Dopo decenni e il rincorrersi di teorie e leggende, la morte di Bruce Lee potrebbe non essere più un mistero. L’attore e campione di arti marziali è scomparso in circostanze mai del tutto chiarite il 20 luglio 1973, nella sua casa di Hong Kong, prima ancora di compiere 33 anni. La morte era stata ufficialmente attribuita a una forma di edema cerebrale. Ora uno studio pubblicato sul Clinical Kidney Journal tenta di fare luce sulle vere ragioni del decesso.
La scoperta
Secondo gli specialisti che hanno condotto lo studio, Lee sarebbe morto per una «disfunzione renale» che avrebbe portato «all’incapacità di espellere abbastanza acqua». Nel gergo tecnico viene chiamata iponatremia, ovvero una concentrazione «anormalmente» bassa di sodio nel sangue, che può essere causata dall’avere troppa acqua nel corpo. L’attore, si legge nello studio, era un soggetto «ad alto rischio d’iponatremia» per via di alcune lesioni ai reni, l’uso di farmaci (di cui aveva la prescrizione medica per curare sia il dolore che l’ansia) e di alcool.
Leggenda delle arti marziali
Bruce Lee è entrato nella storia del cinema per aver portato le arti marziali a Hollywood. Nonostante la breve carriera, ha preso parte a pellicole memorabili come Dalla Cina con furore e L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente, dove sfida un giovane Chuck Norris dentro il Colosseo. Il 20 luglio 1973, poco dopo aver completato I 3 dell’Operazione Drago, Lee avvertì una forte emicrania mentre si trovava a casa della collega Betty Ting Pei: andò a sdraiarsi per un breve riposo ma senza più svegliarsi. Tra le speculazioni dei fan, c’era chi raccontava che fosse stato avvelenato da un amante geloso o ucciso dalla mafia cinese. Per uno strano scherzo del destino, anche il figlio di Bruce, Brandon Lee, perderà la vita in circostanze controverse, colpito da un proiettile durante la lavorazione del film Il corvo nel 1993.
Il giallo sulla morte
«Ipotizziamo che Bruce Lee sia morto per una forma specifica di disfunzione renale: l’incapacità di espellere acqua a sufficienza per mantenere l’omeostasi. Questo può portare a iponatremia, edema cerebrale e morte entro poche ore se l’eccessiva assunzione di acqua non è accompagnata dall’ escrezione del liquido nelle urine – è quanto si legge nello studio – Il fatto che siamo costituiti per il 60% da acqua non ci protegge dalle conseguenze potenzialmente letali di bere acqua a una velocità superiore a quella che i nostri reni possono espellere».