Italia, 1946. 226 donne si candidano per l’Assemblea costituente. E di 556 deputati eletti, le donne sono solo 21. Alcune di loro saranno nomi noti della politica italiana del dopoguerra, altre ritorneranno alle loro vite. Ma la forza, meravigliosamente attuale, di queste donne non va dimenticata.
Le ventuno
I ventuno nomi che hanno segnato la storia dei diritti politici femminili in Italia sono le 9 comuniste Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minelli, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini e Maria Maddalena Rossi.
Le 9 democristiane Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra e Vittoria Titomanlio. Le 2 socialiste Bianca Bianchi e Lina Merlin. E, per finire, Ottavia Penna, rappresentante del Fronte dell’Uomo Qualunque.
Donne diverse per età, passato, orientamento ed esperienza politica. Ma con l’obiettivo comune di trovare punti d’incontro e dar voce a tutti quelli che non avevano mai avuto diritti e pari opportunità. Le 21 deputate elette all’Assemblea costituente parteciparono attivamente all’elaborazione del testo della Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Una fra le tante
La strada verso la rappresentazione e la considerazione politica non fu priva di difficoltà.
Un esempio è quello della socialista Bianca Bianchi. Membro del PSI, fu eletta nel 1946 con il doppio dei voti di Sandro Pertini. Nonostante ciò, non fu mai nominata capolista e i suoi compagni le fecero firmare una lettera di dimissioni da presentare nel caso in cui avesse voluto rivendicare i suoi diritti.
Tra i nomi più noti c’è anche quello di Nilde Lotti, prima donna a ricoprire la terza carica della Repubblica e fervente sostenitrice del suffragio universale a livello europeo.
Un altro nome, poi, è quello di Teresa Mattei. Ricordata per aver associato la mimosa alla festa della donna, in realtà fu molto di più. La più giovane donna mai eletta nell’Assemblea costituente, contribuì alla stesura dell’articolo 51 riguardante l’accesso delle donne a tutti gli impieghi. Dimostrò questa forza anche nella vita privata. Incinta di un uomo sposato, andò contro la richiesta del suo partito di abortire. Definita, poi, “maledetta anarchica”, fu espulsa dal partito.
Nonostante alcune storie siano più conosciute, ognuna delle ventuno donne della Costituente ha dato il suo contributo affinché oggi, le donne italiane, abbiano una voce. E per questo dobbiamo ringraziarle.