Messaggi, Whatsapp, mail, chiamate…switched off. Da oggi in Belgio il Diritto alla disconnessione negli orari non lavorativi diventa legge. Attualmente, vengono presi in considerazione solo i dipendenti pubblici, che ammontano a circa 65 mila lavoratori in smart working. L’obiettivo di questa decisione è evitare che le ore di lavoro da casa non arrivino ad inglobare tutto il tempo libero delle persone.
Ogni piattaforma potrà essere disconnessa e ci si potrà concentrare sulla propria vita privata, a meno che non si verifichino situazioni di estrema urgenza ed eccezionalità. Il governo di Bruxelles sta ora riflettendo su come gestire, da questo punto di vista, il settore privato, ma i gruppi imprenditoriali non sembrano vedere di buon occhio il nuovo approccio.
Il Ministro della Pubblica amministrazione belga, Petra de Sutter, ha sottolineato che è opportuno fare uscire le persone dalla sensazione di dover essere sempre connesse, anche quando i compiti lavorativi sono terminati. Lavorando in smart working, infatti, è molto facile ritrovarsi a non dire no ad una consegna in più, poiché il contesto può rendere la linea divisoria tra lavoro e tempo libero un po’ sfuocata. La conseguenza principale è che i dipendenti si sentano in dover di garantire una disponibilità quasi totale anche fuori orario di lavoro.
Le riflessioni sul diritto alla disconnessione
Le riflessioni sul diritto alla disconnessione si sono intensificate con la diffusione del Covid. Costretti a casa, i lavoratori si sono ritrovati a dover affrontare la propria vita lavorativa in maniera totalmente differente. Circa l’84% di belgi – quasi 4 su 5 – ammette di gradire l’idea di lavorare da casa, in un desiderato periodo post-pandemia, anche più di un paio di giorni a settimana. Vivo però è «Il rischio di stress e burnout» che, come afferma De Sutter, «è la malattia di oggi» .
L’Europa si sta gradualmente adattando a questa nuova modalità di intendere il lavoro, dato che molte attività possono essere svolte sia trovandosi lontani dalle proprie sedi lavorative, sia essendo dall’altra parte del mondo.
Quello del Belgio, infatti, non è un caso isolato. La Francia, già nel 2017, aveva iniziato ad intraprendere un percorso di tutela della vita privata – nonché della salute psico-fisica – dei propri dipendenti. Così, è stato vietato ai datori di lavoro di contattare i propri impiegati fuori dagli orari prestabiliti dai contratti.
Una strada intrapresa a novembre 2021 dal Portogallo, nei confronti delle aziende con più di dieci dipendenti. Anche la Germania ha iniziato a muoversi nella stessa direzione. L’Italia, con la legge del 6 maggio 2021, aveva già iniziato a proteggere le persone che svolgono il proprio lavoro in modalità agile.