Tim al bivio tra gestione del debito e cessione della rete

Tim o Telecom italia e il suo famoso logo

Nella tormentata vicenda di Telecom Italia (Tim), l’ultima settimana ha visto un intenso susseguirsi di eventi che stanno impattando sul valore delle azioni in Borsa.

Partiamo da giovedì 7 marzo 2024, data di pubblicazione del  piano industriale 2024-2026 Free to Run, presentato alla comunità finanziaria in occasione del Capital Market Day. Il piano non è stato preso bene. Durante la seduta di quel giorno un crollo drammatico ha caratterizzato la giornata di Tim. Le azioni hanno iniziato perdendo oltre il 13% del loro valore, scivolando poi verso una chiusura catastrofica a -24% rispetto al giorno precedente.

L’evento è stato innescato da una rivelazione inaspettata: un debito maggiore di un miliardo di euro per l’anno in corso, fatto che ha messo in allerta gli analisti e la comunità finanziaria.

Il ruolo del cda

La reazione del mercato si è basata sulla mancanza di chiarezza e precisione da parte del management di Tim. A fronte di queste incertezze, il consiglio di amministrazione (cda) – sotto la guida dell’a.d. Pietro Labriola – si è riunito in un consiglio straordinario per discutere la situazione e trovare una strategia efficace per ristabilire la fiducia degli investitori.

Pietro Labriola, Amministratore delegato di Telecom Italia
Pietro Labriola, Amministratore delegato di Telecom Italia

Il 10 marzo il cda ha pubblicato le integrazioni al piano industriale Free to Run, che hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco. Oltre a confermare la guidance della società, Tim ha comunicato che «nel 2025 il Net cash flow è atteso intorno allo zero e nel 2026 intorno a 0,5 miliardi di euro». Un flusso di cassa che non vedrà il segno più ancora per un paio d’anni.

Il flusso di cassa ci dice quanta liquidità circola in una azienda, ossia che appunto è presente in cassa. Un dato utile per capire se i movimenti monetari sono sufficienti per coprire il fabbisogno di capitale circolante. Un parametro essenziale per misurare la salute delle imprese.

Salute che però nei prossimi anni potrebbe anche migliorare. Per la precisione, il gruppo ha sottolineato che questi livelli di flusso di cassa, «se normalizzati, potrebbero tradursi in valori superiori», cioè  a ben «0,4 miliardi di euro nel 2025 e 0,8 miliardi di euro nel 2026».

Netco e Kkr

Ormai da settimane, se non mesi, l’attenzione della comunità finanziaria si è concentrata sulla complessa e delicata operazione di cessione della rete a Kkr. Una guerra su due fronti per Tim. Il direttore finanziario Adrian Calaza ha mostrato apertura a un eventuale passo indietro, nel tentativo di placare le acque e fornire una nuova direzione. Il board, sebbene non abbia preso decisioni definitive, ha dimostrato una solidarietà che lascia sperare in una risoluzione costruttiva.

Il nodo cruciale, pertanto, rimane la gestione del debito e il piano di cessione della rete, un’operazione ancora soggetta all’approvazione dell’Antitrust dell’UE. La timeliness è essenziale, poiché la chiusura dell’operazione è previsto tra giugno e agosto. Ma i recenti sviluppi hanno evidenziato come la strategia aziendale di Tim continui a bruciare cassa, con un indebitamento netto after-lease che si prospetta in aumento entro la fine dell’anno.

La reazione del mercato

La situazione si è complicata dopo le proiezioni per i prossimi anni. Se da un lato gli sforzi di normalizzazione e le potenziali cessioni, come quella della divisione Sparkle, potrebbero apportare un certo sollievo finanziario, dall’altro lato restano molteplici incertezze per Tim.

La risposta nel lungo termine del mercato alla nuova roadmap finanziaria di Tim sarà cruciale nei prossimi mesi. Nella giornata dell’11 marzo Piazza Affari ha visto un iniziale ottimismo con un rialzo del 3%, seguito da un più cauto +1%. Dopo le 10:00, però, il prezzo è crollato da circa 0,22 a 0,20 centesimi, salvo poi correre ai ripari intorno ai 0,21 centesimi per azione a metà seduta (-4,28%).

Nel grafico le prestazioni in Borsa di Tim degli ultimi sei mesi; si noti il deciso crollo a marzo 2024
Nel grafico le prestazioni in Borsa di Tim degli ultimi sei mesi; si noti il deciso crollo a marzo 2024

Sarà fondamentale per Tim mantenere un dialogo aperto e costruttivo con gli investitori, delineando un percorso credibile per il rientro dal debito e la stabilizzazione finanziaria. L’azienda si trova a un bivio. Le decisioni prese nel breve termine avranno ripercussioni sul suo futuro. Il mercato, così come gli analisti, terranno d’occhio gli sviluppi, sperando che Tim possa navigare queste acque turbolente e sopravvivere alla tempesta.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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