Il pane primitivo
Semi di cereali e acqua sono ingredienti semplici che, con il contributo spontaneo dei lieviti, realizzano il miracolo della forma del pane lievitato. Un alimento universalmente apprezzato per la sua grande ricchezza in carboidrati, che forniscono all’organismo energia rapidamente assimilabile. Fin dall’inizio della sua comparsa sulla terra l’uomo (Homo Erectus) si è sempre nutrito di cereali. Fatto attestato dai numerosi ritrovamenti, nelle case caverne primitive, di cariossidi di grano pietrificate, che documentano la consuetudine di cibarsi con grani e probabilmente di impasti d’acqua e farina. Dagli antichi egizi in poi, quasi tutte le popolazioni hanno esercitato l’arte della panificazione, apportando continui miglioramenti alla produzione del pane. Se i greci divennero esperti in forme di pane schiacciate e focacce, i romani introdussero (168 a.C.) la cottura delle loro forme di pane di farro. Da ultimo, l’utilizzo dei mulini per la macinazione delle cariossidi rese possibili grandi produzioni di farine e una diffusione su larga scala del pane.
Il pane liquido (la birra)
È la ‘magia’ del processo naturale della fermentazione dei cereali (grano e orzo), operato dai lieviti, ad accomunare il pane alla birra, tanto che la seconda può essere definita “pane liquido”. La birra, similmente al pane, trae origine dal bacino mediterraneo. Sia in Egitto che in Mesopotamia, due tra le più antiche civiltà agricole, le popolazioni erano dedite alla produzione di questa bevanda, di gradazione alcolica moderata. Mentre il pane si impasta, la birra si mescola, ma entrambe risultano essere strettamente unite dalla medesima essenza fermentante.
Il pane incendiario (London’s burning)
Il pane è un cibo che più di altri rappresenta un atto agricolo. Ma per ottenerlo, oltre al grano e all’acqua, occorre la presenza del calore. I forni per la panificazione sono mantenuti a temperature ben superiori ai 210 gradi ed essendo a legna necessitavano di un assiduo controllo per evitare che lapilli accessi o fiamme sfuggissero al controllo come avvenne a Londra. L’incendio che fece brillare di rosso ardente l’intera città inglese prima di ridurla quasi completamente in macerie la mattina del 1 settembre 1666 si sviluppò da un forno, quello del panificio di Thomas Farriner. (Fonte: L’Integrale, rivista di pane e cultura n 3 p.5)
Panificare con arte
Da sempre il pane simboleggia il nutrimento primario, occupando tutte le maggiori correnti di pensiero: religioso, storico e artistico. Un lungo percorso che vede il pane passare da narrazione biblica a nutrimento dei popoli fino a divenire fonte di ispirazione e piena espressione artistica. Il grande pittore catalano Salvador Dalí ha caratterizzato attraverso il pane quasi tutto il suo lungo percorso artistico. Dopo aver dipinto il “cesto del pane” (olio su tavola 31,5 × 31,5 cm; 1926) considerato tra i suoi capolavori assoluti, Dalí aveva trasformato la forma di pane da elemento di “utilità primordiale e simbolo della nutrizione” in “inutile ed estetico”. Una lunga celebrazione continua, nata prima a Parigi con il gruppo dei Surrealisti, dove il pittore portò in scena la “rivoluzione del pane”, e resa immortale nel suo Teatro-Museo di Figueres dove le facciate esterne son ricoperte da migliaia di riproduzioni del ‘pa de crostons’ dell’Empordà (pane catalano a forma triangolare che Dalí utilizzava spesso anche come copricapo).
“Pane, pane e sempre pane, Niente altro che pane!”. Se nel 1926 il cesto del pane rappresentava una celebrazione di un alimento povero eletto a simbolo eucaristico, il pane surrealista daliniano assumeva, secondo il suo ideatore, simbologia di “pane aristocratico, estetico, paranoico, raffinato e fenomenale”.
a cura di Marta Zanichelli