Presidenziali Usa 2024: ecco i candidati e il nuovo ruolo delle AI

La corsa alla Casa Bianca per le presidenziali Usa del 2024 è già iniziata e vede in campo diversi candidati, sia tra i Democratici che tra i Repubblicani. A giugno 2023 sono già molti i nomi noti, tra ex presidenti, governatori e persino autrici di best-seller.

Scopriamo di chi si tratta e perché le intelligenze artificiali (AI) stanno già da adesso giocando un ruolo inedito nello sviluppo delle campagne elettorali di alcuni dei candidati.

Le primarie di partito

Le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti si terranno il 5 novembre 2024. Saranno le 60esime elezioni presidenziali della storia del Paese. Durante il periodo precedente alla campagna elettorale ufficiale, i candidati repubblicani e democratici cercano di ottenere la nomina dai rispettivi partiti politici.

I candidati alle primarie democratiche del 2020; al centro Joe Biden e Bernie Sanders, i due favoriti dell’epoca. Alla fine vinse Biden, diventando poi il presidente degli Stati Uniti

Ciò avviene attraverso le elezioni primarie dopo le quali i partiti concordano su un candidato. Gli iscritti eleggono una serie di delegati che si recheranno alla convention del proprio partito. Essi eleggeranno un candidato alla presidenza e alla vice presidenza. Questa coppia di candidati viene definita il ticket del partito, anche se il vice presidente alla fine è scelto direttamente dal candidato alla presidenza.

I possibili scenari

Al momento un crescente numero di repubblicani sta battagliando per la nomina del partito e la possibilità di affrontare il candidato democratico nelle elezioni presidenziali del 2024. L’ex presidente Donald Trump – sconfitto dallo stesso Biden nel 2020 – è attualmente favorito nella corsa alle primarie Repubblicane, ma con alcuni contendenti pericolosi.

Donald Trump durante uno dei suoi comizi politici

Dall’altra parte Joe Biden appare un candidato più solido per il partito Democratico, nonostante la sua presidenza sia considerata tra le meno popolari degli ultimi anni. Ma alcune figure dem stanno facendo un tentativo contro l’attuale presidente per ottenere un posto sulla scheda elettorale delle elezioni generali di novembre 2024. Gli oppositori giocano sul fattore età del presidente Biden, già adesso ottantenne.

Le primarie repubblicane
Donald Trump:

L’ex presidente degli Stati Uniti ha annunciato la sua candidatura lo scorso novembre. Nonostante l’impopolarità presso ampie fette di elettorato, Trump ha mantenuto una forte presa sulla sua base e ha rafforzato la sua posizione nei sondaggi. Di recente è stato incriminato dai procuratori di New York in relazione a un presunto pagamento di hush money (“denaro per il silenzio”) a una pornostar. Trump è il favorito del partito Repubblicano.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump
Ron DeSantis:

Governatore della Florida, DeSantis si è posizionato più a destra rispetto a Trump su diverse questioni chiave. È al secondo posto nei sondaggi e ha firmato leggi che impongono nuove restrizioni sull’aborto e un allentamento delle leggi sulle armi in Florida. Le sue posizioni potrebbero aiutarlo nelle primarie repubblicane, ma potrebbero essere viste male dall’elettorato più moderato.

Ron DeSantis, candidato repubblicano, in un comizio conto il Woke Act
Mike Pence:

L’ex vicepresidente di Trump si è distanziato dal suo ex capo dopo Capitol Hill, quando era all’interno dell’edificio. Pence ha affermato che la storia giudicherà Trump per il suo ruolo nell’attacco. Si tratta di un conservatore convinto, la cui strategia è attrarre la comunità cristiana evangelica.

Mike Pence, un altro dei candidati che vogliono sfidare Trump alle elezioni di partito
Chris Christie:

Ex governatore del New Jersey, Christie ha servito come consigliere della campagna di successo di Trump nel 2016, ma da allora è diventato un critico vocale dell’ex presidente. Ex procuratore federale, Christie sostiene di essere l’unico avversario con le capacità e la volontà di attaccare direttamente Trump.

Chris Christie durante un comizio elettorale
Doug Burgum:

Governatore del North Dakota per la seconda volta di fila, Burgum ha costruito un’azienda di successo nel settore del software prima di venderla a Microsoft nel 2001. Sostenitore di basse tasse e minori regolamentazioni, si ritrae come un conservatore tradizionale e si concentrerà su economia e sulla sicurezza nazionale.

Doug Burgum all’annuncio della sua candidatura per le presidenziali 2024
Le primarie democratiche
Joe Biden:

L’attuale presidente degli Stati Uniti ha annunciato la sua candidatura il 25 aprile 2023. Biden, già il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti, dovrà convincere gli elettori di avere la resistenza necessaria per altri quattro anni alla Casa Bianca. Gli alleati di Biden sostengono che sia l’unico candidato democratico in grado di sconfiggere Trump. Al momento non sta affrontando una minaccia seria da parte di un contendente democratico.

Il Presidente in pectore Joe Biden, favorito assoluto per la nomina a candidato dei democratici
Marianne Williamson:

L’autrice di best-seller e guru del self-help ha lanciato la sua seconda campagna, nonostante le scarse possibilità di successo. Ha lanciato la sua ultima campagna a marzo, questa volta per sfidare Biden nella corsa per la nomination democratica.

Marianne Williamson, che vuole sfidare Biden alle prossime primarie dem
Robert Kennedy Jr.:

Avvocato e attivista contro i vaccini, Kennedy Jr. sta facendo un tentativo per la nomination democratica. È figlio del senatore statunitense Robert F. Kennedy, assassinato nel 1968 durante la sua stessa campagna presidenziale. Kennedy è stato bandito da YouTube e Instagram per la diffusione di disinformazione sui vaccini e sulla pandemia. Il suo account Instagram è stato ripristinato dopo l’annuncio della candidatura.

Robert Kennedy Jr., uno dei possibili candidati dem
Un nuovo tipo di campagna elettorale

La campagna elettorale si svolgerà in gran parte sui social media, dove i candidati cercano di costruire un rapporto diretto con gli elettori, soprattutto i più giovani. Le intelligenze artificiali (AI) giocano un ruolo sempre più rilevante nella diffusione e nell’analisi dei messaggi politici sui social.

Le AI possono sicuramente aiutare i candidati a ottimizzare la loro efficacia comunicativa, adattandola ai diversi target, canali e contesti. Possono anche fornire strumenti per monitorare l’andamento della campagna, misurare le preferenze degli elettori e prevedere gli scenari possibili.

Ma le AI possono essere usate per diffondere contenuti falsi o ingannevoli. Possono anche essere sfruttate per amplificare i messaggi attraverso i bot, account falsi alimentati dalle AI o dagli script, creando bolle informative e polarizzando il dibattito.

O peggio, le intelligenze artificiali sono in grado di generare contenuti pericolosi per la sicurezza pubblica. Come nel caso sottostante, in cui un deepfake di gennaio 2023 del presidente russo Vladimir Putin, inserito da un hacker nella programmazione televisiva rdel Paese, aveva annunciato la mobilitazione di massa e la legge marziale in Russia.

La sfida per i candidati, ma anche per gli elettori, è saper usare le AI in modo etico e responsabile, senza cadere nelle trappole della disinformazione o della manipolazione. La trasparenza, la verifica delle fonti e il confronto critico sono alcune delle buone pratiche da seguire da ambo i lati.

DeSantis e la guerra dei deepfake

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbraccia il suo nemico giurato, il dottor Anthony Fauci, che sorride in risposta. In un’altra, Trump bacia Fauci sul naso. Sono delle immagini pubblicate dalla campagna del governatore della Florida Ron DeSantis.

Esse dimostrano come i contendenti alla Casa Bianca repubblicana del 2024 abbiano portato la loro guerra di parole nel campo dell’intelligenza artificiale, mescolando fatti e finzione.

Le immagini fanno parte di un video che il team di DeSantis ha condiviso su Twitter. Il video critica Trump per non aver licenziato Fauci, l’ex capo dell’ufficio malattie infettive degli Stati Uniti, la cui spinta per le restrizioni COVID-19 lo ha trasformato in un uomo nero per molti conservatori. Eccolo qui in basso

La sottile linea tra AI e realtà

Secondo un’analisi delle tracce lasciate dai generatori di immagini sintetiche, le tre immagini di Trump sono state generate dall’intelligenza artificiale. Lo ha sostenuto Matthew Stamm, professore di ingegneria elettrica e informatica alla Drexel University: «I nostri risultati indicano in modo coerente che queste immagini sono false».

Ma i risultati non sono conclusivi, e non esiste ancora un metodo unanimemente accettato per distinguere le immagini generative da quelle reali. «È stato subdolo mescolare le immagini reali e quelle false, come se la presenza dell’immagine reale desse più credibilità alle altre immagini». Lo ha affermato all’agenzia di stampa Reuters Hany Farid, pioniere della scienza forense delle immagini digitali, che insegna all’Università Berkeley, in California.

Matthew Stamm, professore di scienza forense delle immagini digitali all’Università di Berkely

Una persona a conoscenza dell’operazione della campagna di DeSantis ha detto che il team di Trump starebbe «continuamente pubblicando immagini false e punti di discussione falsi per infangare il governatore».

Anche Trump ha usato immagini alterate per attaccare DeSantis, il suo rivale più vicino, e non solo. Ma finora aveva condiviso contenuti palesemente falsi. Ad esempio DeSantis che cavalca un rinoceronte, un suggerimento che il governatore è un repubblicano «solo di nome». Ecco alcuni esempi.

Cosa sono i deepfake

I deepfake sono una tecnica di sintesi di immagini, video e audio basata sull’intelligenza artificiale. Essa permette di combinare e sovrapporre contenuti esistenti con contenuti originali in maniera realistica, creando scene false e mai accadute. Il termine deriva dall’unione di “deep learning” e “fake”, e indica l’uso di algoritmi di apprendimento automatico per generare contenuti falsi.

La tecnologia funzionano grazie a un’architettura di intelligenza artificiale chiamata rete antagonista generativa (GAN), che consiste in due reti neurali che si sfidano a vicenda: una rete generativa, che crea le immagini false, e una rete discriminativa, che cerca di riconoscerle. Il processo si ripete fino a quando la rete generativa riesce a ingannare la rete discriminativa. Di seguito un tweet che spiega come vengono prodotti i deepfake video.

I deepfake possono essere usati per scopi ludici, artistici o satirici, ma anche per fini illeciti o dannosi. Per riconoscerne uno occorre prestare attenzione a eventuali incongruenze o anomalie nelle immagini. Sfocature, distorsioni, sfalsamenti tra audio e video o movimenti innaturali. Ed è come sempre utile verificare la fonte e la provenienza dei contenuti, e confrontarli con altre informazioni affidabili.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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