In Colorado bloccata la corsa di Trump alle primarie

Donald Trump non potrà correre per le primarie del Partito Repubblicano in Colorado. Lo ha deciso la Corte Suprema di questo Stato, ma non è escluso che il provvedimento possa estendersi anche ad altri. L’ex presidente ha già annunciato il ricorso.

Verso le primarie repubblicane

Stati Uniti in fermento a meno di un anno dalle elezioni presidenziali del 2024. Com’è noto, l’election day si terrà nel mese di novembre. In primavera avrà luogo la prima tornata elettorale, quella delle primarie, attraverso le quali ogni partito chiamerà i suoi elettori a scegliere il candidato da far correre per la Casa Bianca.

Per la terza volta consecutiva Donald Trump ha annunciato la propria candidatura.

Il Presidente USA Joe Biden
Il Presidente USA Joe Biden

Guardando agli anni precedenti, nel 2016 il tycoon aveva vinto le primarie e anche le elezioni generali. Nel 2018, invece, aveva vinto le primarie (in ogni Stato del Paese), ma aveva poi perso il duello con il candidato democratico Joe Biden, nelle elezioni USA con più votanti della storia.

Più di un anno fa, il 15 novembre 2022, l’annuncio di una nuova candidatura da parte di Trump: l’ex presidente, oggi 77enne, si prepara ancora una volta a compiere la scalata alla Casa Bianca. Tra i suoi principali concorrenti il Governatore della Florida Ron DeSantis, l’ex ambasciatrice ONU Nikki Haley e l’imprenditore di origini indiane Vivek Ramaswamy. Nessuno di questi, però, sembrava avere chances concrete di vincere le primarie. Ma ora potrebbe essere l’inizio di uno sconvolgimento delle carte in tavola.

L’esclusione dalle primarie

Nessuno si sarebbe aspettato un ostacolo lungo la strada per la vittoria delle primarie repubblicane. Ma dal Colorado arriva la prima nota stonata per Donald Trump. La Corte Suprema dello Stato ha infatti escluso l’ex presidente dalle primarie del Partito repubblicano, che in Colorado si terranno il 5 marzo. Il motivo è il coinvolgimento del miliardario nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, immediatamente dopo l’insediamento dell’attuale presidente Joe Biden.

La Corte ha accolto la proposta di un gruppo di elettori del Colorado, aiutati dall’associazione “Citizens for Responsibility and Ethics” di Washington. L’ineleggibilità è stata dichiarata sulla base del terzo comma del 14esimo emendamento, che esclude dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in «insurrezioni o rivolte» contro il governo americano.

Dalla ratifica dell’emendamento, risalente alla fine della Guerra Civile, è la prima volta nella storia che un candidato alla presidenza viene dichiarato ineleggibile. La Corte del Colorado ha deliberato con una maggioranza di 4 voti a 3, ma ora si attende la revisione della Corte Suprema federale. La sentenza odierna arriva dopo che iniziative simili sono state proposte, senza successo, in Michigan (dove un giudice ha stabilito di non potere deliberare a riguardo), in Minnesota e in New Hampshire.

La sede della Corte Suprema degli Stati Uniti a Washington
La sede della Corte Suprema degli Stati Uniti a Washington
La reazione di Trump e i possibili sviluppi

Lo staff di Trump ha commentato la decisione definendola «sbagliata e antidemocratica», annunciando ricorso. Il diretto interessato ha scritto un post sul suo social Truth. «È un giorno triste per l’America», dichiara, per poi attaccare i procuratori che si occupano dell’assalto del 6 gennaio e accusare il presidente Biden di sporcargli la reputazione e interferire nelle elezioni.

Per il momento la vittoria delle primarie non sembra in pericolo, dal momento che il Colorado è uno Stato storicamente democratico. La decisione, però, potrebbe essere imitata in altri Stati e diventare decisiva anche in quelli che hanno una radicata preferenza repubblicana oppure che sono considerati incerti (i cosiddetti swing States). Qui l’assenza di un candidato come Trump potrebbe davvero aprire a scenari inattesi. Intanto, in Colorado la sentenza non sarà definitiva prima del 4 gennaio, per concedere lo spazio temporale necessario a ogni eventuale ricorso.

Per capire se la campagna di esclusione di Trump possa potenzialmente estendersi ad altri Stati, bisognerà attendere la decisione della Corte Suprema federale. In questa sede Trump gode della maggioranza, dal momento che 6 giudici su 9 sono di orientamento repubblicano.

Di Davide Aldrigo

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