Stage di Erba, «una follia a due in cui a dominare era Rosa».

Una svampita succube del marito e una scaltra manipolatrice che ha tirato le fila della tragica vicenda della strage di Erba. Negli anni le descrizioni di Rosa Bazzi sono state spesso diametralmente opposte, rendendola così il vero centro del mistero di questa storia.

Rosa Bazzi e Olindo Romano sono una coppia semplice. Vivono nel paesino di Erba e conducono una vita monotona, organizzata negli orari e nelle attività. Ma la tranquillità delle loro vite si spezza nel gennaio del 2006 quando vengono arrestati per pluriomicidio.

Una caso di cronaca apparentemente semplice anche grazie alle iniziali confessioni dei due, ritrattate però in un secondo momento. Ed è così che da semplice, questo caso diventa estremamente confuso, dividendo l’opinione pubblica tra colpevolisti, che riconoscono i coniugi come i “mostri di Erba”, e innocentisti, convinti che le prove siano state inquinate e le confessioni indotte. Un caso che lascia talmente tante scie di dubbi, la cui possibile riapertura verrà valutata in aula il prossimo 16 aprile, dopo che sono passati 18 anni dall’entrata in carcere di Rosa e Olindo.

Ma oltre a una serie di elementi che molti ritengono controversi, soprattutto riguardo  alle prove regine che hanno incriminato i coniugi, ciò che merita di essere analizzato sono proprio questi due soggetti e, in particolar modo, la figura enigmatica di Rosa. I media, infatti, hanno sempre messo al centro della colpevolezza Olindo e descritto Rosa come il personaggio fragile e succube della coppia, talmente dipendente dal marito, al punto da assumersi tutta la colpa degli omicidi perché consapevole di non poter vivere in un mondo senza Olindo.

Rosa Bazzi e Olindo Romano
Rosa Bazzi e Olindo Romano di fronte alla loro casa in via Diaz a Erba
La Rosa manipolatrice

Rosa Bazzi nasce nel settembre del 1963. Terza figlia di una modesta famiglia di Erba con cui, però, interrompe i rapporti a causa del suo carattere apparentemente difficile da domare. La madre la definirà, infatti, “cattiva come l’aglio, anzi peggio, piena di veleno”.
Cresciuta pressoché analfabeta dopo aver interrotto gli studi con la quinta elementare, le verrà spesso rinfacciato dalla famiglia di essere capace solo di parlare a vanvera e dire bugie. Menzogne che in qualche modo usa per proteggersi, costruendosi una vita che non esiste. Inventa persone che ce l’hanno con lei, adottando un atteggiamento paranoide e vittimista, che manterrà per tutta la vita.
Nel 2006 Rosa ha poco più di 40 anni. Lavora come donna delle pulizie ed è sposata da quasi 20 con Olindo Romano, un operatore ecologico che ha un anno in più di lei.

L’analisi dello psicologo forense Massimo Blanco

massimo blanco
MASSIMO BLANCO
psicologo direttore dell’Istituto di Scienze Forensi di Milano

Rosa e Olindo stanno bene solo tra di loro, insofferenti a una serie di piccole cose che sono la normalità se si vive in un condominio. Massimo Blanco, psicologo direttore dell’Istituto di Scienze Forensi di Milano spiega che «i peggiori vicini che potessero capitare a questa coppia fossero i Castagna. Una famiglia giovane che dava feste, invitava amici e aveva un bambino piccolo che faceva rumore e rompeva il silenzio che per i coniugi Romano, e soprattutto per Rosa, era sacro».

Le descrizioni che sono state fatte di Rosa negli anni sono molteplici. Una donna svampita e ignorante con problemi cognitivi, un’assassina talmente senza pietà da essere in grado di uccidere un bambino di due anni e una donna del tutto dipendente dal marito, al punto da non riuscire a prendere decisioni da sola.

Ma lo psicologo forense Massimo Blanco la descrive come la burattinaia di questa vicenda, colei che, col suo disturbo istrionico, ha tirato le fila rendendo il marito, dal carattere più vulnerabile, suo succube.

Un caso di follia a due

Blanco si concentra su un’analisi che possa ricostruire lo stato psichico dei due coniugi al momento del fatto e individua quella che in criminodinamica viene chiamata “follia a due”. Un caso che lui definisce alla Bonnie e Clyde, in cui ciò che è sempre emerso è che Olindo fosse l’artefice di tutto e che Rosa avesse deciso di prendersi parte della colpa, con la speranza di una riduzione della pena o di ottenere la cella matrimoniale. Questa narrazione è anche giustificata dal fatto che, oltre alle confessioni, le due prove principali – vale a dire la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, e la macchia di sangue di una delle vittime ritrovata sull’auto – portavano a incriminare solo Olindo. Ma è qui che Blanco si discosta dal racconto fatto dai media negli anni.

Rosa: il soggetto dominante
ROSA BAZZI e OLINDO ROMANO
dietro le sbarre della cella dell’aula durante il processo

Il dottor Blanco spiega che nella “follia a due” c’è un soggetto dominante, che viene denominato induttore, e uno dominato. Il primo soggetto è solitamente affetto da un disturbo mentale delirante che può essere anche semplicemente un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità. «Una persona molto precisa con gli orari, con gli oggetti e con l’ordine. Il soggetto che viene contagiato non è necessariamente predisposto a sviluppare patologie psichiatriche, può essere un soggetto del tutto sano. Tuttavia, la fragilità psicologica di chi subisce l’influenza dell’induttore è un fattore determinante per l’insorgere del disturbo».

Secondo Blanco, Rosa sarebbe quindi il soggetto dominante e Olindo il soggetto fragile che arriva a provare gli stessi sintomi della moglie. In particolare Blanco spiega che Rosa risulta affetta da un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità. Chi soffre di questa patologia la vede come un modo di tenere tutto sotto controllo, un metodo che impone anche a chi gli sta intorno. «Secondo Rosa, il problema sarebbero gli altri che si comportano male nei suoi confronti. Preferisce quindi manipolare chi le sta intorno a proprio vantaggio per stare bene con sé stessa».

In questa “follia a due” è Rosa è il soggetto

manipolatore e Olindo quello vulnerabile

Oltre a un disturbo ossessivo-compulsivo, l’analisi criminologica e psicologica di Blanco evidenzia in Rosa un forte disturbo istrionico. «Quello istrionico è un soggetto teatrale che racconta molte bugie e ingigantisce quello che gli accade. Rosa si era convinta di essere perseguitata dai vicini molesti che minavano la sua tranquillità». Un tratto risultato evidente nel comportamento di Rosa immediatamente dopo la scoperta degli omicidi.  “Menomale che non eravamo a casa l’Olindo ed io, altrimenti avrebbero provato a incastrarci”, raccontava Bazzi in paese poco dopo il ritrovamento dei corpi.

Elena Betti

Classe 2001, Laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa

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