Le forze russe non erano mai state così vicine a Kiev. Ieri mattina nella capitale ucraina è stato colpito dai bombardamenti un condominio di nove piani. Nelle operazioni di soccorso, gli operatori hanno rinvenuto due morti, più altre tre persone portate d’urgenza all’ospedale. Nella serata del 15 marzo dovrebbe iniziare un coprifuoco di 36 ore, come ha annunciato il sindaco Vitali Klitschko.
Non ce l’ha fatta invece la donna rimasta ferita dopo l’attacco russo a Mariupol. Incinta e distesa su una barella, la sua foto aveva fatto il giro del mondo la scorsa settimana, mentre veniva portata fuori dalle macerie di un ospedale pediatrico. Dopo alcuni giorni di intervento, i medici non sono riusciti a salvare né lei né il bambino.
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I NUOVI NEGOZIATI
Il quinto round di negoziati tra le due parti, iniziato il 14 marzo, sta continuando in videoconferenza. A commento, Ihor Zhovka, consigliere del premier ucraino Zelensky, aveva detto che la posizione di Mosca sembrava «più costruttiva di quanto non fosse in precedenza». Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov si era comunque detto ottimista sulla buona riuscita del conflitto. Inoltre, a smentire le accuse lanciate alla Russia per aver chiesto aiuti militari alla Cina prima dell’inizio del conflitto, il portavoce ha poi dichiarato che il suo Paese ha il potenziale per continuare da solo.
Sempre il 14 marzo si sono incontrate a Roma le delegazioni di Stati Uniti e Cina, guidate rispettivamente da Jake Sullivan e Yang Jiechi, consigliere alla Sicurezza nazionale americano e capo della diplomazia del Partito comunista cinese. Dal colloquio sono trapelate poche notizie. È certo però che il primo ha chiesto al secondo che il suo Paese non dia sponde alla Russia sotto il punto di vista delle sanzioni, perché «ci sarebbero conseguenze significative per chi aggira l’embargo».
Il 15 marzo, Sullivan è rimasto a Roma e si è incontrato con Draghi e con il suo consigliere diplomatico Luigi Mattiolo. L’incontro non è tanto importante sul piano dei contenuti (condanna dell’ingiustificata aggressione russa e linea comune nel risponderle), quanto sul piano ideale. Sembra un modo per far ritrovare all’Italia centralità sul piano diplomatico. Cosa che aveva perso perché finora Francia, Germania e Stati Uniti hanno giocato il ruolo di protagonisti.
In quello stesso giorno, il premier ucraino, Volodimir Zelensky, ha partecipato ad un incontro della Joint Expeditionary Force di Londra, un’alleanza militare guidata dal Regno Unito e composta dai Paesi scandinavi e baltici, con l’aggiunta di Danimarca, Olanda, Islanda e Groenlandia. In quest’occasione, Zelensky ha dichiarato: «L’Ucraina si rende conto che non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo». Potrebbe essere un inizio per la de-escalation del conflitto.
NUOVI FRONTI DIPLOMATICI
Inoltre, Israele sembra intenzionata a svolgere un importante ruolo diplomatico. Il primo ministro Naftali Bennett ha incontrato entrambi i leader dei Paesi in guerra, Putin e Zelensky. Secondo quanto riporta il Jerusalem Post, la Russia potrebbe essere disponibile a tenere negoziati con l’Ucraina a Gerusalemme. Una posizione simile di mediazione, nei giorni scorsi aveva provato ad aprirla anche il leader turco Erdogan. Quest’ultimo era riuscito a riunire allo stesso tavolo i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina ad Adalia, nel sud della Turchia, il 10 marzo.
I GIORNALISTI E LA GUERRA
Si registrano vittime anche tra i giornalisti. Il primo è stato l’americano Brent Renaud, ucciso dalle forze russe a Irpin, nei sobborghi di Kiev. Il collega, che era con lui, è stato ferito ma è riuscito a salvarsi. «Avevamo passato un ponte a Irpin, volevamo filmare la fuga dei rifugiati», ha riferito dall’ospedale: «Lui è stato colpito al collo, ci siamo divisi». Nelle ultime ore c’è stata un’altra vittima. Si tratta di Pierre Zakrzewski, reporter di guerra per Fox News. L’uomo era rimasto ferito dopo un attacco al veicolo con cui stava viaggiando per raccogliere informazioni vicino Kiev. «Oggi è un giorno molto triste per Fox News Media e per tutti i giornalisti che rischiano le loro vite per raccontare le notizie», ha riferito l’emittente americana.
Nel frattempo crescono le forme di dissenso interne contro Vladimir Putin. Il caso più eclatante è stato quello della giornalista Marina Ovsjannikova. La donna aveva fatto irruzione durante il tg serale del primo canale russo sventolando un cartello contro la propaganda statale.
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È stata per questo prontamente arrestata. Per diverse ore nessuno ha avuto più notizie su di lei, nemmeno i suoi avvocati. Poi, nel tardo pomeriggio del 15 marzo, il tribunale ha comunicato il suo rilascio e la condanna a pagare una multa.