Oliviero Toscani è morto. Il celebre fotografo si è spento a 82 anni all’ospedale di Cecina. Provocatorio, pop, irriverente, blasfemo, mai banale. Toscani ha lasciato il segno nella cultura italiana e mondiale. Soffriva da due anni di amiloidosi, una malattia rara che aveva rivelato di avere al Corriere della Sera lo scorso agosto.
Gli inizi
La fotografia era un affare di famiglia. Il padre, Fedele Toscani, era un affermato fotografo del Corriere della Sera. Aveva immortalato Mussolini mentre faceva la pipì sul lungomare di Rimini e, qualche anno più tardi, i cadaveri del Duce e di Claretta Petacci appesi a testa in giù a piazzale Loreto.
Nato nel 1942 a Milano, Oliviero Toscani, dopo aver studiato al liceo Parini, si diploma in fotografia e grafica all’Università delle arti di Zurigo tra il 1961 e il 1965. Nei sessant’anni successivi ha lavorato in tutto il mondo, diventando l’occhio critico di tutte le riviste più importanti.
La prima foto della sua carriera la fece, però, ad appena 14 anni. Il 31 agosto 1957, il giovane Toscani si ritrovò insieme al padre a Predappio nel giorno della sepoltura dei resti di Mussolini. Appena arrivati, il padre gli consegnò una Leica e gli disse: «Se vedi qualcosa di interessante, immortalalo subito». Detto fatto, l’adolescente fotografò Rachele Mussolini vestita di nero, dolente nel corteo funebre. La foto fece il giro del mondo intero.
Toscani ha spaziato dalla pubblicità alle campagne di impegno sociale. Il suo nome è legato a migliaia di fotografie che scandalizzarono e sorpresero, mettendo davanti alle persone tendenze e fenomeni che la società stessa sembrava non voler ammettere, sempre con il suo sguardo pop, innovativo, spiazzante e mai banale.
Non solo ritrasse i grandi personaggi del secondo novecento, Andy Wharol, Patty Smith, Lou Reed, Dylan Thomas, Fidel Castro, Muhammad Ali. Ma li frequentò in maniera assidua da pari a pari. Storico il rapporto con il pugile americano, in onore del quale chiamò la sua ultima genita Ali.
Eppure, come detto al Corriere nell’ultima intervista, non voleva essere ricordato per nessun lavoro specifico ma per «l’insieme, l’impegno. Non è un’immagine che ti fa la storia, è una scelta etica, estetica, politica da fare con il proprio lavoro».
Gli scatti più iconici
Le campagne di Toscani sono legate indissolubilmente a un nome: Luciano Benetton. Il rapporto con l’imprenditore veneto sfociò in una collaborazione pubblicitaria e artistica molto spesso legata a intenti sociali e politici.
In primis, i corpi abbracciati dei modelli di tutte le nazionalità. Nove ragazzi e ragazze di etnie diverse. Nudi e uguali nella loro nudità. E una voce che cita il Cantico delle Creature di San Francesco: «La rivoluzione che diventa confusione perché toglie l’identità certa all’Oriente e all’Occidente».
Altra fotografia iconica, con poco bisogno di spiegazioni, è il bacio tra il prete e la suora. Era il 1991. Due ragazzi giovani, bellissimi, uniti in un bacio tenero e non volgare che suscitò l’indignazione e gli costò una condanna in primo grado (per poi essere assolto in appello) per vilipendio della regione cattolica.
Iconico e provocatorio come il bacio tra un israeliano e una palestinese realizzato per il catalogo Enemies che raccontava attraverso le immagini la convivenza tra i due popoli a distanza di anni. Lavoro presentato al teatro Khan di Gerusalemme, simbolicamente situato tra la zona est e ovest della Città Santa. Sul tema è celebre anche lo scatto un ragazzo arabo e un ragazzo ebreo che tengono con le mani un mappamondo.
Indimenticabile anche la pubblicità dei jeans italiani della marca Jesus, realizzata con i copywriter Emanuele Pirella e Michael Goettsche. Due immagini con due claim diversi. La prima, un modello androgino con i jeans sbottonati che lasciano intravedere il pube: «Non avrai alcun jeans all’infuori di me». La seconda, mostra il sedere della modella Donna Jordan con un paio di shorts e lo slogan «Chi mi ama, mi segua».
Passando poi al bambino che si culla in un elmetto militare, copertina della rivista San Francesco del dicembre 2001. Una vecchia foto della guerra nell’ex-Jugoslavia, spiegherà poi Toscani, ma di un’attualità eterna perché i bambini continuano a nascere e le guerre continuano a scoppiare.
Nel 2007 ritrae la modella e attrice francese Isabelle Caro, gravemente anoressica. Posa nuda per il fotografo italiano, sensibilizzando l’opinione pubblica sulla gravità dei disturbi alimentari. La modella morì poi nel 2010 a 28 anni, quando pesava solo 31 chili.
Insomma, oltre mezzo secolo di fotografie in cui ha affrontato, denunciato e ritratto temi come il razzismo, la violenza, la disabilità, la guerra, la fame. In poche parole, il mondo che cambia con le sue contraddizioni, brutture ma anche con le sue bellezze.