«Ogni storia ha bisogno di un capitolo finale. Sarai sempre parte di me». Danilo Gallinari conclude così il suo video social di addio al basket giocato, dopo ventuno anni da professionista. Un saluto che, agli appassionati italiani, ha ricordato quella lettera alla pallacanestro con cui anche Kobe Bryant annunciò il suo ritiro. Carriere diverse, giocatori differenti, ma un comune denominatore: l’amore per quella palla a spicchi che li ha spinti oltre qualsiasi sogno cullasse le loro notti.
In Italia per spiccare il volo americano
Figlio d’arte, Danilo esordisce fra i professionisti a sedici anni con la maglia di Castelpusterlengo in Serie B. Milano vede in lui il talento dei predestinati e nel 2005 lo acquista, mandandolo in prestito il primo anno. Poi subito richiamato alla base. In due stagioni il “Gallo” passa da giovane interessante a stella promessa. E nel 2008 tocca il cielo. I New York Knicks lo scelgono al draft con la sesta scelta. Comincia una cavalcata a stelle e strisce di oltre quindici anni. Tappa principale di questo viaggio Denver, dove rimane dal 2011 al 2017. In Colorado vanta una qualificazione ai playoff e un carrer high da 47 punti contro i Dallas Mavericks.

Poi i Los Angeles Clippers con cui al secondo anno raggiunge la post season, disputando una delle stagioni più proficue della sua carriera con quasi 20 di media a partita. Seguono Oklahoma e Atlanta, dove raggiunge la finale di Conference. Il risultato più prestigioso della carriera, con una giocata decisiva in semifinale contro Philadelphia. A luglio 2022 firma con Boston, ma la rottura del crociato in Nazionale gli fa saltare tutta la stagione. Infine due breve parentesi con Washington e Milwaukee prima del ballo finale a Porto Rico, che gli regala il primo, anche unico, titolo della carriera.
Azzurro chiaroscuro
Un rapporto particolare, quello con la Nazionale. Danilo ci mette anima e corpo, ma le cose non vanno mai, o quasi, nella direzione giusta. Il rammarico maggiore è sicuramente il 2015 e quel quarto di finale agli Europei, perso al supplementare contro la Lituania. Poi il punto più basso, a far sanguinare una ferita ancora non rimarginata. La mancata qualificazione alle Olimpiadi dell’anno seguente è una batosta per tutti. Per lui, leader tecnico del gruppo, ancora di più.
Il finale con la canotta azzurra è più dolce dei primi anni. Nulla di eclatante per chi, come Gallinari, scende in campo per vincere, ma un risultato prestigioso che all’Italia mancava da tempo. Il quarto di finale alle Olimpiadi 2021 non vale medaglie o posti nella storia. Riaccende, però, le speranze future di una Nazionale che ai Giochi non partecipava dal 2004. E poi l’ultimo, l’ultimissimo, ballo della carriera. Gli Europei 2025 rimarranno infatti l’apparizione finale da professionista del “Gallo”.
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Non tutto si riduce al trofeo
Pochi trofei. Grandi memorie. Quattro parole che potrebbero sintetizzare la carriera di Gallinari. Capace di riconfermarsi anno dopo anno nella lega più competitiva del mondo. Ma, soprattutto, di aver illuminato gli schermi televisivi italiani, accesi in piena notte per vederlo giocare. L’amore della gente non si depone in una bacheca e nemmeno si appoggia su una mensola. Si custodisce nel tempo.
Lo testimoniano le migliaia di messaggi arrivate dopo il suo annuncio. Compagni e avversari. Tifosi accaniti e spettatori occasionali. Conoscenti stretti e perfetti sconosciuti. Un affetto generale che Danilo, arrivato al traguardo di un lungo viaggio, troverà dietro di lui quando sentirà il bisogno di voltarsi. Per accertarsi di aver effettivamente lasciato qualcosa. O anche solo per realizzare veramente, che il basket sarà sempre parte di lui.