Taglio al cuneo fiscale: aumenti in busta paga fino a 600 euro

Al via dal primo luglio 2020 al taglio del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Il testo del decreto legge stilato dal dicastero dell’Economia, presieduto dal ministro Roberto Gualtieri, è stato approvato giovedì 23 gennaio in Consiglio dei ministri, dopo un esame protrattosi fino a tarda sera per via degli ultimi nodi tecnici da sciogliere in merito.

I NUMERI

La bozza del provvedimento prevede, a partire dal 1 luglio fino al 31 dicembre di quest’anno, un trattamento integrativo (che non concorre alla formazione del reddito) di 600 euro per i redditi di lavoro dipendente a partire da 8.200 euro fino a 28mila euro. Oltre questa soglia, il testo elaborato in via XX settembre prevede invece una nuova detrazione che parte da 600 euro fino ad azzerarsi per i redditi che raggiungono quota 40mila euro. I fondi di copertura del provvedimento – inseriti in legge di Bilancio – ammontano a 3 miliardi per i sei mesi del 2020 e a 5 miliardi per tutto il 2021.

Per i redditi da 8.200 fino a 28mila euro, il taglio del cuneo fiscale si innesta sostanzialmente sul bonus “80 euro” introdotto dal governo Renzi, ma con un balzello in più. L’integrazione aumenta di ulteriori 20 euro, e il tetto per beneficiarne supera i precedenti 26.600 euro di reddito. Un incremento stimato di 710mila unità agli 11,7 milioni di lavoratori che tuttora lo percepiscono.

LA REAZIONE DELLE SIGLE SINDACALI

La misura è stata accolta positivamente dai sindacati che, in un incontro tenutosi venerdì 17 gennaio a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri, hanno messo in evidenza la necessità dell’intervento. Per insegnanti, dipendenti pubblici e operai, il trattamento integrativo equivarrà più o meno a un rinnovo contrattuale. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, tuttavia, hanno chiesto interventi per i pensionati e per chi è attualmente tagliato fuori dai requisiti.

IL RETROSCENA

L’approvazione alla chetichella e a notte fonda della bozza del d.l. si giustifica con le congiunture elettorali, in particolare con il voto di domenica 26 gennaio in Emilia-Romagna. Nei piani originari del Cdm era in programma una discussione sul futuro di Taranto, soppiantata però dal varo del taglio al cuneo fiscale quando sulla scrivania del premier Giuseppe Conte sarebbe arrivato un sondaggio riservato che indicherebbe un imprevedibile testa a testa fra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonozoni, rispettivamente i candidati di centrosinistra e centrodestra alle regionali emiliano-romagnole.

Sul cambio di scena hanno influito, inoltre, le dimissioni da capo politico del Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio: una scossa che il governo ha voluto controbilanciare con una dose di buone notizie.

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