valore di 9 euro l’ora era riferito alla retribuzione tabellare (che varia a seconda della posizione ricoperta) e non alla retribuzione complessiva. Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo, ma restando «all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni, Conte e Schlein».
LE REAZIONI DEL GOVERNO
Intervistata dal Corriere della Sera, la premier Giorgia Meloni ha dichiarato che non prevede di arrivare al salario minimo per legge. L’approccio del governo va piuttosto «nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa, investire sul welfare aziendale, agire su agevolazioni fiscali e contributive, stimolare i rinnovi contrattuali». Posizione confermata dal Ministro del Lavoro Marina Calderone e condivisa da una parte dei sindacati. Secondo Luigi Sbarra, segretario della Cisl, la legge sul salario minimo rischierebbe «di creare alibi e pretesti alle imprese che a quel punto possono decidere di uscire dall’applicazione dei contratti». Più aperturista la posizione di Confindustria: «Tutti i contratti – riferisce il presidente Carlo Bonomi – anche nelle qualifiche più basse, sono superiori ai 9 euro lordi: è il segno evidente che la contrattazione tra noi e il sindacato è virtuosa, porta a maggiori benefici a lavoratori e imprese». Per Elly Schlein il governo «vive in un altro Paese» e spetta alle opposizioni «unire la lotta sui temi concreti come il salario minimo». Tutte tranne Italia Viva, a quanto pare.