Leonardo Panetta è il primo ospite che inaugura il ritorno di Tomalet, la newsletter del Master in Giornalismo dell’Università IULM. Allievo del biennio 2004-2006, Panetta oggi è il corrispondente da Bruxelles per Mediaset. Ha svolto il primo stage nella televisione locale Odeon e il secondo proprio a Mediaset, dove ha avuto inizio la sua carriera giornalistica.
Qual è stato il percorso formativo per diventare giornalista?
All’inizio il giornalismo non era la mia priorità. Avevo studiato comunicazione ed ero più che altro appassionato di cinema. Poi ho partecipato alle selezioni del Master in Giornalismo e sono entrato. Piano piano mi sono appassionato e ho capito che era la strada giusta.
Dove hai svolto gli stage della Scuola?
Il primo l’ho fatto in una televisione locale, ai tempi molto nota, Odeon. Una volta era un network molto presente in Italia. Poi durante il secondo anno di corso è iniziata la partnership con Mediaset e al Master abbiamo avuto come docenti diversi giornalisti del Gruppo. Abbiamo fatto lezione con Mario Giordano, che ai tempi era direttore di Studio Aperto. Lui mi chiese di fare un’esperienza estiva a Mediaset, poi mi hanno proposto uno stage e alcune sostituzioni per maternità. Proprio Mario Giordano mi ha assunto un paio d’anni dopo. Insomma, per me la scuola di giornalismo è stato l’inizio di tutto.
Dopo l’ingresso a Mediaset, quali sono state le tappe principali della tua carriera?
Quando sono stato assunto da Giordano mi sono occupato soprattutto di cronaca. Ho seguito le grandi vicende che hanno colpito l’opinione pubblica, come la strage di Erba o il delitto di Garlasco. Poi quando è nato Tgcom24 ho fatto diverse esperienze anche per il canale all news di Mediaset. Per esempio ho seguito una rubrica sul digitale che si chiamava SmartLife, ma mi occupavo molto anche di esteri e di politica. Nel 2016 l’azienda ha deciso di avere una presenza più stabile a Bruxelles e quindi sono partito. L’80% della mia attività è legata all’attività delle istituzioni europee, però Bruxelles è un luogo strategico e di conseguenza mi sono occupato anche di elezioni politiche di altri Paesi, come Francia e Germania, o di episodi di cronaca internazionale.

Sei la voce dell’Unione Europea, tutte le notizie che arrivano da Bruxelles passano da te. Che valore ha questo per te?
Per me ha un valore duplice. Da una parte è una responsabilità, perché le decisioni che vengono prese in UE hanno una ricaduta sulla vita di tutti noi, quindi divulgarle nel modo corretto è fondamentale. Dall’altra è anche una sfida continua: spesso mi arrivano dei comunicati molto complicati con delle notizie che sono difficili anche per me. Il mio lavoro è semplificarle e renderle comprensibili al pubblico. A volte ho solo 40 secondi per spiegare un fatto e devo ridurlo all’essenziale.
Qual è stato il momento di svolta nella tua carriera ?
Sicuramente l’arrivo Mediaset, ma in particolare quando sono venuto a Bruxelles. Quello ha contribuito molto a definire la mia identità personale ed è stato un coronamento. Perché in quel contesto rientravano molti dei miei interessi. In realtà ho avuto due periodi in Belgio. Il primo è iniziato nel 2016, poi sono tornato in Italia allo scadere del primo contratto e sono ripartito nel 2020, poco prima dello scoppio del Covid, quando ancora non ci si rendeva conto di quello che stava accadendo. Poi da lì sono rimasto definitivamente a Bruxelles. Quell’anno (il 2020, ndr) è stato un cambio di passo, sia a livello professionale sia a livello umano. Ma penso non solo per me: il Covid ha davvero cambiato il mondo.
E invece il momento più difficile?
Forse quando ho deciso di lasciare la cronaca nera perché mi ero proprio formato in quel settore e stavo prendendo quella strada. La decisione di cambiare è stata piuttosto difficile, anche se una volta appreso il metodo giornalistico, lo si può applicare a tutti i settori.
Qual è la cosa più importante che ha imparato al Master della IULM?
Di sicuro tanti aspetti tecnici, però mi ricorderò sempre gli insegnamenti del nostro direttore. All’epoca era Angelo Agostini, che purtroppo è mancato molto giovane. Lui ci ha insegnato come approcciarsi al mondo del lavoro giornalistico, perché le redazioni sono ambienti complicati e Agostini ci ha preparato ad affrontarle. Ci spiegava: “Quando entrerete nelle redazioni lasciate un po’ da parte lo studente, siate umili”. A distanza di anni credo che sia un insegnamento impagabile.
Cosa diresti a te stesso del passato, al Leonardo che frequentava il Master?
Gli direi di stare tranquillo perché ha preso la strada giusta. Quando facevo il Master non ero così convinto della mia scelta ed ero ancora animato da molte incertezze. Gli direi che, anche se lo avrebbero atteso tanti sacrifici, avrebbe fatto il mestiere giusto per lui. Quindi Leonardo: credici sempre, non avere dubbi e non mollare.