Calo nascite, la Cina lancia la «cultura della gravidanza»

Per la prima volta dal 1961 la popolazione della Cina è in calo, con meno nascite che morti. Per reagire all’emergenza, il 15 maggio 2023 il Dragone ha annunciato il lancio di progetti pilota in 20 città per promuovere una «cultura del matrimonio e della gravidanza».

Una «nuova era», come l’ha definita il Global Times, tra le prime testate a parlare della vicenda. Si tratta di un tentativo del Paese per contrastare il calo delle nascite. Tra le città coinvolte nel progetto pilota ci sono l’hub manifatturiero di Guangzhou e Handan, nella provincia di Hebei.

Il problema della natalità tocca anche l’Italia. L’Istat prevede la scomparsa di 11 milioni di italiani nei prossimi decenni, senza nessun intervento degno di nota da parte delle istituzioni.

Vediamo più da vicino entrambe le questioni.

Nuovo approccio alla pianificazione familiare

La China’s Family Planning Association – l’organismo nazionale che gestisce le politiche sulla popolazione e sulla fertilità – è stata incaricata d’implementare i nuovi progetti. L’obiettivo è incoraggiare le donne a sposarsi e ad avere figli, a promuovere la condivisione delle responsabilità educative tra i genitori, e a frenare le usanze obsolete come i “prezzi della sposa“, dovuti al rapporto squilibrato tra donne e uomini in Cina.

Delle spose cinesi con i rispettivi mariti

«Il nostro obiettivo è di guidare maggiormente i giovani verso il concetto di matrimonio e parto», ha affermato il demografo He Yafu al Global Times.

Rafforzare l’incentivo alla natalità

L’iniziativa arriva nel mezzo di una serie di misure adottate dalle province cinesi per stimolare la natalità. Tra esse figurano gli incentivi fiscali e i sussidi per l’abitazione e l’istruzione per le famiglie con un terzo figlio. I provvedimenti rappresentano un cambio radicale rispetto alla politica del figlio unico, attuata dalla Cina dal 1979 al 2015, portando a una serie di criticità demografiche e permettendo all’India di diventare la nazione più popolosa al mondo.

Per contrastare l’invecchiamento della popolazione, alcuni consiglieri del governo hanno proposto di permettere alle donne single e non sposate di avere accesso al congelamento degli ovociti e alla fecondazione in vitro, tra gli altri servizi, per aumentare il tasso di fertilità del Paese.

La politica del figlio unico

La politica del figlio unico è stata una delle strategie demografiche più controverse nella storia della Cina. Fu introdotta nel 1979 dal Partito Comunista Cinese, come una misura per controllare la rapida crescita della popolazione e promuovere lo sviluppo economico sostenibile.

All’inizio il governo cinese riteneva che una popolazione più piccola e più facile da gestire avrebbe contribuito a una efficace distribuzione delle risorse e a una migliore qualità della vita per i cittadini. La politica stabiliva che ogni coppia urbana potesse avere un solo figlio, mentre alcune coppie rurali potevano avere un secondo figlio se il primo fosse stato una femmina o avesse avuto una disabilità.

Una pubblicità del governo cinese sulla politica del figlio unico

Le coppie che violavano la politica erano soggette a multe, perdita di benefici governativi e, in alcuni casi, aborti forzati o sterilizzazioni. La politica ha avuto un impatto significativo sulla riduzione della crescita della popolazione, contribuendo a una diminuzione del tasso di fertilità. La preferenza culturale per i figli maschi ha portato a un aumento degli aborti selettivi per sesso, creando un significativo squilibrio tra i sessi nella popolazione cinese.

Nel 2015, la Cina ha annunciato la fine della politica del figlio unico, introducendo la politica del secondo figlio per consentire a tutte le coppie di avere due figli. Nel 2021 la Cina ha introdotto la politica del terzo figlio, che consente a tutte le coppie di avere tre figli. Ma le risposte iniziali suggeriscono che molti cittadini potrebbero essere riluttanti a sfruttare questa nuova politica, a causa dei costi e delle pressioni associate all’allevamento di un figlio in Cina. Situazione molto simile a quella italiana.

Calo nascite in Italia, l’emergenza

«La storia demografica italiana è cresciuta fino al 2014, ma oggi un grande Paese che comincia a perdere popolazione» Sono le parole di Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istituto nazionale di statistica (Istat). Il presidente si è espresso l’11 maggio in occasione della terza edizione degli Stati generali della natalità, a Roma.

Il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo

«Oggi abbiamo più morti che nati. La previsione per i prossimi anni è che i 59 milioni di oggi scendano a 48 milioni e quindi spariscono 11 milioni di persone. Avremo 800mila morti l’anno, a fronte di 300mila nascite». A causa di questo, secondo Blangiardo, «perderemo 500 miliardi di Pil».

Viviamo in «un mondo che invecchia. Gli 800mila ultranovantenni di oggi» saranno «2,2 milioni nel 2070, di cui 145mila ultracentenari. Teniamone conto perché ci sarà una spesa sanitaria enorme per dare una qualità di vita ad una popolazione così invecchiata».

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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