
Francesco Maesano è l’ultimo ospite del primo anno di Tomalet, la newsletter del Master in Giornalismo dell’Università IULM. Allievo del biennio 2010-2012, Francesco oggi lavora nella redazione politica del Tg1 e ha contribuito all’ideazione e alla promozione del bonus psicologo.
Qual è stato il percorso formativo per diventare giornalista?
Di percorsi ce ne sono stati due. Il primo, accademico, simile a quello della stragrande maggioranza dei colleghi che hanno frequentato un master per entrare nella professione: nel mio caso mi sono laureato in Filosofia a Sapienza e sono entrato nella nostra scuola di giornalismo Iulm. Poi c’è il secondo, quello della formazione lavorativa sul campo, partito con gli stage e proseguito col primo lavoro e questo è un passaggio davvero cruciale, perché dopo aver imparato a “stare” in una redazione nei periodi di stage è nel primo lavoro che si iniziano a portare le notizie e a prendersi le prime responsabilità.
Dove hai svolto gli stage della Scuola?
La prima esperienza a Radio24 a Milano, collaboravo al GR e poi durante l’anno con una trasmissione d’inchiesta. Si chiamava “Italia in controluce” e la curava Daniele Biacchessi. Mi ricordo ancora il primo servizio fatto da solo, un reportage sulle servitù militari in Sardegna. A Daniele piacque e mi tenne a dare una mano durante l’anno. La seconda al Fatto Quotidiano a Roma dove giustamente facevo le cose che fa l’ultimo arrivato, compresa la pagina di risposta alle lettere inviate al direttore, che allora era Antonio Padellaro. Quell’oretta che passavo con lui mentre decideva cosa rispondere era illuminante: sul giornalismo, sulla politica e sulle aspettative dei lettori.
Diventare giornalista televisivo è sempre stato il tuo obiettivo?
No, è capitato per caso. Avevo 29 anni, scrivevo ormai da un po’ per la Stampa e non avevo in programma di cambiare vita. Anzi, mi piaceva molto. Ma avevo partecipato al concorso Rai ed era arrivata la chiamata per la redazione politica del Tg1, dove lavoro da dieci anni. Una scelta felice in una testata che ha professionalità straordinarie e che in una fase di moltiplicazione delle fonti di informazione è sempre di più un punto di riferimento.
Nella tua carriera, qual è stato il momento più difficile?
Ce ne sono stati tanti. Per fortuna il nostro mestiere ci consente di voltare pagina.
E qual è stato il momento “di svolta”?
Il primo lavoro a Europa. Mi aveva mandato lì a fare le ossa il nostro caro maestro Angelo Agostini perché c’era un suo collega e allievo, Giovanni Cocconi. Sono stati due anni di lavoro intenso tra Montecitorio e il Senato. Lo dicevo all’inizio: è stata una seconda scuola di giornalismo, ma tutta incentrata sulla cronaca politica. Senza quel primo lavoro non avrei avuto accesso alla stampa parlamentare e a nessuno degli altri passaggi.
Hai partecipato all’ideazione e al lavoro per far approvare il Bonus Psicologo, com’è nata la cosa e qual è stato il tuo contributo?
L’approvazione del Bonus Psicologo nel 2021 è l’onore della mia vita. Non c’era un investimento così immediato nel benessere psicologico delle persone e ora c’è, anche grazie alle tante firme raccolte. Dal punto di vista pratico fornisce un supporto economico diretto per la terapia ad alcune migliaia di persone. Un numero certamente insufficiente rispetto alle richieste che sfiorano il mezzo milione, ma resta il dato culturale di aver messo lo “stare bene” nel dibattito pubblico come investimento nel capitale umano delle persone, l’unico possibile dal mio punto di vista per tornare a crescere. In queste settimane stiamo raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare che chiede di istituire una vera rete di servizi pubblici di psicologia nel nostro paese. Si firma su www.dirittoastarebene.it, dategli un’occhiata!
Qual è la cosa più importante che hai imparato al Master della IULM?
Ogni frase di Angelo Agostini è stata utile a spiegarci come si sta in una testata giornalistica nel modo giusto. Ci ha insegnato a esercitare il rigore senza essere zelanti, a essere molto seri sul lavoro senza perdere la leggerezza necessaria al giornalismo che prima di tutto è un lavoro di relazione e interazione umana. Le notizie che cerchiamo, che analizziamo e che diamo hanno senso unicamente in un contesto umano. Bisognerebbe sempre cercare di ricordarlo perché è l’antidoto più efficace agli automatismi, alla pigrizia intellettuale e alla faziosità, che spesso sono sinonimi.
Cosa diresti a Francesco di qualche anno fa, ancora allievo del Master?
Di godersi di più il prof. Agostini. In tanti pensavamo che ci avrebbe accompagnati per molti anni ancora col confronto, il consiglio, l’indirizzo. Non è stato così ma siamo fortunati ad averlo avuto, ci ha seminati per bene finché ha potuto.