Tagli alle forniture di gas, cosa succederà ora in Italia?

15 giugno: -15%. 16 giugno: -35%. E dal 17 giugno: -50%. È passata quasi una settimana da quando Gazprom, la società russa che si occupa di estrazione e vendita di gas naturale, ha cominciato a tagliare le forniture di gas all’Italia e al resto dei Paesi europei. Da tre giorni, infatti, il colosso energetico russo – controllato direttamente dal Cremlino – ha fornito all’Italia soltanto la metà della quantità di gas giornaliero richiesto da Eni. Una scelta dettata, almeno ufficialmente, da una serie di interventi di manutenzione dei gasdotti. La motivazione, però, non convince. «I motivi per i tagli di forniture di gas che colpiscono quasi tutta l’Europa ci viene detto siano tecnici», ha commentato il premier Mario Draghi nei giorni scorsi da Kiev. «Noi, la Germania e gli altri Paesi riteniamo siano bugie e che ci sia un uso politico del gas come del grano».

Da circa una settimana, la Russia ha iniziato a tagliare le forniture di gas all’Italia e agli altri Paesi europei

STOCCAGGI: OBIETTIVO 50 MILIARDI

Il taglio alle forniture di gas deciso da Mosca equivale a circa 30 milioni di metri cubi al giorno. Una quantità tutto sommato contenuta per il periodo estivo, in cui i consumi di metano sono ridotti. I problemi, semmai, riguardano gli stoccaggi – indispensabili per i mesi invernali – che si stanno riempiendo molto più lentamente del previsto. L’obiettivo è di arrivare a coprire entro ottobre il 90% degli stoccaggi. Ad oggi, però, le scorte italiane sono ferme al 54% e mancano all’appello ancora 5 miliardi di metri cubi di gas.

«Non abbiamo nulla da temere», ha assicurato sabato 18 giugno l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi a Repubblica. Per evitare di dover ricorrere a razionamenti, il colosso energetico italiano ha aumentato le importazioni di gas da altri paesi fornitori. In primis, dall’Algeria. Nei giorni scorsi, infatti, il metano proveniente dal Nord Africa è praticamente raddoppiato: 64 milioni di metri cubi sono arrivati in Italia via Tap e altri 4 milioni tramite Gnl (gas naturale liquefatto).

La vera domanda a questo punto è un’altra: cosa succederebbe se Mosca decidesse di interrompere del tutto le forniture di gas? «Non saremmo pronti, perché inizieremo a essere indipendenti dalla Russia solo nell’inverno 2022-2023», ha ammesso Descalzi. «Potremmo però superare il prossimo inverno forzando ulteriormente l’arrivo di gas da altri Paesi». E infatti, nonostante gli accordi last-minute tra il governo italiano e quello algerino, la Russia resta ancora il primo fornitore di metano del nostro Paese, con il 35% delle importazioni totali. Sostituire in toto il gas proveniente da Mosca, dunque, richiederà una fase di transizione di parecchi mesi.

Centrale a Gas a Chicago, negli Stati Uniti

LA NUOVA IMPENNATA DEI PREZZI

La decisione di Gazprom di tagliare le forniture di metano ha già prodotto uno dei risultati più attesi da Putin: l’ennesimo aumento dei prezzi del gas e, di conseguenza, dell’energia elettrica. Un trend iniziato ormai un anno fa, ma che dallo scorso autunno ha raggiunto livelli mai visti. Questa settimana il prezzo del metano ha raggiunto i 122 euro al Megawattora, quando appena un anno fa era a 19 euro.

Le conseguenze su famiglie e imprese sono preoccupanti. Uno studio di Confcommercio e Nomisma ha calcolato in 16 miliardi di euro complessivi l’aumento stimato delle bollette di gas e elettricità per negozi e attività turistiche tra 2021 e 2022. Per un ristorante la sola bolletta elettrica salirà a 18 mila euro (+58%) e per un negozio di alimentari a 40 mila euro (+70%). Una situazione tutto sommato simile a quella che dovranno sostenere le famiglie. Per un nucleo tipo – con consumo di 2.700 kWh – la spesa media annuale sarà di 1.116 euro, più del doppio rispetto ai 540 euro del 2021.

Il governo italiano sta insistendo affinché in Europa si arrivi all’approvazione di un tetto al prezzo del gas. In questi giorni, Bruxelles è al lavoro per trovare un meccanismo che fissi la soglia massima del metano in arrivo dalla Russia a 80-90 euro a Megawattora. La proposta sembrava destinata a naufragare, ma i ripetuti tagli alle forniture da parte di Gazprom hanno dato nuovo slancio alla proposta di un price cap. Questa settimana il tema sarà oggetto di discussione al Consiglio europeo, mentre la prossima settimana potrebbe già arrivare una prima proposta concreta.

Claudio Descalzi, amminstratore delegato di Eni

SCATTA L’ALLARME?

Nel frattempo, il governo italiano è già al lavoro per studiare tutte le soluzioni sul tavolo e, secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, starebbe pensando di alzare il livello di allerta: da pre-allarme ad allarme. In quel caso, scatterebbero i primi razionamenti, che almeno in un primo momento non dovrebbero causare disagi alla gran parte dei cittadini. Ma cosa prevede di preciso la strategia italiana per il gas?

Innanzitutto, il Ministero della Transizione ecologica potrebbe chiedere a Snam – il principale trasportatore di metano in Italia – di chiedere a sua volta alle industrie di ridurre volontariamente i loro consumi di gas. I gestori della rete elettrica, poi, attiverebbero i cosiddetti “contratti di interrompibilità”: in sostanza, il distacco per un certo periodo di tempo della fornitura di gas ed elettricità alle aziende più energivore che hanno aderito a questo accordo. Altri interventi potrebbero riguardare la diminuzione dell’illuminazione pubblica, mentre non si prevede – almeno per ora – l’obbligo di abbassare il riscaldamento di case e uffici. Misure così drastiche dovrebbero scattare soltanto se la situazione dovesse rivelarsi ancora più critica del previsto. E i controlli, in quel caso, sarebbero affidati ai prefetti.

IL RITORNO DEL CARBONE

Al di là dei razionamenti e dei sacrifici di alcune imprese, la strategia del governo italiano per sostituire il gas russo passa soprattutto da un’altra soluzione: aumentare l’importazione di metano da altri Paesi, come Algeria e Azerbaijan. A fine anno, poi, dovrebbe entrare in funzione la nuova nave rigassificatrice appena acquistata dal gruppo Snam, che potenzierà la capacità di Gnl sul mercato italiano.

Il rischio che questi accorgimenti non bastino, però, è piuttosto concreto. Se la Russia decidesse di bloccare del tutto le forniture di gas, il governo italiano opterà per una soluzione drastica: riaprire le sei centrali a carbone attualmente in fase di chiusura. Una decisione dalle conseguenze ambientali pesantissime, che non interesserà soltanto l’Italia. Altri due Paesi in Europa hanno optato per il ritorno al carbone: Germania e Olanda. Il governo guidato da Olaf Scholz ha annunciato che riattiverà parte delle centrali dismesse, mentre il presidente Mark Rutte ha tolto il tetto del 35% al funzionamento delle centrali olandesi a carbone per i prossimi due anni.

Nel prossimo Consiglio dei ministri, il governo valuterà se introdurre un nuovo taglio delle accise sulla benzina

NUOVO TAGLIO DELLE ACCISE

Da un lato i razionamenti, dall’altro i sostegni. Dopo l’approvazione del bonus di 200 euro contro il caro energia, nel prossimo Consiglio dei ministri Roberto Cingolani chiederà di prorogare gli sconti sulle bollette in scadenza a giugno sia per le famiglie che per le imprese. A questo si aggiungerà poi un nuovo taglio di 30 o 35 centesimi delle accise sulla benzina. Un intervento da 6-7 miliardi di euro complessivi, che sarebbe finanziato con l’extragettito Iva.

Per i sindacati, però, non è abbastanza. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, insiste sulla necessità di redistribuire risorse dalle imprese energetiche alle famiglie: «Serve tassare gli extraprofitti al 100%, non al 25%», ha attaccato lo scorso weekend dal palco di una manifestazione a Roma. «Lo dice la parola stessa: extraprofitti sono i guadagni in più rispetto a quelli ordinari, che in questo caso non sono determinati dalle tue capacità imprenditoriali, ma dalla situazione internazionale».

Gianluca Brambilla

Sono nato e cresciuto nell'hinterland di Milano, ma la passione per il giornalismo viene dagli Stati Uniti. Laureato in Comunicazione Media e Pubblicità all'Università IULM, collaboro con "Il Giorno" e sono giornalista praticante per MasterX. Seguo con molto interesse la politica americana, le questioni ambientali e il mondo dei media, ma cerco di stare al passo un po' su tutto.

No Comments Yet

Leave a Reply