Dieci miliardi di euro: a tanto ammonta, secondo l’Istat, la spesa dei turisti stranieri in Italia nel solo trimestre marzo-maggio del 2019.
Nello scenario di quest’anno, che vede i cittadini di tutta Europa chiusi in quarantena, è realistico aspettarsi che la cifra scenderà a poco più di zero.
Il settore turistico sarà in sofferenza in tutto il mondo, ma per l’Italia si prospetta un conto decisamente salato: il nostro Paese è al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi sul totale Ue, pari a più del 30%, nel 2018.
Particolarmente penalizzate sono le strutture extra-alberghiere: in base al DPCM n. 19 del 25 marzo, sono state considerate attività non essenziali e, salvo eccezioni, hanno chiuso. Il panorama degli alloggi turistici del nostro Paese è costituito soprattutto da questo tipo di realtà: nel 2018 l’Istat ha rilevato circa 183mila tra campeggi, villaggi turistici, alloggi per vacanze, agriturismi, rifugi di montagna e ostelli per la gioventù.
Ad oggi, questi ultimi rappresentano una piccola fetta del mondo del turismo italiano: quantitativamente, costituiscono lo 0,4% del totale delle strutture. Storicamente però quella degli ostelli è una vicenda di lunga data, che inizia nella Milano degli anni ’40. Aldo Franco Pessina, giornalista, sportivo e amante di viaggi, nel 1940 organizza nell’ambito della VII Triennale di Milano una mostra dedicata agli Ostelli, alla quale partecipano 9 nazioni. Nel 1945, alla fine della guerra, fonda a Roma l’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente morale operante sul territorio nazionale e unico rappresentante per il nostro Paese della Federazione Internazionale degli Ostelli per la Gioventù.
Nel corso degli anni le strutture si moltiplicano in tutto il Paese, con grande afflusso di turisti: solo nell’Ostello Piero Rotta di Milano, dal 1960 al 2010, sono transitati oltre 2,5 milioni di giovani. Dopo la campagna di rilancio delle attività in vista dell’Expo, la situazione finanziaria dell’Associazione diventa sempre più precaria. Da un lato il turismo giovanile è cambiato, molti ragazzi scelgono di stare in affitto o nei villaggi, dall’altro i lavori di manutenzione per mantenere vitali le strutture, che nel 65% dei casi sono edifici storici, sono sempre più onerosi.
Le difficoltà arrivano al culmine nell’agosto 2019 e, spiega l’ex presidente Filippo Capellupo, «l’AIG viene inserito nel decreto salva imprese, nell’elenco delle 17 associazioni da salvare. La nostra proposta era quella di far tornare questo ente, nato come statale e poi diventato privato, nuovamente statale». A questo punto però nasce un conflitto all’interno del M5S: emerge che Carmelo Lentino, segretario nazionale dell’AIG, è anche portavoce della viceministra dell’Economia Laura Castelli. Dato che l’emendamento era stato proposto proprio dal M5S, iniziano a circolare polemiche sul presunto conflitto di interessi. Il risultato è che nessuno si è più preoccupato delle sorti dell’Associazione: «Dopo il disinteresse della politica, non resta che dichiarare fallimento. Il Tribunale ha approvato la richiesta di messa in liquidazione del commissario», continua l’ex presidente.
Nel frattempo diverse strutture sono state vendute o chiuse, alcune sono in stato di abbandono. «La mia speranza è che gli ostelli sopravvissuti possano realizzare una nuova cooperativa tra loro o siano ceduti ad altre società che mantengano l’organico – conclude Capellupo – È davvero triste assistere allo smantellamento di un mondo che per 50 anni è stato un punto di riferimento per i giovani di 65 nazioni».
La sorte degli ostelli Aig
Negli suoi ultimi anni di vita, l’AIG ha dovuto cedere molte delle proprie strutture. Alcune di esse sono state acquistate da privati che li hanno convertiti in strutture alberghiere. E’ il caso dell’Ostello Apuano di Marina di Massa, una villa storica che è stata trasformata in hotel con piscina.
Una sorte diversa è toccata a un’altra struttura storica, quella di Roma Foro Italico. «Era uno dei nostri ostelli più ampi – spiega Capellupo – che ospitava fino a 280 persone al giorno. Oggi è diventato sede delle biglietterie delle società calcistiche Roma e Lazio, ma gli spazi non sono assolutamente valorizzati, molte aree sono chiuse».
Uno dei casi di spreco che più colpisce è quello dell’Ostello di Finale Ligure. La sede è il Castello Vuillermin, un edificio neogotico costruito nel 1936 da un avvocato antifascista torinese. Nel dopoguerra, la struttura è stata acquistata dall’AIG, che ne aveva ricavato 17 camere con 84 posti letto. Nel 2010 è stato messo in vendita dall’Associazione e comprato da una società romana che non hai mai messo in atto il progetto di restauro, nonostante la Direzione Regionale dei Beni Culturali della Liguria avesse vincolato il Castello come “immobile che riveste un particolare interesse artistico e storico”. In stato di completo abbandono, secondo gli abitanti del quartiere, era occupato abusivamente da senza tetto e sbandati. All’inizio del 2019 è stato comprato all’asta da una società immobiliare genovese per 1,2 milioni di euro, ma ad oggi la struttura è ancora chiusa e senza destinazione.