
«Guardate, così è morto Maradona». Una breve frase, una foto stampata tra le mani. In questo modo, tra lo sgomento generale, il procuratore Patricio Ferrari ha aperto il processo per la morte di Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre 2020 a 60 anni. Sul banco degli imputati sette tra medici e infermieri accusati di omicidio semplice con dolo eventuale. Lo staff medico all’arrivo in tribunale è stato accolto da una pioggia di fischi e un unico grido: «Assassini». Per il decesso del Pibe de Oro l’equipe rischia tra gli otto e i 25 anni di carcere.
Le cause della scomparsa di Maradona
Tutti si ricordano dov’erano quando sono cadute le Torri Gemelle. Molti si ricorderanno anche cosa stavano facendo quando il calcio ha perso uno dei suoi più grandi interpreti. Quando Maradona è morto il mondo è sembrato fermarsi per un attimo. Il campione aveva appena compiuto 60 anni quando ha subito un arresto cardiocircolatorio nella sua casa di Tigre, in Argentina. Maradona si stava riprendendo da un intervento alla testa subito qualche settimana prima per un ematoma subdurale.
È proprio la scelta di trascorrere la degenza nel proprio domicilio che adesso è al centro del dibattito. Secondo Ferrari questa decisione sarebbe stata presa da Maradona non in grado di poter prendere decisioni sulla sua salute perché non in pieno uso «delle sue facoltà mentali». Il processo dovrà infatti stabilire se Maradona poteva essere salvato e se è stato fatto tutto il possibile per evitarne il decesso.

Il ricovero domiciliare a cui si è sottoposto il campione, coordinato dal neurochirurgo Leopoldo Luque, dalla psichiatra Agustina Cosachov, dallo psicologo Carlos Díaz, e dai medici Nancy Forlini e Pedro Spagna, sarebbe stato «calamitoso». Il procuratore ha proseguito definendo il ricovero «un internamento sconsiderato, carente e senza precedenti» performato in «un teatro dell’orrore», ovvero l’abitazione dove è deceduto Maradona.
Il processo tra rabbia e commozione
La foto mostrata in aula dal dal procuratore ritrae Maradona steso su un lettino, l’addome rigonfio. Secondo l’accusa dimostrerebbe come fosse impossibile non rendersi conto delle condizioni critiche del Pibe: «Chiunque tra gli imputati affermi che non aveva compreso quello che stava succedendo a Diego sta chiaramente mentendo». Il video dell’introduzione del procuratore ha fatto il giro del web. In aula le figlie del Pibe Dalma e Giannina sono scoppiate in lacrime.

Qualche ora prima dell’inizio del processo, Dalma aveva chiesto giustizia, ipotizzando un complotto orchestrato per causare il decesso del padre: «Vogliamo che queste persone dicano chi li ha assunti, chi ha pagato i loro stipendi, chi ha gestito la casa». Veronica Ojeda, l’ ex moglie di Maradona, si è scagliata contro una degli accusati, la psichiatra Agustina Cosachov, affrontandola faccia a faccia tra lacrime e improperi.
Accuse e complotti che vengono sostenuti anche dall’Italia. Il presidente del Trapani Antonini si è scagliato contro l’avvocato Matias Morla: «Ha cercato di mettere le mani sul capitale di Maradona, è lui il vero responsabile di quello che è accaduto. Ho delle informazioni che possono provare che Maradona è stato assassinato».
Insomma, le circostanze della morte del Pibe rimangono fumose e suscitano la rabbia dei tifosi. Il processo viene trasmesso in streaming dalla Corte Suprema della provincia di Buenos Aires ed è seguito con attenzione dalla popolazione argentina, che si stringe intorno alla famiglia e ricorda il campione con murales e statue. Presto a Maradona verrà dedicato un mausoleo di 1.000 metri quadrati nel cuore di Buenos Aires.