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Come cambiano le proteste dei movimenti ambientalisti

 

Le proteste di movimenti ambientalisti come Extinction Rebellion o Ultima Generazione negli ultimi anni hanno fatto molto discutere. Non tanto per il loro obbiettivo, sensibilizzare le persone sul cambiamento climatico, ma piuttosto per le loro modalità. Ad attirare il maggior numero di critiche sono i blocchi stradali, che consistono nel fermare la circolazione delle auto anche su grandi arterie stradali. “Noi non ce l’abbiamo assolutamente con le persone che blocchiamo, – spiega l’attivista di Ultima Generazione Simona Bussi –  anzi è molto difficile e c’è un grande dispiacere a farlo. Però quello che ci spinge è cento volte più grande”.

Questa visione non è condivisa da parte della società e della politica. Per scoraggiare i blocchi stradali una legge, contenuta nel Decreto Sicurezza e ora in fase di approvazione al Senato, aumenta le pene per questo tipo di azione, trasformandola da illecito amministrativo, punito con una sanzione da mille a quattromila euro, a reato penale. La pena sarebbe da sei mesi a due anni se il fatto viene commesso da più persone riunite.

Come il Decreto Sicurezza influenzerà le proteste

Date queste premesse sarebbe lecito chiedersi se l’approvazione della norma alla Camera stia effettivamente cambiando le modalità di protesta di queste organizzazioni. Secondo Arianna Carpinella, membro del movimento ambientalista Extinction Rebellion, le loro manifestazioni non cambieranno anche se, ammette “cambia il clima in cui ci troviamo. Si sente che la repressione è sempre più forte”. Anzi, a detta dell’ attivista “il fatto che vengano approvate o siano in corso di approvazione misure come quella del ddl sicurezza sono una prova del fatto che evidentemente le manifestazioni che portiamo avanti stanno funzionando. Stanno effettivamente creando disturbo e quindi sono un motivo per scendere in piazza più di prima”.

Dello stesso parere è Elisa Francescatti, anche lei attivista di Extinction Rebellion: “il fatto che aumentino le pene è una forte motivazione per noi per continuare a fare quello che stiamo facendo perché evidentemente ce n’è bisogno. Penso che tante persone se ne rendano conto e si stiano aggiungendo adesso Extinction Rebellion, perché sono anche loro preoccupate da questa deriva che sta avendo il nostro Paese”.

Un’eventuale promulgazione della norma coinvolge anche il movimento ambientalista Ultima Generazione, che nelle sue manifestazioni attua un gran numero di blocchi stradali. Tuttavia secondo un membro del gruppo di attivisti, Simona Bussi, nemmeno loro cambieranno le proprie manifestazioni. “Non è un decreto sicurezza che ci farà smettere. – spiega – Innanzi tutto perché non è la prima legge contro Ultima Generazione che è stata creata. C’è anche il decreto legge Ecoproteste, approvato un anno fa ormai, che era fatto ad hoc per Ultima Generazione, e quello non ci ha fermato”.

Il motivo per cui hanno intenzione di continuare a mettere in atto i blocchi stradali nonostante un possibile inasprimento delle pene lo spiega la stessa Bussi: “Noi vediamo che quando creiamo disturbo o c’è una parte di sacrificio importante c’è molta più risonanza mediatica. È difficile avere risonanza mediatica oggigiorno. La critica è sempre: ‘Ma perché dovete farlo così?’ Perché se facciamo una manifestazione normale non ci caga nessuno. Per attirare l’attenzione l’elemento di disturbo e di sacrificio è molto importante”.

La tutela legale

Le tre attiviste ammettono di percepire un clima di maggiore tensione nei loro confronti. “C’è un modo di porsi autoritario” confessa Francescatti, e Carpinella conferma: “credo che gli agenti si sentano più legittimati a fare cose che prima normalmente non facevano e quindi stiamo cercando di tutelarci maggiormente”.

Questo tipo di tutela inizia per entrambi i movimenti ancora prima di manifestare. All’interno di Ultima generazione, spiega Bussi, “tutte le persone fanno una formazione legale prima di andare in azione. Abbiamo un gruppo di persone che si occupano di queste e una grande rete di avvocati. Penso che avremo 50-60 avvocati su tutto il territorio italiano, perché di azioni ne facciamo ovunque. Le spese legali sono pagate da Ultima Generazione”.

Anche Extinction Rebellion fa affidamento su un team di legali “noi parliamo sempre con alcuni avvocati. – conferma Francescatti – Prima di ogni singola azione gli spieghiamo a grandi linee quello che abbiamo intenzione di fare, ma non dove e quando, e gli chiediamo cosa rischiamo”. La preoccupazione per la propria sicurezza continua poi durante le manifestazioni. “Uno dei ruoli che abbiamo è quello di police contact. – continua a spiegare – È una persona che si offre di mediare tra chi è in azione e la polizia. Spesso spieghiamo ad esempio che stiamo solo per un’ora o due, che vogliamo portare un determinato messaggio e che non facciamo del male a nessuno. E tante volte ci hanno anche lasciato fare quello che stavamo facendo”.

Tuttavia nonostante queste contromisure l’attivista confessa di percepire un atteggiamento diverso nei loro confronti da parte delle forze dell’ordine “Non finiamo sempre in Questura. Questa purtroppo è una deriva che va peggiorando negli ultimi anni. Per esempio all’inizio non prendevamo neanche fogli di via, mentre adesso sta diventando una prassi. Ma il foglio di via non è una misura pensata per gli attivisti, per i manifestanti pacifici, è una misura pensata per le associazioni criminali. Quindi la prima volta che hanno dato un foglio di via a uno di noi ha suscitato molto scalpore. Adesso purtroppo è diventata quasi la prassi”.

Il foglio di via è una misura data dalla Questura a quelle persone ritenute socialmente pericolose e che vengono invitate a lasciarlo e a non farvi più ritorno per un determinato periodo di tempo. Francescatti dichiara di avere attualmente due fogli di via “uno di sei mesi da Roma e uno di 18 mesi da Brescia. Entrambi per manifestazioni completamente pacifiche. A Roma abbiamo aperto delle tende in piazza del Viminale”.

Le attiviste quindi rimangono convinte nel proseguire le proprie manifestazioni. “Noi siamo pacifici, quindi tutti questi metodi sono non violenti, ma sono inequivocabili e decidiamo sempre di farlo a volto scoperto, perché noi siamo convinti di stare facendo la cosa giusta” afferma Francescatti “noi stiamo facendo quello che dovrebbe fare ogni cittadino responsabile”.

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