Mes, ecco perché l’Italia è restia ad accettarlo

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è da anni al centro delle polemiche in Italia. Il nostro Paese è l’unico a non aver ratificato la sua riforma.

Nel pomeriggio del 14 novembre 2023 Giorgia Meloni ha convocato un vertice di maggioranza per trattare la questione. Il governo ha sei giorni, fino al 20 novembre, prima che discussione sulla riforma del Mes torni al Parlamento italiano. Nel frattempo cerchiamo di capire che cosa è il Mes, perché l’Europa ha bisogno di questa riforma e come mai l’Italia la osteggia da anni.

Cosa è il Mes

Del Mes fanno parte 19 dei 27 Stati membri dell’Eurozona. Parliamo di un Trattato istituito nel 2012 per sostituire il Fondo salva-stati. Lo scopo originario era sostenere finanziariamente i paesi dell’Unione europea a rischio default, tema che era caldo a pochi anni dalla crisi economica del 2007-2008​​.

Nella mappa in blu i Paesi che partecipano al Mes; in rosso, i Paesi Ue che non vi rientrano

La riforma del Mes è stata concordata a gennaio 2021, durante il governo Conte. La sua ratifica è attesa dall’Unione Europea, ma manca ancora l’approvazione del Parlamento italiano​​. Una decisione in merito è prevista dal governo Meloni entro dicembre 2023.

Il Meccanismo europeo di stabilità ha la capacità di mettere a disposizione fino a 500 miliardi di euro, raccolti sul mercato attraverso diversi strumenti finanziari. Al momento i prestiti possono essere concessi attraverso due linee di credito: una condizionale precauzionale (Pccl) con condizioni leggermente più morbide; e una soggetta a condizioni rafforzate (Eccl), con condizioni più dure​​.

Cosa è cambiato con la riforma del Mes?

Non ci saranno più linee di credito a condizioni più morbide, con la riforma si introducono clausole più restrittive e un nuovo Patto di Stabilità. Inoltre si lega il Mes al Fondo di Risoluzione Unico (Fsr), finanziato dalle banche degli Stati dell’Eurozona per risolvere le crisi bancarie, permettendo al meccanismo di intervenire con prestiti fino a 55 miliardi di euro per salvare le banche in difficoltà​.​

Una novità della riforma riguarda il “backstop”, un paracadute finanziario che il nuovo Mes fornirebbe al “Fondo di risoluzione unico” (Fsr). Il backstop sarebbe interamente finanziato dalle banche degli Stati dell’area euro, ed è pensato unicamente per risolvere le crisi bancarie. Solo se il Fsr finisce i soldi, il Mes presterà le risorse necessarie attraverso i fondi degli Stati. 

La Silicon Valley Bank fallita nel 2023, un esempio di crisi risolvibile col nuovo Mes

Se la riforma del trattato diventasse effettiva, i membri del Mes avranno non più una clausola di azione collettiva (Cac) a maggioranza doppia, ma singola. Cosa significa? Se un Paese non riesce a ripagare il proprio debito pubblico basterà solo una votazione a maggioranza – e non una doppia votazione – per chiedere la ristrutturazione del debito, cioè per ricontrattarne le condizioni. Ipotesi sicuramente non a vantaggio dell’economia italiana, che soffre di un debito che va oltre il 140% del Prodotto interno lordo (Pil).

L’Italia e il Mes

Nel lontano 2012 Camera e Senato avevano approvato la ratifica del Trattato sul Mes con maggioranze abbastanza evidenti. Ben 380 sì, 36 astenuti e 59 no per la Camera; e 191 si, 15 astenuti e 21 no per il Senato.

L’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, alle sue spalle, l’allora Presidente del consiglio Mario Monti nel 2012

La situazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in Italia è attualmente in una fase cruciale. Negli scorsi anni sono state ampie riserve dell’Italia sul Mes, in particolare dai partiti di destra, che criticano la mancanza di controllo del Parlamento europeo su chi guida il Mes.

Per l’Italia ratificare la riforma del Mes equivale ad accettare le modifiche proposte e sottostare alle condizioni di partenza se dovesse usufruire di questo strumento. Se ad esempio il debito italiano – attualmente a 2.841 miliardi di euro – venisse ritenuto non sostenibile dal direttivo del Mes, si potrebbe chiedere una ristrutturazione come condizione per il prestito.

Si tratta dell’ipotesi peggiore per il futuro dell’economia italiana. Da quella richiesta si potrebbe scatenare una perdita di fiducia dei mercati e un aumento dei tassi sui Titoli di Stato italiani​​. D’altro canto il governo, guidato dalla premier Giorgia Meloni teme le conseguenze di una non approvazione della riforma del Mes. A partire dal possibile isolamento in Europa in un periodo in cui la situazione economica internazionale è già delicata​​.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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