È il Kentucky lo Stato più colpito dal tornado che tra venerdì e sabato ha attraversato il Midwest e il sud degli Stati Uniti d’America, provocando devastazione e decine di vittime. Coinvolti anche Mississippi, Arkansas, Missouri, Tennessee e Illinois. 93 i morti, di cui 74 soltanto in Kentucky; 109 i dispersi. Le squadre di operatori di soccorso sono al lavoro per cercare i dispersi, migliaia le persone che sono rimaste senza energia elettrica, le stazioni di polizia e vigili del fuoco sono state distrutte. Il governatore del Kentucky, Andy Beshear, ai microfoni della CNN ha precisato che il nuovo bilancio gli è stato comunicato dai servizi di emergenza e che potrebbe essere differente da quanto risulta ai medici legali delle varie contee. La forte perturbazione ha interessato complessivamente oltre 55 milioni di persone in tutti gli Usa e sono circa 157 mila, nei sei Stati, i residenti rimasti al buio a causa di problemi alla rete elettrica.
Le reazioni
Di «tragedia inimmaginabile» ha parlato Joe Biden, che ha dichiarato lo stato di emergenza e ha assicurato «tutto l’aiuto che servirà». Alla ricerca di una spiegazione per quanto accaduto, il presidente americano ha puntato il dito contro i cambiamenti climatici: «Sappiamo tutti che tutto è più intenso quando il clima si sta riscaldando». Costernato il governatore del Kentucky, Andy Beshear. «Ormai speriamo solo nei miracoli», ha confessato. «È il tornado più devastante della nostra storia. Il livello di devastazione è qualcosa che non si era mai visto». Gli fa eco il sindaco di Mayfield, la cittadina quasi completamente rasa al suolo: «Tutto è stato distrutto, le nostre chiese, i nostri tribunali, le nostre case. Il nostro sistema idrico non funziona più e non c’è corrente elettrica». Nel frattempo, dal Cremlino, Vladimir Putin ha inviato un telegramma di condoglianze per le vittime dei tornado: «Caro signor presidente, accetti le nostre sincere condoglianze per le tragiche conseguenze dei tornado che hanno colpito il Kentucky e altri stati».
La Tornado Alley
I media americani hanno coniato il termine Tornado Alley per indicare una macroregione centrale e sud-orientale che si estende tra le Montagne Rocciose e gli Appalachi, Kentucky incluso, in cui è molto frequente la formazione di tornado. I motivi sono da ricercare nella posizione geografica dell’area: l’aria calda e umida proveniente dal Golfo del Messico rimane intrappolata tra due fronti opposti, l’aria calda e asciutta continentale da una parte e quella fredda e secca proveniente dalla Montagne Rocciose dall’altra. Quando queste masse d’aria si scontrano possono generare le cosiddette supercelle, fenomeni temporaleschi particolarmente violenti che possono evolvere in tornado.
Numeri e storia
Nonostante possano colpire in qualunque momento dell’anno, i cicloni negli Stati Uniti sono più comuni nei mesi caldi. La cosiddetta “stagione dei tornado” va dall’inizio della primavera a metà estate e varia in base alle aree del Paese. Negli Stati del Midwest si concentra tra metà marzo e inizio giugno. Per questo motivo i tornado registrati nelle scorse ore sono inusuali: in media a dicembre in tutti gli Stati Uniti si registrano appena 24 uragani l’anno, solitamente di scarsa entità. Dal 1950 ad oggi appena 21 tornado delle due categorie più pericolose, cioè EF4 (con venti che superano i 267 chilometri orari) e EF5 (sopra i 322 chilometri orari), hanno colpito il Paese nei mesi invernali. Nel 2021 ci sono stati 1.174 tornado. Tuttavia, gli esperti sostengono che nei prossimi anni le trombe d’aria invernali negli Stati Uniti saranno sempre più frequenti.
Il ruolo del cambiamento climatico
Molte prove circostanziali ci suggeriscono che il cambiamento climatico potrebbe aver avuto un ruolo nelle rare e mortali tempeste di venerdì. Da anni, gli scienziati del clima ci avvertono che gli eventi meteorologici estremi di ogni tipo diverranno più frequenti man mano che il pianeta si riscalda a causa dell’inquinamento.
Negli ultimi anni si è in effetti registrato un aumento della frequenza dei tornado di grandi dimensioni che interessano gli Stati Uniti. In particolare, secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Science a crescere di numero sono proprio i fenomeni meteorologici estremi. Per cercare di spiegare questo incremento, l’Università di Chicago ha avviato uno studio che coinvolge diversi ricercatori. Uno dei quali, Joel E. Cohen, sosteneva nel 2017 che il fenomeno non sia riconducibile al riscaldamento globale, come invece suggerito da modelli utilizzati in precedenza, quanto piuttosto al fatto che aumenta la frequenza di casi in cui la presenza in quota di aria fresca e instabile aumenta la differenza di temperatura rispetto alla superficie, andando a generare dei fenomeni non direttamente associabili a un clima più caldo. Tuttavia, l’ultima relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), sostiene che il riscaldamento globale sta provocando cambiamenti crescenti, e in alcuni casi irreversibili, nell’andamento dei fenomeni atmosferici.