Prosegue lo stallo sulla vicenda del Leoncavallo Spazio Sociale Autogestito. Nella mattinata di martedì 10 dicembre, l’ufficiale giudiziario incaricato di far eseguire lo sfratto dello storico centro sociale occupato ha rinviato al 24 gennaio la notifica di rilascio dell’immobile milanese di via Watteau 7.
Per quella data l’avvocata dei Cabassi, proprietari dello stabile, ha chiesto che lo sgombero venga eseguito con l’«ausilio della forza pubblica». È dunque probabile che dopo quasi cinquant’anni di storia l’esperienza dello Spazio Sociale Autogestito giunga al capolinea, se non verranno proposte soluzioni alternative.
Sgombero rinviato
La notizia del rinvio era nell’aria. «Nelle prossime settimane lavoreremo per mettere a terra una soluzione a una situazione che dura ormai da troppi decenni», ci dice Daniele Farina, storico volto del centro sociale milanese. «Vai esperito fino in fondo il tentativo di conservare a uso sociale e collettivo quest’area – non sarà facile, considerando com’è cambiato dal punto di vista edificatorio il quartiere di Greco – e va contemporaneamente cercata una sede alternativa».
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Ma al momento una sede alternativa per i leoncavallini non c’è. Nel 2014 la giunta Pisapia aveva proposto di permutare lo stabile di via Watteau con un altro edificio in via Zama. Ma poi il piano non era andato in porto. Qualche anno più tardi il sindaco Beppe Sala aveva risollevato la questione, proponendosi come intermediario nella disputa tra Stato e Cabassi. Anche in quel caso nulla di fatto, però.
La vicenda
Lo scorso 9 ottobre la Corte d’Appello del Tribunale Civile di Milano ha condannato il ministero dell’Interno a pagare oltre tre milioni di euro alla società «L’Orologio srl» del gruppo Cabassi. Secondo i giudici, il Viminale è colpevole di non aver eseguito lo sgombero dello Spazio Pubblico Autogestito di via Watteau per oltre diciannove anni e pertanto è tenuto a risarcire il danno al privato.
Oggi, il 10 dicembre, l’ufficiale giudiziario incaricato di far eseguire lo sgombero ha rinviato le operazioni di rilascio dello sgombero al 24 gennaio. Si tratta del centonovesimo tentativo di accesso all’edificio in meno di vent’anni.
La tutela dei murales
Dall’aprile 2023 i murales presenti sulle pareti degli ambienti seminterrati del centro sono stati «inclusi nel progetto di ricognizione e mappatura dei murales contemporanei» dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Milano.
Pertanto, se i Cabassi prenderanno in gestione lo stabile dovranno mantenere intatte le opere d’arte realizzate nel corso degli anni dai frequentatori del Leoncavallo.
Durante la compilazione del verbale di oggi, l’ufficiale giudiziario ha consegnato a Marina Boeri, presidente dell’Associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo, un documento rilasciato dal Ministero della Cultura che certifica che i murales del centro sociale sono soggetti a valorizzazione.
Trecento in presidio
All’esterno dell’edificio trecento ragazzi e ragazze hanno manifestato a difesa del centro sociale occupato. «Per noi il Leoncavallo non è solo un luogo fisico, ma sono relazioni, stimoli, storie che ci hanno arricchito», ci dice Agata, una lavoratrice del centro.
«Da quando ho quattordici anni vengo al Leoncavallo a fare serata. Per me è sempre stato un luogo di crescita spirituale e culturale e con le persone che vengono qui c’è sempre una connessione incredibile. Non vedo l’ora di altri cinquant’anni di Leoncavallo», ci dice Leonardo, un frequentatore del centro.