Quello tra Russia e Finlandia è un confine lungo 1.340 chilometri tratteggiato dopo la Seconda Guerra Mondiale e da allora mai cambiato. Mosca, però, lo sta trasformando nel palcoscenico di una nuova strategia della tensione, una nuova “guerra fredda” nel Nord dell’Europa. Negli ultimi 70 anni, però, Helsinki non si è mai fatta cogliere impreparata di fronte alle provocazioni del Cremlino. La sicurezza è un imperativo per i finlandesi, dalle città dell’Ovest alle foreste sul confine. Prova ne sono i recenti comunicati alla popolazione, con tutte le informazioni per reagire in caso di emergenze militari. Siamo stati lì, per vedere con i nostri occhi cosa significa vivere in un Paese che ha fatto della prontezza la propria ragion d’essere.
Confine sbarrato
La maggiore tensione si registra lungo la frontiera, dove si trovano dieci valichi internazionali, blindati da novembre 2023 a causa della pressione migratoria che sarebbe stata pilotata dai servizi segreti russi per destabilizzare la Finlandia. A Vaalimaa, a metà strada fra Helsinki e San Pietroburgo, cancelli sbarrano il passo a poche centinaia di metri dalla dogana. Non c’è più traccia dei 20mila veicoli che transitavano da qui ogni giorno prima della pandemia. Gli unici a poter attraversare il valico sono i militari della Guardia di Frontiera, che dopo le chiusure hanno cominciato a pattugliare con maggiore frequenza la zona smilitarizzata lungo il confine.
Seconda linea
Se l’imponente apparato di sicurezza al confine non bastasse, e Mosca decidesse di sferrare un attacco, a difendere il Paese interverrebbero i soldati, in gran parte coscritti. Nei boschi intorno a Kouvola, a circa 70 chilometri dalla frontiera, si addestrano i 4mila uomini della brigata “Karelia”. I soldati, appena maggiorenni e per la stragrande maggioranza maschi, hanno visioni differenti sul loro periodo di leva. C’è chi non trova alcuna utilità nel servire la nazione, e chi invece lo ritiene una necessità verso l’improbabile, che farebbe «pensare Mosca due volte» prima di lanciare un ipotetico attacco. Soprattutto ora, dopo che il Paese è entrato a far parte della NATO mettendo fine a 70 anni di neutralità.
Sicurezza per la popolazione
Anche i civili, in tutta la Finlandia, si tengono pronti con i sistemi di difesa loro dedicati: i bunker. Qualunque edificio con un’area calpestabile di almeno 1.200 metri quadri è obbligato a dotarsi di un rifugio sotterraneo. Nel quartiere di Merihaka, nel centro di Helsinki, si trova una delle strutture di difesa civile più grandi. Da fuori si vedono una cabina in vetro e un cartello che segnala la presenza di un parcheggio. A una ventina di metri sottoterra, però, ci sono un campo da calcio, una palestra, un bar e un parco giochi per bambini. Nonostante la normalità con cui i cittadini attraversano le porte di cemento e acciaio, lo scopo primario di questi spazi resta la protezione delle persone. Una protezione, però, non infallibile: davanti a un attacco nucleare diretto probabilmente non basterebbe.
La Finlandia è un Paese in costante attesa della catastrofe. E che, per imparare a convivere con questa paura, si è trasformato in un luogo dove la preparazione è l’unica vera regola.