Dal primo marzo 2013 è ufficialmente chiusa l’«emergenza Nordafrica». Dopo quasi due anni i 21000 nordafricani arrivati in Italia dalla Libia per sfuggire alla guerra hanno perso il diritto all’assistenza. Liquidati con 500 euro in tasca, dovranno lasciare i centri dove hanno vissuto fino ad ora è cercarsi una sistemazione autonoma. Chi ha già cominciato un percorso di inserimento potrà continuerà a percorrerlo. Gli altri, la maggior parte, dovranno scegliere: tornare a casa, in Niger, in Ghana, nel Mali, (pochi di loro sono di nazionalità libica) oppure rimanere in Italia, senza lavoro nè fissa dimora. Da clandestini.
“Il Governo ha gestito in maniera ridicola tutta la vicenda” ha commentato l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino. “L’«emergenza Nordafrica» si è trasformata”, si legge su corriere.it, “in due anni del peggior assistenzialismo. Ed ora è una bomba ad orologeria”. Assistenza che è stata per qualcuno un vero affare: bastava una telefonata per venire accreditati come “struttura d’accoglienza” e accaparrarsi 1.200 euro al mese per ogni persona ospitata. Per ogni profugo, il governo decise infatti di pagare 46 euro al giorno, comprensivi di vitto, alloggio, corsi di lingua e avviamento al lavoro. Un giro d’affari stimato in 1 miliardo e 300 milioni di euro.
Ma se il vitto e l’alloggio erano (nel bene o nel male) ovunque assicurati, il percorso di integrazione è rimasto nella gran parte dei casi un miraggio. “Solo 10 dei 120 immigrati che ospitiamo hanno intrapreso un percorso di integrazione” spiega Silvia Furiosi dell’Opera San Francesco di Milano “Per questo noi del centro di via Saponaro abbiamo deciso di continuare a dare loro accoglienza, a prescindere dalla fine dei finanziamenti. Ma non tutti possono farlo, anche per mancanza di spazio”.
“Non lasceremo soli i migranti dell’emergenza Nordafrica” assicura dal canto suo l’assessore Majorino in un comunicato stampa “continueremo ad accoglierli nelle nostre strutture accanto ai senzatetto”. I 280 profughi giunti a Milano nell’estate del 2011 dovrebbero ricevere la stessa sistemazione e gli stessi servizi previsti per i clochard. “I centri di accoglienza della città si stanno organizzando per proseguire l’offerta di un posto letto” spiega Majorino “e il Centro Aiuto della Stazione Centrale andrà in soccorso di chi si troverà senza un ricovero”.
Il vero problema, ora, sono gli altri 580 ex profughi censiti nel resto del territorio provinciale, per non parlare dei 2400 presenti nella regione. Messi alla porta dai vari albergatori che li hanno ospitati finora, gli immigrati dell’hinterland e non solo confluiscono a Milano. Credono che qui sarà più semplice trovare assistenza e lavoro. Non sanno, però, che questo non vale per tutti. “Le risorse messe a disposizione a chiusura dell’emergenza serviranno fino a un certo punto” conclude Majorino “Noi non possiamo che prenderne atto e contribuire, dove possibile, ad aiutare chi ha già cominciato un percorso di inserimento, ha imparato la nostra lingua e trovato un lavoro”.
di Carlotta Bizzarri