Solo nel 2022 sono andati distrutti 41mila chilometri quadrati di foreste tropicali primarie. Un’area pari all’intera Svizzera. Secondo i dati pubblicati dal Global Forest Watch, un progetto dell’organizzazione no profit World Resources Institute, la deforestazione tropicale nel 2022 è aumentata del 10% rispetto all’anno precedente. Procedendo a un ritmo di undici campi da calcio al minuto.
Deforestazione ed emissioni di CO2
Le foreste primarie sono aree che non sono mai state disboscate nella storia recente. Sono foreste di lunga crescita, particolarmente importanti per gli ecosistemi e resistenti ai cambiamenti climatici. La distruzione delle foreste ha causato emissioni inquinanti pari a 2,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Come quelle prodotte ogni anno dall’India, il quarto Paese più inquinante al mondo.
I Paesi con il maggior tasso di deforestazione…
Con la perdita di 1,8 milioni di ettari nel 2022, il Brasile si conferma il Paese con il maggior tasso di perdita di foresta primaria. Da solo, pesa per il 40% della foresta tropicale primaria andata distrutta lo scorso anno. La deforestazione brasiliana ha provocato 1,2 gigatonnellate di CO2, cioè più del doppio delle emissioni annuali da combustibili fossili di tutto il Paese.
Tra i paesi con il maggior tasso di deforestazione seguono la Repubblica Democratica del Congo (persi 500mila ettari, con una tendenza in crescita rispetto agli ultimi anni) e la Bolivia, dove la deforestazione è cresciuta del 32% rispetto al 2021. Hanno visto un aumento consistente del fenomeno anche Ghana (+71%), Angola (+52%) e Camerun (+40%).
… E quelli più virtuosi
Si trovano in Asia i Paesi che hanno raggiunto i migliori risultati nella lotta alla deforestazione. In particolare, Indonesia e Malesia hanno quasi raggiunto il minimo storico del tasso di disboscamento, con riduzioni rispettivamente del 64 e 57%.
Questi risultati, spiega il rapporto del World Resources Institute, sono stati raggiunti grazie alle politiche correttive intraprese dai governi. Più risorse per la prevenzione e il monitoraggio degli incendi, lo stop alle nuove licenze per lo sfruttamento di foreste primarie e torbiere e, infine, un’applicazione più rigorosa delle leggi. Sono questi i fattori che hanno reso possibile la riduzione della perdita di foreste primarie.
Gli impegni presi non bastano
L’aumento della perdita di foreste arriva proprio a un anno dalla Dichiarazione di Glasgow sulle foreste e l’uso dei suoli, firmata il 2 novembre 2021 da 145 Paesi durante la COP26. Una dichiarazione con cui i leader mondiali si sono impegnati ad arrestare e invertire la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030. Ma che per ora non sta dando i risultati auspicati.
«Invece di un costante calo per il raggiungimento di un tale obiettivo, la tendenza si sta muovendo nella direzione sbagliata. L’umanità non è sulla buona strada nel rispetto dei grandi impegni legati alle foreste », hanno sottolineato gli analisti del World Resources Institute.