La Sardegna invasa dalle cavallette

Milioni di cavallette stanno divorando i raccolti delle campagne. Non è l’Africa, non è la maledizione delle Sacre Scritture. Ad essere invasi sono i territori della provincia di Nuoro, in Sardegna: da Noragugume a Bolotana, e poi Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo, fino alla confinante Barbagia di Nuoro, a Ottana, nella cui piana si trova probabilmente l’epicentro dell’invasione. Le locuste hanno preso d’assalto 25 mila ettari di terreno, distruggendo tutto quello che incontrano al loro passaggio.

Il problema non è nuovo: «Siamo esterrefatti e senza parole. Dopo tre anni di denunce e proposte ci ritroviamo ancora a parlare di invasione di cavallette», sottolinea il presidente della Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Leonardo Salis. Si tratta di una vera catastrofe biologica che sta mettendo in crisi centinaia di aziende della zona. «Dal 2019 chiediamo una programmazione per contrastare le locuste. I metodi naturali sono quelli più efficaci come l’aratura dei campi e gli insetti antagonisti ed oggi ci può venire incontro anche l’agricoltura di precisione», ricorda invece il direttore di Coldiretti Nuoro-Ogliastra Alessandro Serra.

Le campagne abbandonate

L’innalzamento delle temperature ha anticipato la riproduzione delle locuste, ma a innescare il meccanismo che ha portato a questa proliferazione eccezionale è stato soprattutto un cambiamento socio-economico. Sempre più sardi abbandonano le campagne e vaste zone dell’isola rimangono completamente inabitate. Manca la manutenzione del territorio, che prima era svolta dai pastori. La crisi dell’economia agropastorale ha quindi delle dirette conseguenze anche sull’ambiente e l’invasione delle cavallette è solo l’ultimo dei problemi. Anche l’origine degli incendi e delle frane causate dalle alluvioni sono da ricercare nell’abbandono delle aree interessate.

Le difficoltà per il settore agroalimentare

Le cavallette stanno distruggendo i già insufficienti raccolti, alimentando ulteriormente la crisi del foraggio per gli allevamenti. Complice la siccità, il fieno per il bestiame scarseggia e gli allevatori dell’isola sono costretti a comprarlo altrove.

L’unico modo per contrastare il problema è agire preventivamente, quando le locuste non hanno ancora deposto le uova. Gli sciami sono quasi impossibili da eliminare una volta che hanno preso il volo. Nei Paesi più colpiti da questa piaga, gli agricoltori spesso bruciano i propri campi invasi dalle cavallette pur di non farle diffondere altrove, distruggendo tutto il proprio raccolto.

Le misure di contrasto

Bisognerebbe intanto monitorare gli sciami, per vedere dove si fermano a riprodursi, un’azione di prevenzione che è per altro prevista dalla legge 987 del 1931. La pianificazione richiederebbe un cambio di paradigma, passando dal denaro versato per compensare i danni a quello stanziato per contrastare il fenomeno all’origine. Lo scorso gennaio la Regione ha erogato 800 mila euro da investire in tre anni, 200 mila dei quali verranno usati nel 2022 per creare una task force che elimini i focolai in 84 aziende. La Giunta regionale ha, inoltre, stanziato due milioni di euro per ristorare gli agricoltori che nel 2021 sono stati danneggiati dall’attacco.

Un ruolo fondamentale è svolto dalla ricerca. L’Università di Sassari e l’agenzia agricola regionale Laore hanno elaborato il piano di contrasto, basato sull’utilizzo di tre insetti che si nutrono delle uova delle cavallette e di funghi che attaccano le larve. Hanno anche creato un’app che permetterà di segnalare la presenza delle locuste nei campi. Il problema è che nella zona al momento infestata di insetti anti-cavallette ne sono rimasti pochi e adesso sarebbe necessario applicare più tecniche di contrasto, con un coordinamento tra diversi enti.

Elisa Campisi

SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX. MI INTERESSO DI POLITICA, ESTERI, AMBIENTE E QUESTIONI DI GENERE. SONO LAUREATA AL DAMS (DISCIPLINE DELL’ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO), TELEVISIONE E NUOVI MEDIA. HO STUDIATO DRAMMATURGIA E SCENEGGIATURA, CONSEGUENDO IL DIPLOMA TRIENNALE ALLA CIVICA SCUOLA DI TEATRO PAOLO GRASSI.

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