Le Nazioni Unite: “Il Sahel è un crocevia di droghe”

Il 20 aprile le Nazioni Unite hanno pubblicato un report che cambia le carte in tavola per quanto riguarda i corridoi del traffico illegale di droghe. Le regioni del Sahel – Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Sudan – sono al centro di questa questione di carattere globale. Il commercio di droghe in questa zona del continente africano non è una novità. La vastità del territorio, il Sahel taglia l’Africa da ovest a est per 3.053.000 km², e la presenza di moltissime tribù nomadi facilitano la nascita e lo sviluppo di questo fenomeno. Ciò che sconvolge è l’aumento del commercio negli ultimi due anni.

I dati del report

Le Nazioni Unite sostengono che al centro del commercio ci sono cocaina e cannabis. Tra il 2013 e il 2021 sono stati intercettati scambi di circa 13kg di cocaina all’anno. Negli ultimi anni questo numero è drasticamente aumentato. Oggi si fa riferimento a un commercio di circa 1.466kg. questo corridoio ha una lunga storia. Le sostanze che passano per il Sahel viaggiano per quasi tutto il mondo e questa zona dell’Africa non è altro che un punto di passaggio. La cocaina e la cannabis che vengono commerciate nella regione arrivano dal Sud America, da paesi come Colombia o Messico, per terminare la propria corsa in Europa.

Le regioni del Sahel

In questa logistica il Sahel viene scelto per delle ragioni di tipo pratico. Prima di tutto, come si è detto, perché è difficile intercettare un commercio illegale in un’area geografica così estesa. In secondo luogo perché la zona ha visto un aumento significativo della criminalità organizzata, quindi diventa più semplice camuffare cocaina e cannabis all’interno di un più ampio commercio illegale, come può essere quello delle armi, ad esempio. Va anche presa in considerazione l’instabilità dei governi locali, che facilitano questi scambi.

La criminalità

Le vere vittime del commercio di droghe per il Sahel sono le popolazioni locali. I ricavi del corridoio che si è creato per il Sahel vanno tutti, o quasi, alle milizie e ai gruppi armati delle regioni. Si tratta di organizzazioni illegali che minano la pace e l’equilibrio dei paesi interessati. Spesso sono gruppi terroristici che con i guadagni dei traffici di droghe riescono a comprare armi da fuoco. È un problema enorme, soprattutto se si considera che molti dei paesi del Sahel hanno visto nella loro storia colpi di stato e dittature militari. Tra l’altro, questo corridoio vale più di 50.000$ all’anno, sempre secondo i dati delle Nazioni Unite.

Il report esamina anche chi sono gli attori principali di questo contrabbando. Oltre alla criminalità organizzata che sta dilagando, sono coinvolti membri delle élite politiche locali, membri importanti delle comunità e alcune delle tribù nomadi della zona. È un aspetto significativo perché consente alla criminalità di infiltrarsi negli strati più profondi dei governi. Il risultato della corruzione si manifesta nell’aumento di consumo di sostanze da parte della popolazione.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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