Non solo Cecilia Sala: nel 2024, 528 giornalisti arrestati nel mondo

Nel corso del 2024, 553 operatori dell’informazione sono stati imprigionati nel mondo. Tra questi, 528 sono giornalisti. Ultima, la repoter italiana Cecilia Sala arrestata a Teheran per “violazione della legge islamica”. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere (RSF), un’organizzazione no-profit con sede a Parigi che documenta da decenni le violazioni della libertà di stampa.

La mappa della repressione

La Cina, in cima alla classifica, registra 115 casi di giornalisti arrestati. Seguono Myanmar (70), Bielorussia (52), Russia (47), Israele (46) e Vietnam (39). Una lista che dipinge un quadro allarmante, in cui regimi autoritari e conflitti armati convergono per soffocare il diritto all’informazione. La situazione è preoccupante anche in Iran, dove sono stati imprigionati 35 operatori dell’informazione durante il 2024. Attualmente nel Paese sono ancora detenute 26 persone, mentre altre 9 sono state liberate.

Tra i nomi più noti, figura quello di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023. Mohammadi è un’attivista per i diritti delle donne e per la libertà di espressione, nonché una voce critica contro il regime degli ayatollah. Arrestata ben 13 volte negli ultimi 20 anni, è stata condannata a oltre 31 anni di carcere e a 154 frustate per aver fondato “un movimento per i diritti umani che si batte per l’abolizione della pena di morte”. Nonostante una temporanea sospensione della pena per motivi di salute, la sua lotta simbolizza l’oppressione e il coraggio di chi si oppone all’ingiustizia.

I giornalisti sono elencati solo se RSF ha stabilito che la loro morte o prigionia è collegata alla loro attività giornalistica. L’elenco non include i giornalisti che sono stati uccisi o imprigionati per motivi estranei al loro lavoro o quando il collegamento con il loro lavoro non è stato ancora confermato.
Il caso Cecilia Sala

L’arresto di Cecilia Sala, avvenuto in Iran il 19 dicembre 2024, ha sollevato un’ondata di indignazione e ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione della libertà di stampa nel Paese. Sala, nota per le sue inchieste su conflitti e diritti umani, è attualmente detenuta nel carcere di Evin, luogo tristemente noto per la brutalità riservata ai prigionieri politici e di coscienza.

Sala è stata fermata a Teheran durante un reportage. Fonti locali affermano che il suo arresto è stato motivato da accuse di “propaganda contro lo Stato” e “collaborazione con governi stranieri”. Capi d’imputazione che l’hanno condotta nel carcere di Evin, dove è sottoposta a isolamento, una pratica che mira a spezzare la resistenza psicologica dei detenuti.

 

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L’arresto di Sala ha scatenato proteste da parte della comunità internazionale. Anthony Bellanger, segretario generale della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), ha condannato l’Iran per l’uso dei giornalisti stranieri come strumenti di pressione politica. In un comunicato, ha chiesto la liberazione immediata e incondizionata di Sala, definendo la sua detenzione un atto di rappresaglia contro la libertà di informazione.

I numeri della vergogna

RSF documenta sistematicamente gli attacchi alla libertà di stampa, riportando casi di incarcerazione o morte legati all’attività giornalistica. Nei primi dieci posti della classifica figurano anche l’Arabia Saudita (26 giornalisti detenuti), la Siria (25) e l’Egitto (23). Seguono l’Azerbaigian (21), Afghanistan e India (20 ciascuno), Kirghizistan (18), Eritrea (14), Turchia e Hong Kong (12). L’organizzazione denuncia anche la drammatica situazione dei giornalisti tenuti in ostaggio: 55 in totale, con la Siria che guida questa classifica (38 ostaggi), seguita da Iraq (9), Yemen (5), Mali (2) e Messico (1).

Il rapporto di RSF è un monito per la comunità internazionale, chiamata a intervenire per tutelare il diritto all’informazione e la vita di chi opera in questo settore. Pertanto, il segretario Bellanger ha sottolineato la necessità di una risposta coordinata contro i regimi che usano il giornalismo come moneta di scambio o strumento di repressione.

 

 

Cosimo Mazzotta

LAUREATO IN GIURISPRUDENZA ALL'UNIVERSITA' DEL SALENTO CON UN ANNO DI STUDI IN SPAGNA PER APPROFONDIRE LE TEMATICHE DI DIRITTO INTERNAZIONALE. MI INTERESSO DI CRONACA, POLITICA INTERNA E SPETTACOLO. MI PIACE IL DIALOGO IN OGNI SUA FORMA. SFOGO IL MIO SPIRITO CRITICO ATTRAVERSO LA PAROLA E IL DISEGNO.

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