VIRUS E WELFARE CRIMINALE: L’ALTRA EMERGENZA.
PARLA IL GIUDICE MARESCA

Emergenza sanitaria ed emergenza economica vanno di pari passo. Il lockdown sta moltiplicando i livelli di povertà, con la produzione industriale ridotta al minimo e i sussidi statali lenti ad arrivare.

Mentre scienziati e politici dibattono riguardo la necessità  di anteporre o meno la salute comune alle esigenze socio-economiche, assieme al coronavirus si sta diffondendo anche  un altro fenomeno: il “welfare criminale”.

Pronta a cavalcare l’ombra del malcontento, in tutto il mondo la  criminalità  si sta dedicando a misure di assistenza sociale, come la distribuzioni di cibo e beni di prima necessità alle persone bisognose, prestiti e sospensione del “pizzo”,  sostituendosi di fatto allo Stato dove questo è debole o non in grado di organizzare una risposta efficace alla pandemia. 

Una vera e propria “bomba sociale”, che lascia spazio alla mano lunga dei dei clan, che hanno grande disponibilità di liquidità e sono pronti a beneficiare anche della fase successiva: la ricostruzione.

IL COVID SCARCERA I BOSS

C’è poi una’altra questione che mette in allarme la magistratura.

Le problematiche legate al contagio da Covid-19, hanno riportato al centro dell’agenda politica l’annosa questione del sovraffollamento delle carceri. In seguito alle proteste di detenuti e dei loro parenti, nei giorni scorsi sono state disposte circa 40 scarcerazioni eccellenti.

La vicenda ha mandato in fibrillazione gli ambienti investigativi.

«Stiamo correndo il rischio di tornare trent’anni indietro nella lotta al crimine organizzato». Non usa giri di parole Catello Maresca, sostituto procuratore generale a Napoli. A mandarlo su tutte le furie è stata soprattutto la concessione degli arresti domiciliari per ragioni di salute a un boss che lui stesso ha fatto arrestare: Pasquale Zagaria.

A dare consistenza alle preoccupazioni del magistrato,  che rintraccia la responsabilità di questa decisione nel Dap (la Direzione delle carceri), sono i recenti fatti di cronaca.

Come la morte a Napoli di un giovane agente di pubblica sicurezza, vittima di un fatale inseguimento tra auto, dopo aver sventato una rapina a un bancomat.

Episodi che accendono il campanello d’allarme di una possibile escalation della  microcriminalità.

 

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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