Il 27 marzo 1995, Maurizio Gucci viene assassinato a colpi di pistola davanti al suo ufficio in via Palestro a Milano. Trent’anni dopo, quello riguardante la maison della doppia G è un caso di cronaca che riecheggia ancora sul web. La risoluzione del caso si deve a Carmine Gallo, l’ex super poliziotto scomparso il 9 marzo scorso nella sua abitazione a Garbagnate Milanese, mentre si trovava agli arresti domiciliari perché accusato di essere a capo di un’attività di dossieraggio ai danni della società Equalize.
Via Palestro, 20 teatro del delitto
Alle 8:30 del 27 marzo 1995, Maurizio Gucci si incammina, come ogni mattina, in ufficio. Gli bastano pochi minuti per arrivarci, da corso Venezia 38, dove vive. Un sicario lo segue. Quattro colpi di pistola, uno fatale alla tempia. Il corpo di Gucci è disteso sulla scalinata dell’ingresso del palazzo. Il killer, prima di risalire a bordo di una Clio verde, non risparmia colpi neanche per Giuseppe Onorato, il custode del palazzo, unico testimone oculare della vicenda. La mandante dell’omicidio è Patrizia Reggiani, ex moglie dell’erede del marchio. La «vedova nera» viene arrestata il 31 gennaio 1997, dopo che la Criminalpol ha intercettato telefonicamente alcune conversazioni della donna, accusata di aver orchestrato il tutto.

Carmine Gallo trova la chiave al caso
Una soffiata anonima di un informatore. È bastato questo al poliziotto Carmine Gallo e alla sua squadra per mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle insidioso che rappresenta l’omicidio più eclatante degli anni Novanta in Italia. Lui stesso ha consegnato l’ordinanza di custodia cautelare alla Reggiani e ha raccontato in un’intervista: «Quando andai ad arrestarla voleva andare in carcere con una pelliccia, le prestai il mio giaccone». Le indagini proseguivano sulla pista dell’omicidio per rancore e gelosia, quando Gabriele Carpanese fa il nome di un tale Ivano Savioni – portiere dell’albergo dove Carpanese alloggiava – dichiarando di averlo sentito mentre diceva di essere stato coinvolto nel caso. Poi la scoperta dell’amicizia tra Savioni e Pina Auriemma, amica stretta di Reggiani.
L’uomo che «sapeva troppo»
Un «servitore dello Stato», così si definiva Carmine Gallo. Trent’anni in Polizia, ispettore, dirigente e cacciatore dei più pericolosi boss calabresi, ha seguito il sequestro di Alessandra Sgarella, l’imprenditrice rimasta prigioniera nove mesi e poi liberata nella campagna in provincia di Locri nel settembre 1998. Protagonista dell’operazione Nord-Sud, che nell’ottobre 1993 ha portato all’arresto di circa 200 persone, ha contribuito anche alla raccolta delle confessioni del ‘ndranghetista pentito Saverio Morabito.

Indaga e stana a Padova l’assassino seriale Michele Profeta, autore di omicidi in Lombardia e Veneto nei primi anni Duemila. Sono solo alcuni dei casi più noti su cui Gallo ha indagato. L’ultimo incarico prima della pensione nel 2018 come vicedirigente del commissariato di Rho-Pero. Poi l’indagine sui dossier di Equalize e i domiciliari, cause a cui non potrà prendere parte.