L’economia cinese, per decenni caratterizzata da una crescita fenomenale, sta ora attraversando un momento di incertezza. La potenza asiatica, seconda solo agli Stati Uniti in quanto a prodotto interno lordo, sembra ora affrontare una serie di sfide in grado di mettere in discussione la continuità di tale miracolo.
Come si è arrivati a questo punto?
Per scoprirlo è necessario capire come l’economia cinese abbia fatto a crescere così tanto negli ultimi decenni. Uno dei principali driver è stato il costante investimento in infrastrutture: palazzi, aeroporti, autostrade e altri impianti, costruiti grazie alla possibilità di accedere al credito a tassi vantaggiosi, hanno sostenuto la crescita del paese e fornito occupazioni a milioni di persone.
Un’economia basata principalmente su investimenti infrastrutturali, soprattutto se su larga scala come nel caso in questione, porta però con sé alcuni svantaggi.
- In primis, il livello di indebitamento. Se andiamo a vedere il rapporto tra il debito complessivo (che considera il debito sovrano, quello delle imprese e dei cittadini) e PIL, quest’ultimo si attesta al 270%. Un valore simile a quello degli Stati Uniti, ma con alcune differenze fondamentali: il debito cinese sta crescendo ad un ritmo maggiore e è meno sostenibile (soprattutto se si considera che il PIL pro capite del gigante asiatico è meno di un sesto di quello degli US).
- gli investimenti in infrastrutture sembrerebbero non essere più in grado di sostenere l’economia. Questo perché, in breve, si è già costruito tutto il “costruibile”, e fenomeni quali l’overbuiliding sono ora la norma (con intere aree urbane costruite ma rimaste deserte, simbolo dell’eccesso edilizio e della pianificazione non allineata con la reale domanda).
E non solo…
La Cina fa fatica a stimolare la domanda interna, forte driver di crescita dei paesi occidentali come gli Stati Uniti (dove vale circa il 68% del PIL, contro il solo 38% di Pechino). Uno degli approcci potenziali per risolvere la crisi sarebbe proprio quello di stimolare i consumi, attraverso un: ridirezionamento del credito lontano dal settore immobiliare, incremento del reddito disponibile per i cittadini, introduzione politiche di welfare, simili a quelle occidentali.
Tuttavia, attuare tali riforme è complicato. La visione prevalente della dirigenza cinese, in particolare del presidente Xi Jinping, è avversa all’introduzione di un “welfare state” in stile occidentale, che secondo lui “incoraggerebbe ad un approccio più pigro alla vita”.