L’attivista di Ultima Generazione: «Sconvolge di più imbrattare un’opera che il rischio climatico»

Martina Maldifassi ha 23 anni e una laurea triennale in Graphic Design e Art Director alla Nuova Accademia di Belle Arti a Milano. Per guadagnarsi da vivere fa la maestra supplente. Ma è nota alle cronache per la sua militanza nel movimento ambientalista Ultima Generazione, di cui è la referente principale nel territorio milanese. Tra le righe di questo confronto, le ragioni che l’hanno portata a diventare un’attivista, le emozioni che ha provato durante le prime azioni e l’importanza di sensibilizzare sul rischio climatico. Anche a costo di occupare le strade e imbrattare i monumenti, che sia il Teatro alla Scala o il Dito di Cattelan.

Quando ha iniziato a interessarsi alle questioni ambientali?

Durante l’adolescenza mi sono resa conto dei problemi, ma non ci pensavo perché avevo anche altre preoccupazioni. Ho iniziato ad agire soltanto l’anno scorso.

In famiglia l’interesse per l’ambiente è condiviso?

Riconoscono la crisi climatica come un problema di emergenza ma non mi sostengono.

C’è un iter per entrare in Ultima Generazione?

Non c’è un reclutamento: chi vuole unirsi si unisce. Ogni sabato a Milano ci presentiamo, spieghiamo chi siamo, cosa facciamo e quali sono i nostri princìpi. Siamo un movimento completamente orizzontale e ci confrontiamo per qualsiasi decisione.

La prima azione che ha compiuto?

Ho bloccato via Palmanova a Milano i primi di novembre. Il primo imbrattamento invece è stato alla Fabbrica del Vapore, alla mostra di Andy Warhol.

Cosa ha provato mentre agiva?

Non avrei voluto farlo. Trovo assurdo che l’unico modo per farsi ascoltare dai governi sia compiere gesti come i nostri. Non provo né gioia né felicità. E nemmeno paura: sono molto più spaventata dalle conseguenze della crisi climatica rispetto alle azioni delle forze dell’ordine.

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Martina Maldifassi con gli attivisti di Ultima Generazione dopo l’imbrattamento del Teatro alla Scala (7 dicembre 2022)
Perché annunciate su Instagram le vostre azioni prima di compierle?

Dato che credo di essere dalla parte giusta perché sto mettendo a rischio il mio futuro per garantirne uno migliore a tutti, non vedo perché nascondermi.

Extinction Rebellion ha intenzione di smettere con gli atti dimostrativi: Ultima Generazione farà lo stesso?

Non penso smetteremo di fare resistenza civile nonviolenta, perché siamo nati con questo intento. Finché non vedremo il governo prendere delle decisioni serie per contrastare i problemi del cambiamento climatico, non ci fermeremo.

Vi aspettavate una criminalizzazione così ampia da parte di politica e stampa?

Penso sia impensabile essere trattati così, ma non mi sono sorpresa della reazione che media e politici hanno avuto nei nostri confronti. Studiando la storia, so bene che i grossi cambiamenti avvengono attraverso azioni di questo tipo. Allo stesso tempo, sono delusa e frustrata da questo sistema perché la tendenza è quella di guardare il dito e non la luna. Sconvolge di più imbrattare il piedistallo di un’opera rispetto ai governi che ci stanno portando a un genocidio di massa.

Non pensa che questo modo di agire vi metta contro anche le persone che condividono le vostre istanze?

Chi muove questa critica non sa che i più grandi cambiamenti sono avvenuti attraverso la nonviolenza. Accolgo le critiche, ma non ci do peso perché c’è troppo poco tempo per mitigare gli effetti della crisi climatica: l’unica cosa da fare è la protesta nonviolenta. Il mondo non va a rotoli perché ogni tanto bevo da un bicchiere di plastica, ma perché i governi non fanno nulla per cambiare la vita dei cittadini in una direzione più sostenibile.

Stefano Gigliotti

Calabrese. Appassionato di musica, cinema, seguo con molto interesse anche la politica e gli esteri. Mi piace approfondire e non fermarmi alla superficie delle cose. Sono fondamentalmente un sognatore. Il giornalismo mi aiuta ogni tanto a fare ritorno alla vita reale.

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