Venezia festeggia la Madonna della Salute per ricordare la liberazione dalla peste

È il 21 novembre 1687 quando la Basilica della Madonna della Salute viene consacrata per mano del Patriarca Alvise Sagredo. Voluta dalla Serenissima come ex voto alla Vergine per la liberazione dalla peste, la festa è da tre secoli una delle ricorrenze più importanti per i veneziani.

La storia della Basilica

Tra il 954 e il 1793, Venezia dovette far fronte a sessantanove episodi di pestilenza. Tra tutte, la più drammatica fu quella del 1630, che portò alla costruzione della Basilica progettata da Baldassare Longhena. La Repubblica investì ben 450 mila ducati per la realizzazione del tempio, consacrato il 9 novembre 1687. L’area adiacente a Punta della Dogana cominciò a essere smantellata nel gennaio del 1632, quando la peste iniziò gradualmente a scomparire.

La diffusione della peste a Venezia

La pestilenza si diffuse rapidamente, partendo dal rione di San Vio e raggiungendo l’intera isola. La sua espansione fu favorita anche dall’imprudenza di alcuni mercanti, che rivendevano gli abiti dei morti: a causa del sovraffollamento dei lazzaretti, infatti, i corpi delle vittime venivano lasciati negli angoli delle calli.

Per fronteggiare la situazione, il patriarca Giovanni Tiepolo ordinò una settimana di preghiere pubbliche – dal 23 al 30 settembre del 1630 – in tutte le chiese della città, con particolare attenzione alla cattedrale di San Pietro di Castello, allora sede del patriarcato. A queste celebrazioni parteciparono anche il doge Nicolò Contarini e l’intero Senato.

Il 22 ottobre venne deciso di organizzare per quindici sabati consecutivi una processione in onore della Madonna Nicopeja, ma nonostante le preghiere l’epidemia continuò a causare un alto numero di vittime: solo nel mese di novembre si contarono quasi dodici mila morti. La città, disperata, continuò a rivolgersi alla Madonna, e il Senato veneziano decise di fare un voto solenne: come già accaduto nel 1576 con la costruzione della chiesa del Redentore, si impegnò a edificare un nuovo luogo di culto, dedicato alla “Vergine Santissima” e intitolato Santa Maria della Salute. Inoltre, si stabilì che annualmente il doge dovesse visitare la chiesa nel giorno ufficiale della fine della peste, come segno di gratitudine alla Madonna

Elena Cecchetto

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